Crowdfunding – profilo degli investitori italiani
Quarantenne, uomo, lombardo. E' la fotografia dell'investitore in operazioni di crowdfunding in Italia fornita dall'osservatorio del Politecnico di Milano.
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In un report dedicato al crowdinvesting, l'Osservatorio crowdfunding della School of Management del Politecnico di Milano effettua la prima ‘fotografia’del settore in Italia, che consente sia di valutare i primi risultati delle scelte di policy che hanno avviato anche in Italia questa nuova industria, sia di individuare limiti e potenzialità, in ottica comparativa rispetto agli altri Paesi.
Ne emerge un quadro di sostanziale ritardo rispetto agli USA e agli altri Paesi europei (soprattutto il Regno Unito), ma che offre segnali di vivacità e potenzialità interessanti, che necessitano però di un clima favorevole per diventare concrete, soprattutto rispetto alla disponibilità degli investitori di prestare attenzione a questa nuova asset class.
Crowdinvesting
Nel report viene definito un sottoinsieme del crowdfunding, laddove a fronte della raccolta di risorse finanziarie da parte di un’impresa (o di una persona fisica) viene prospettata all’investitore una remunerazione del capitale. Elemento chiave è la presenza di una piattaforma abilitante, in grado di non solo di mettere in contatto impresa e investitore, ma anche di finalizzare l’investimento.
Il report considera tre tipologie di crowdinvesting:
- equity crowdfunding: l’investimento avviene attraverso la sottoscrizione di capitale di rischio e a tutti gli effetti l’investitore diventa socio dell’impresa;
- lending crowdfunding: l’investimento avviene attraverso la sottoscrizione di un prestito, con un contratto che prevede le modalità di rimborso e remunerazione del capitale attraverso il riconoscimento di interessi;
- invoice trading: propriamente non si tratta di un’operazione di raccolta di capitale, ma dal punto di vista finanziario è del tutto simile, poichè prevede attraverso Internet la cessione di una fattura commerciale, finalizzata allo smobilizzo del capitale circolante; anche in questo caso viene prospettata una remunerazione sull’operazione, che si concretizza nella differenza fra valore di liquidazione della fattura e prezzo di acquisizione.
Elemento comune delle tre tipologie di operazioni è la presenza di un rischio legato all’investimento, tipicamente elevato. Nonostante ciò, il crowdinvesting registra a livello mondiale una crescita rilevante nell’ambito del crowdfunding.
Equity crowdfunding nel mondo e in Italia
A livello mondiale secondo le stime del Massolution crowdfunding Industry report 2015, lo scorso anno l’equity crowdfunding ha superato la soglia di raccolta di 2,5 miliardi di dollari, partendo praticamente da zero nel 2012.
Il Regno Unito è stato il Paese dove l’equity crowdfunding ha potuto svilupparsi prima che in altri contesti: l'industria è regolata dalla Financial Conduct Authority (FCA) che nell’aprile 2014 ha introdotto alcune regole specifiche. I portali devono essere autorizzati, oppure le loro attività devono essere gestite da soggetti vigilati. Per gli investitori ‘non sofisticati’ esiste un limite massimo di apporto nel crowdinvesting pari al 10% del patrimonio personale.
Secondo i dati del Cambidge Centre for Alternative Finance, nel 2015 la raccolta effettuata dalle piattaforme nazionali di equity crowdfunding è stata pari a 332 milioni di sterline di cui 87 milioni nell’ambito del real estate, +400% rispetto al 2014.
Negli Stati Uniti, dove pure il crowdfunding ha raccolto somme consistenti (9,4 miliardi di dollari nel 2014 e 17,2 miliardi nel 2015), il modello equity-based non ha ancora mostrato tutte le sue potenzialità. A differenza del Regno Unito, negli USA (e anche in Italia) vi sono strette regole da rispettare nell’offerta di titoli mobiliari, che sono state modificate solo nel 2012 con il JOBS Act (Jumpstart Our Business Startups Act). Finora infatti l’equity crowdfunding negli Stati Uniti si è limitato a intercettare una fascia molto ristretta della popolazione, i cosiddetti ‘accredited investors’, ovvero persone fisiche che dispongono di un patrimonio non inferiore a 1 milione di dollari ed entrate annue non inferiori a 200mila dollari, ovvero il 3% dei cittadini americani.
