Crisi Covid-19: l'alleanza necessaria tra produttori e PA
Il contesto dell'attuale pandemia ha messo l'Europa e il mondo intero di fronte a sfide epocali. L’insegnamento della caduta di Costantinopoli è il cosiddetto "convenerunt in unum", l’alleanza fra imprese e pubblica amministrazione per innescare spirali economiche positive.
> Le partite Iva contro l'emergenza economica da Coronavirus
La metafora dell'unione durante dell’emergenza coronavirus
Piero della Francesca e la sua opera più significativa e apparentemente avulsa dal contesto, la Flagellazione di Cristo. E’ il 1453, vediamo la rappresentazione dei due mondi, quello latino e quello greco; a sinistra l’oriente, il Cristo fustigato a Costantinopoli; a destra l’occidente, riunito a Ferrara. Convenerunt in unum: Bessarione – la figura di collegamento in cui coabitano le due componenti, greco di nascita e cultura ma cardinale cattolico; il grande manovratore che aveva riportato ad unità le due chiese, con il Concilio di Firenze del 1439 -; Nicolò III d’Este, il padrone di casa; Giovanni Paleologo al centro, il Basileus, il porfirogenito, l’ultimo della dinastia regnante. Obiettivo della riunione è il lancio della Crociata per la riconquista della metropoli caduta nelle mani del turco; il grande artefice Pio II, Enea Silvio Piccolomini – fondatore di Pienza – che mai riuscirà nell’intento.
E’ l’immagine visionaria del mondo, proveniente da Piero e dai neoplatonici: Islam, mondo cristiano cattolico e ortodosso si uniscono nella concordia suprema, nella realtà politica e nel trascendente.
Gli Stati Uniti e l’Europa come le due componenti dell’epoca. Abbiamo alcune costanti, all’interno dell’Unione, soprattutto nelle aree mediterranee e in particolare in Italia: una selva di norme troppo complesse e non armonizzate, alle quali è difficile mettere mano nel momento dell’emergenza, meno che mai con rapidità ed efficacia. Un altro tratto di decadenza è l’incapacità di scrivere testi chiari, comprensibili ed efficaci, la nomopoiesi dovrebbe essere insegnata all’Università.
La cartina al tornasole è il mondo tributario e, in questo contesto emergenziale, anche quelli finanziario e commerciale. Le architetture di questo tipo, strutture delicate e difficili da "maneggiare" perché stratificate e frutto di compromessi piuttosto che di spinte davvero portatrici di energia e rinnovamento, devono essere toccate con lungimiranza e capacità, in una visione di lungo periodo e complessiva. La tecnostruttura gira a vuoto, quando la politica non sa come trattare la materia. E impiega male il tempo prezioso.
Coronavirus: la strategia per risollevare l'Italia
E’ questo lo scenario nel durante dell’emergenza sanitaria: produzione alluvionale di norme pasticciate e di portata mai completa; fondamentali dell’economia e della società già pre-virus troppo flagellati; interventi di rimaneggiamento che obbligano intere legioni di interpreti a misurarsi con un’inutile complessità piuttosto che lavorare in soccorso e in supporto diretto delle strutture economiche; difficoltà, se non addirittura impossibilità, di tradurre in comportamenti operativi gli intendimenti emergenziali.
E’ sotto gli occhi di tutti: liquidità che segue con ritardo e a fatica rispetto alla richiesta delle diverse tipologie di cassa integrazione; bonus a pioggia, ma su mondi ai margini della galassia, che spesso esasperano gli animi per difficoltà tecniche di accesso e per la tempistica da era geologica; norme fiscali davvero nebulose e tecnicamente incerte, con impatti a dir poco distorsivi – A quando il fondo perduto? Quale tasso di iniquità e disparità di trattamento è stato iniettato nel sistema per effetto delle forse troppe tipologie di crediti di imposta introdotti a sistema? –; intervegni di sostegno alla liqudità portatori di ulteriori deviazioni - Il miraggio della disponibilità bancaria a prestito, in luogo dei mancati ricavi, a quali sconquassi porterà?
