Appalti, ANCE: un mostro normativo ingestibile e 16 anni per un’opera
Troppe norme, anni per i provvedimenti attuativi e tempi inaccettabili per realizzare le opere. E’ quanto emerge dall’analisi dell’ANCE sulla legislazione che regola gli appalti, presentata durante un webinar organizzato dall'Associazione. E sul dl Semplificazioni, i costruttori parlano di un accanimento sulle gare, quando invece i problemi sono a monte.
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E’ una fotografia impietosa quella che emerge dall’analisi condotta dall'Associazione nazionale costruttori edili (ANCE) nella pubblicazione “Le mille e una norma - tutta la legislazione sui contratti pubblici dal 1994 ad oggi”, presentata durante una conferenza web.
Un’ipertrofia normativa
Negli ultimi 26 anni, infatti, si è assistito ad una “ipertrofia normativa” che ha prodotto un corpus di norme ingestibile. I numeri in effetti parlano da sé.
Dal 1994 a oggi sono stati prodotti 500 provvedimenti, con una crescita in costante aumento. Dalla media di circa 8 provvedimenti l’anno negli anni ’90, infatti, si è passati ai quasi 30 nell’ultimo decennio, con il record raggiunto l’anno scorso con 39 provvedimenti.
Ai numeri eccessivi, si sommano poi le tempistiche per la loro attuazione. In tutto, infatti, mancano all’appello 885 provvedimenti attuativi, che comportano di fatto una paralisi del settore.
“Un ritmo in continua crescita, insomma, che dimostra come l’esigenza di snellire e semplificare tanto sbandierata da tutti i Governi degli ultimi dieci anni non sia mai stata perseguita in modo efficace”, ha commentato il Presidente dell’ANCE Gabriele Buia. “Anzi - prosegue Buia - di fronte alla necessità di semplificare cosa fa lo Stato? Deroga e aggira le norme che lui stesso ha prodotto. Il paradosso nel paradosso”.
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Tempi inaccettabili per le opere
Le conseguenze di questa ipertrofia normativa sono, purtroppo, sotto gli occhi di tutti. In Italia, infatti, ci vogliono 16 anni per realizzare un’opera pubblica sopra i 100 milioni di euro, e 4/5 anni per le più semplici opere di manutenzione.
Tempi inaccettabili, che bloccano miliardi di investimenti, di cui il paese avrebbe estremo bisogno.
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I problemi sono a monte, ma l’attenzione resta sulle gare
Non ne esce bene neanche il dl Semplificazioni che, sul fronte appalti, concentra l’attenzione quasi esclusivamente sulle gare, senza fare nulla di concreto per tagliare le procedure a monte, nonostante i numeri dicano che è proprio lì che si annidano i problemi.
Quasi il 70% delle cause di blocco delle opere, infatti, si concentra nella fase che precede la gara, mentre solo il 17% riguarda la fase di gara (e meno del 2% è relativo al contenzioso delle imprese).
"Questa semplificazione - tuona quindi il Vicepresidente di Ance, Edoardo Bianchi - non è una semplificazione ma è una deregulation vera e propria e chi vuole partorire questa deregulation se ne assuma la responsabilità". La semplificazione, spiega infatti Bianchi, "dovrebbe riguardare le fasi progettuali: da tutti gli studi appare che la fase di gara non è il problema ma tutta la fase ante gara".
Di positivo nel dl Semplificazioni, ha osservato Buia, "c'è che il legislatore sul danno erariale e l'abuso di ufficio ha voluto intervenire e ben venga".
La governance, un’Idra a 9 teste
Altro problema cronico delle opere pubbliche in Italia è rappresentato da una governance che coinvolge troppi attori, paralizzando di fatto le opere.
Un’Idra che finora è stata a 7 teste (tra Cassa Depositi e Prestiti, Invitalia, Investitalia, Italia Infrastrutture Spa, Mit, Dipe e Struttura per la Progettazione) e che adesso con l’emergenza Covid salirà a 9: la struttura prevista nel Piano Colao e l'altra da Conte in vista della task force per il Recovery Fund.
Photocredit: ANCE