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In Italia, alla data del 15 giugno 2016, i portali autorizzati erano 19 e le campagne di raccolta all’attivo erano 48, di cui 19 chiuse con successo, 17 chiuse senza successo e 12 ancora aperte. Il target di raccolta medio era pari a 316.903 euro, corrispondente ad una quota del capitale azionario offerta pari al 22,68% (il che porta a valutazioni implicite delle imprese abbastanza generose, spesso superiori a un milione di euro). In 18 casi su 48 le offerte riguardavano anche titoli senza diritti di voto (in 9 casi esclusivamente).
Il capitale raccolto ammontava a 5,6 milioni di euro, ancora poco rispetto alle potenzialità del mercato.
Equity crowdfunding: caratteristiche degli investitori italiani
In base a un’analisi sugli investitori in operazioni di crowdfunding, condotta su 365 persone fisiche, emerge che l’età media degli investitori è pari a 45 anni, l’82% è di sesso maschile e il 28% risiede in Lombardia.
15 dei 365 presi in considerazione hanno investito in più campagne. Ben il 39% risiede nella stessa Regione dell’impresa finanziata.
Fra gli investitori sono state censite anche 43 persone giuridiche, fra cui rientrano imprese di servizi e consulenza, attività manifatturiere, banche, holding finanziarie.
Il secondo trimestre del 2016, contestuale alla revisione del Regolamento Consob sulle piattaforme di crowdfunding, ha visto in Italia un cambio di passo, con un’accelerazione del numero di offerte e l’apertura di nuove prospettive che porteranno - secondo l'osservatorio - il mercato alla soglia di 9 milioni di euro totali raccolti entro l’anno.
Lending crowdfunding nel mondo e in Italia
Si tratta del settore in cui il crowdinvesting si pone in diretta competizione con il sistema bancario, e finora a livello mondiale ha raccolto molto più dell’equity crowdfunding (3,4 miliardi nel 2013 e 11,08 miliardi di dollari nel 2014, fonte: Massolution Crowdfunding Industry report 2015), raggiungendo nel 2015 una previsione di raccolta di oltre 25 miliardi di dollari, 8 volte quella registrata nel 2013.
Il mercato di riferimento a livello mondiale è quello statunitense, dove nel febbraio 2006 aprì la prima piattaforma (Prosper). Nel 2008 la SEC introdusse l’obbligo di registrazione del lending crowdfunding come investimento mobiliare, per tutelare gli investitori. Nel corso degli ultimi anni il volume di raccolta è aumentato in maniera consistente grazie all’apporto degli investitori istituzionali, che si sono avvicinati alla nuova opportunità. Ad oggi il portale più importante è quello di Lending Club, che è arrivato vicino alla soglia di 19 miliardi di dollari investiti.
Per quanto riguarda la regolamentazione del lending crowdfunding nell’Unione europea, in un parere del febbraio 2015 la European Banking Authority e la European Securities and Market Authority specificavano al Parlamento, al Consiglio ed alla Commissione europea che la normativa europea sui servizi di pagamento è applicabile alle singole piattaforme, ma solo per il pagamento stesso, lasciando quindi privi di regolamentazione gli aspetti relativi al finanziamento effettuato.
Si ribadiva infatti il principio che la raccolta di fondi non è vietata ad una piattaforma, giacché inquadrabile non come attività bancaria, ma come prestazione di servizi di pagamento o emissione di moneta elettronica per conto di soggetti autorizzati. Inoltre, si sottolineava la necessità di dimostrare una trattativa personalizzata nella quale i prenditori e i finanziatori che usufruiscono della piattaforma sono capaci di incidere sulla determinazione delle clausole del contratto attraverso la propria volontà negoziale.