Di certo registriamo alcuni dietrofront (l’esclusione degli iscritti alle casse private dal fondo perduto; le reiezioni introdotte dall’Inps con il messaggio n.2263 di ieri: niente bonus agli amministratori e riduzioni per gli Ago; l’introduzione di nuove ipotesi di reato per l’autocertificazione di ingresso alla misura del fondo perduto) e molti intollerabili ritardi e mancanze (per la fruzione del credito di imposta sulle locazioni manca ad oggi il codice tributo; le sublocazioni come vanno trattate?; su quali basi logico-giuridiche per i contratti “paralleli” a quelli di locazione, fornitura di spazi e servizi e affitti di azienda, il credito è ridotto al 30% ?).
Si intravede, dalla trincea, una mostruosa spinta deflazionistica in agguato. Per mantenere ricavi che consentano di sopportare i costi, le poche aziende ancora efficienti guardano al lato destro del Conto Economico e rivedono i plan 2020 – 2021 abbassando il volume di ricavi anche oltre il 50%; poi guardano dietro le spalle, ai costi di fornitori e dipendenti; e scoprono che, se volgiono sopravvivere, devono domandare a loro il sacrificio, pena l’impossibilità di rimanere con i motori accesi; ancora un attimo e sarà pronto il si salvi chi può.
L’onda deflazionistica è pronta ad abbattersi sul sistema, e con una potenza d’urto che deve essere stemperata al più presto con le armi sopeciali promesse da Bruxelles; abbiamo però intuito che l’effetto a terra delle cannonate si vedrà solo nei primi mesi del 2021. E allora chi comprerà il debito avrà in mano l’Italia, ma anche altri paesi dell’Unione, per un prezzo vile, da asta fallimentare.
Le crisi belliche non sono mai state affrontate facendo leva sulle entrate tributarie, soprattutto in un paese stremato da 10 anni di asfissia, un’agonia lenta e interminabile. Le risposte a eventi di questa entità sono sempre in un ventaglio di piccoli interventi, calibrati a dovere. Ma su tutti si deve individuare una autostrada comune, un nuovo percorso da condividere, una nouvelle vague che possa essere patrimonio comune nei prossimi mesi.
L’evasione fiscale non dovrà essere considerata più dannosa dell’evasione dal lavoro; molti si sono preoccupati di misurare i 130 miliardi annui della prima e additare i comportamenti scorretti (nelle tre componenti: sofisticata e di dumping fiscale, soprattutto europeo; di mera sopravvivenza; infine quella più attaccabile, nei rapporti di prestazione corrispettiva tra evasore e utilizzatore finale privato), ma i danni dell’inefficienza e del disfattismo di alcuni comparti della PA non risulta siano mai stati quantificati.
Oltre alla lotta all’evasione fiscale bisognerà aggredire i recinti dei superprotetti, provvedimenti impopolari ma non rinvianbili. E presto, e bene: un paese che non produce non versa imposte; è l’occasione di eradicare la mentalità borbonica di scetticismo e sospetto preventivo nei confronti dei "produttori" ricchi ed evasori; adottando una visione che prenda a modello le nazioni in cui la PA è al servizio della componente attiva, piuttosto che frapporre ostacoli e ispezioni sanzionatorie.
L’insegnamento della caduta di Costantinopoli è in questo: convenerunt in unum, l’alleanza fra i produttori e la PA per innescare spirali economiche positive. La tattica aiuta, rinvia il punto di rovina; ma è la strategia a dover guidare le menti lungimiranti e le entità ancora in funzionamento. Attenzione, però: neppure i tre brillanti personaggi di Piero sono stati in grado di organizzare le forze dell’occidente nel XV secolo per una crociata di riconquista. Roma negò l’esistenza della sorella d’Oriente, noi abbiamo poco tempo per evitare che accada di nuovo, a parti invertite.