Fondi europei: Italia rispetta target di spesa al 31 dicembre
Alla scadenza del 31 dicembre 2017 l’Italia ha certificato spese per 2,6 miliardi di euro a valere su risorse FESR e FSE.
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Al 31 dicembre 2017 la spesa certificata dei Programmi operativi italiani a valere sul Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) e sul Fondo sociale europeo (FSE) ha raggiunto quota 2,6 miliardi, il 5,2% del totale.
“Ci sono tutte le condizioni per arrivare al pieno assorbimento, come già siamo riusciti a fare per la programmazione 2007/2013 grazie al recupero di capacità amministrativa realizzato in questi ultimi anni attraverso un importante sforzo collettivo”, ha commentato il ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno Claudio De Vincenti.
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Spesa FESR e FSE al 5,2 per cento
La prima applicazione della regola cosiddetta del disimpegno automatico delle risorse, prevista dalla Commissione UE in caso di fallimento dell'obiettivo (articolo 31 del Regolamento n. 1260/1999) riguardava i 20 Programmi Operativi a valere sul FESR e sul FSE adottati da Bruxelles nel 2014.
In base alle certificazioni delle spese presentate dalle Autorità responsabili dei Programmi ed inviate alla Commissione europea dall'Agenzia per la Coesione Territoriale per il FESR e dall’ANPAL per il FSE, al 31 dicembre 2017, tutti e 20 questi Programmi hanno centrato il target.
La spesa complessiva è stata di 1,46 miliardi di euro, cifra che sale a 2,6 miliardi - cioè il 5,2% delle risorse FESR e FSE a disposizione per il periodo 2014-2020 – se si tiene conto anche degli altri Programmi Operativi italiani approvati successivamente al 2014.
Attivati fondi UE per 20 miliardi
Quanto ai dati sulle risorse attivate, quindi sulle risorse allocate dai Programmi FESR e FSE in fase di attuazione, l'importo dei fondi mobilitati sfiora i 20 miliardi di euro, il 38,8% delle risorse FESR e FSE.
Il dato scende al 36% se si guarda all'insieme dei fondi strutturali e di investimento europei, quindi considerando anche il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) e il FEAMP, cioè il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca, la cui partenza è stata fortemente rallentata dai ritardi nella designazione dell'Autorità di gestione.
La sfida è ora centrare il target di fine 2018, quando - ha spiegato De Vincenti – l'Italia dovrà certificare spese per un ammontare intorno al 17% delle risorse disponibili.