Ancora una volta a livello europeo è il Regno Unito il mercato di riferimento, dove è nato uno dei pionieri del lending crowdfunding: Zopa (che per un certo periodo ha operato anche in Italia), ancora oggi leader nazionale, con oltre 1 miliardo e mezzo di sterline raccolte e 63mila investitori attivi.
Nel maggio 2016, Funding Circle ha annunciato la prima operazione di cartolarizzazione di prestiti erogati in crowdfunding per un importo di 130 milioni di sterline, con un’emissione di obbligazioni asset backed garantite dal Fondo Europeo per gli Investimenti (FEI), proprio con l’obiettivo di sostenere l’offerta di capitale per la finanza alternativa. Da notare inoltre che nel Regno Unito, da aprile 2016, esistono incentivi specifici per il lending crowdfunding, attraverso depositi chiamati Innovative Finance ISA (Individual Saving Accounts) che godono dell'esenzione totale sugli interessi maturati su importi fino a 15mila sterline.
In Italia le piattaforme attive al momento sono quattro (tre in ambito consumer e una in ambito business di recente avvio), ma si annuncia l’arrivo di nuovi player. Le risorse finora raccolte attraverso i portali ammontano a 28,3 milioni d euro (di cui 1,9 milioni erogati a imprese). I prestatori sono poco meno di 7mila e i prestiti totali erogati circa 5.300. La durata dei finanziamenti è compresa in media fra 30 e 40 mesi e il tasso annuo nominale (TAN) è circa pari al 6%.
Lending crowdfunding: caratteristiche degli investitori italiani
I prestatori sono per il 91% maschi, con età media dai 42 ai 46 anni e anche in questo caso per la maggior parte (il 30%) residenti in Lombardia. Nella maggioranza dei casi investono fino a 5mila euro.
Le prospettive in Italia sono quelle di una crescita sensibile, che però necessita di una riforma del regime di tassazione (oggi penalizzante), dell’arrivo di nuovi investitori dalla ‘folla di Internet’ ma anche dell’interesse degli investitori istituzionali, che solo recentemente hanno allocato risorse a questa nuova asset class.
Invoice traing nel mondo e in Italia
L’invoice trading consiste nella cessione di una fattura commerciale attraverso un portale Internet che seleziona le opportunità, e sostituisce il tradizionale ‘sconto’ della fattura attuato dalle banche per supportare il capitale circolante. La cessione viene attuata o tramite un’asta competitiva o tramite il tranching in tante porzioni, ridistribuite fra diversi investitori. Gli investitori quindi anticipano l’importo della fattura, al netto della remunerazione richiesta.
Negli USA esistono da tempo intermediari non bancari che offrono alle imprese l’anticipazione delle fatture. Il più delle volte però si rivolgono a investitori istituzionali e non ai navigatori di Internet.
Nel Regno Unito la piattaforma di riferimento è MarketInvoice, che finora ha organizzato la cessione di 12.341 fatture per 765 milioni di sterline. Altri player sono Platform Black (128 milioni di sterline investiti), Invoice Cycle, Funding Invoice e GapCap. Nel complesso, secondo il Cambridge Centre for Alternative Finance, l’industria anglosassone ha ceduto nel solo 2015 fatture per 325 milioni di sterline.
Negli altri Paesi esistono portali attivi in Germania (Debitos), Spagna (Finanzarel), Francia (Finexcap), Irlanda (Invoice Fair), Svezia (FakturaBorsen), a Singapore (Invoice Interchange), in Australia (Skippr, Waddle, Bid Invoice), in Estonia (Investly).
In Italia al momento esiste un unico operatore, Workinvoice.it, ma anche in questo caso sono annunciati nuovi player ed emerge l’interesse degli investitori istituzionali nell’apportare risorse preziose.
Il mercato è ancora in fase embrionale: al momento le imprese che hanno approfittato di questa opportunità sono solo 40, con 220 fatture cedute per un importo totale di 11 milioni di euro, ben lontano dai numeri del Regno Unito (325 milioni di sterline solo nel 2015).
> Osservatorio crowdfunding: 1° Report italiano sul CrowdInvesting