TTIP - negoziati Ue-USA, e' davvero la fine?
Secondo il ministro dell'Economia tedesco Sigmar Gabriel i negoziati Ue-USA sul TTIP sarebbero, di fatto, falliti. Non è d'accordo Calenda, secondo cui non vi è ragione che giustifichi l'interruzione delle trattative con il principale partner economico e politico dell'Ue.
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L'obiettivo dei negoziatori Ue di raggiungere un testo consolidato sul Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti prima che a Washington si insedi un nuovo presidente (quindi entro la fine di ottobre) sembra sempre più lontano.
Per riuscire a concludere l'accordo prima della fine dell'amministrazione Obama, avevano spiegato fonti Ue a inizio luglio, "il periodo decisivo sarà settembre", mese in cui è previsto "un significativo numero di incontri a livello politico" tra la commissaria europea al Commercio Cecilia Malmstroem e il suo omologo statunitense Michael Froman per affrontare al massimo livello le questioni attualmente aperte dell'accordo. Ma settembre non è ancora iniziato e già circolano voci di un fallimento dei negoziati.
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Sigmar Gabriel: trattative TTIP già fallite
Nel corso di un'intervista rilasciata nelle scorse ore all'emittente tedesca ZDF il vicecancelliere e ministro dell'Economia Sigmar Gabriel ha affermato che le trattative tra Unione europea e Stati Uniti sul TTIP sarebbero di fatto "fallite". Un fallimento, quello previsto dal vicecancelliere tedesco, da attribuire principalmente al fatto che “noi europei non abbiamo voluto piegarci alle richieste americane".
"Anche se nessuno vuole davvero ammetterlo", ha aggiunto Gabriel, "non si sta facendo alcun passo avanti sul fronte" delle trattative sul TTIP, che, lo ricordiamo, è l'accordo con cui Stati Uniti e Ue intendono aprire reciprocamente i rispettivi mercati per facilitare scambi commerciali e investimenti.
Posizioni Ue-USA troppo distanti
Seri dubbi sull'effettivo successo dell'intesa erano sorti già a margine dell'ultimo round negoziale - il 14° - svoltosi a Bruxelles nel mese di luglio, quando il capo negoziatore dell'Unione Ignacio García Bercero aveva fatto il punto sullo stato dei lavori.
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Sul primo capitolo dell'accordo - quello sull'accesso al mercato - il capo negoziatore aveva infatti spiegato che l'Ue mira a raggiungere "un livello analogo di ambizione su tariffe, servizi e appalti pubblici" ma che, tuttavia, le trattative "non sono ancora a quel punto".
In particolare sul dossier dell'accesso ai mercati degli appalti, Bercero aveva spiegato che i "negoziati sono ancora molto indietro". L'offerta degli Stati Uniti di inizio 2016 prevedeva, infatti, “miglioramenti molto limitati” su questo fronte, mentre per Bruxelles il "miglioramento sostanziale dell'accesso al mercato a tutti i livelli di governo" rimane un obiettivo chiave delle trattative.
Nelle sue conclusioni Bercero aveva infine aggiunto che, sebbene esista un “quadro generale del futuro accordo sul TTIP”, permangono “importanti divergenze di vedute” e che vi è ancora “molto lavoro da fare”, praticamente in ogni area di trattativa, prima che si possa dire di aver raggiunto un'intesa.
E già a maggio scorso, ben due mesi prima dello svolgimento del 14 round negoziale, l'analisi dei testi riservati sul TTIP pubblicati da Greenpeace nell'ambito del caso denominato “Ttipleaks”, aveva messo in luce la distanza di vedute tra Bruxelles e Washington su alcune questioni dell'accordo considerate di decisiva importanza per la competitività delle imprese e la tutela dei cittadini Ue, quali la denominazione dei vini e la standardizzazione.
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A questo punto, le dichiarazioni del vicecancelliere tedesco Sigmar Gabriel sembrano solo una conferma al probabile naufragio delle trattative sul TTIP. Trattative che, nel post-Obama, sarebbero destinate a incontrare un percorso ancora più tortuoso dell'attuale. Sul Partenariato Ue-USA, infatti, entrambi i candidati alla Casa Bianca, seppur con toni diversi, hanno dichiarato la loro contrarietà durante la campagna elettorale. Se la candidata democratica Hillary Clinton ha più volte espresso "dubbi" e "preoccupazioni" su un possibile accordo, il repubblicano Donald Trump ha in questi mesi condotto una vera e propria campagna anti-TTIP, definendo l'accordo un "attacco agli affari americani".
Ue: pronti a chiudere intesa entro l'anno
Da Bruxelles, però, il portavoce della Commissione Ue Margaritis Schinas getta acqua sul fuoco. La Commissione ha ricevuto la conferma del mandato a negoziare da parte di tutti i 28 Stati membri e continuerà a lavorare per un accordo, ha ricordato. Certamente i negoziati prendono tempo e l'Esecutivo non è disposto a sacrificare "gli standard di sicurezza, salute, sociali e di protezione dei dati o la diversità culturale" dell'Ue, ha proseguito, ma in presenza delle condizioni richieste "la Commissione è pronta a chiudere l'accordo entro la fine dell'anno",
Il 29 settembre, ha concluso il portavoce, la commissaria Ue al commercio Cecilia Malmstroem aggiornerà i ministri sugli sviluppi della trattativa insieme al rappresentante Usa Michael Froman, a margine del Consiglio informale Commercio in programma a Bratislava.
Calenda: interruzione trattative con USA non è giustificabile
Massimo appoggio all'Esecutivo Ue sul fronte TTIP arriva dal ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, il qual che ricordato nelle scorse ore che "la Commissione europea sta negoziando il TTIP sulla base di un mandato conferito all'unanimità dagli Stati membri". Spetta dunque a Bruxelles condurre il negoziato, mentre - ha sottolineato ancora - il Consiglio, il Parlamento europeo e le Assemblee Parlamentari nazionali saranno chiamati solo in un secondo momento ad approvarne gli esiti.
"In questa difficile fase negoziale - ha detto ancora il ministro - è necessario assicurare alla Commissione il massimo del supporto per consentirle di raggiungere il risultato ambizioso che gli stessi Governi europei giustamente pretendono". Se l'intenzione è quella di "ritirare il mandato e interrompere definitivamente le trattative con gli USA", ha proseguito Calenda, bisogna "agire nei modi previsti dai trattati e nelle sedi opportune".
Indebolire ulteriormente le istituzioni europee con un costante "fuoco amico" di dichiarazioni ad uso interno, ha avvertito poi il responsabile dello Sviluppo economico, è "controproducente e contrario agli obiettivi che proprio in materia di TTIP i leader hanno confermato in occasione del Consiglio europeo di giugno". Sarebbe in ogni caso estremamente difficile, ha concluso Calenda, "trovare una ragione che giustifichi l'interruzione delle trattative con il nostro principale partner economico e politico dopo appena due anni e mezzo di negoziato, quando per chiudere un accordo meno ambizioso con il Canada ce ne sono voluti ben 6. Ed è evidente che se ciò accadesse l'Europa non avrebbe più alcuna credibilità" per condurre negoziati commerciali.
Photocredit: Sinn Féin