Fondi strutturali e FEIS - Strumenti finanziari per lo sviluppo del Mezzogiorno
Combinare le opportunità offerte dai fondi strutturali europei e quelle connesse al Piano Juncker per stimolare gli investimenti nelle regioni meridionali.
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Questo il tema della due giorni di incontri promossa, il 27 e il 28 ottobre, dalla Rappresentanza in Italia della Commissione europea e dalla Regione Campania, con il supporto del gruppo Banca europea degli investimenti, dell'Agenzia per la Coesione e della Cassa Depositi e Prestiti.
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L'Italia è prima per partecipazione al Piano Juncker, con 56 operazioni finanziate dal Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS) e 2,5 miliardi di finanziamenti concessi, per un valore degli investimenti attivati pari a 21 miliardi, ha ricordato il capo della Rappresentanza in Italia della Commissione europea Beatrice Covassi in apertura dei lavori. La sfida ora, ha aggiunto, è sfruttare le sinergie i vari fondi europei, anche alla luce della proposta della Commissione di potenziare il FEIS, mobilitando investimenti per 500 miliardi entro il 2020.
FEIS, effetto leva aumenta impatto fondi Ue
Strumento cardine del Piano Juncker, il Fondo europeo per gli investimenti strategici permette al gruppo BEI di concedere prestiti per 61 miliardi, a partire da una garanzia di 21 miliardi di euro, e di mobilitare investimenti per un valore stimato di 315 miliardi. Il Piano prevede quindi che gli investimenti siano finanziati per i quattro quinti da capitali privati, ha spiegato Alessandro Carano della DG ECFIN della Commissione europea, una previsione confermata dai risultati del Fondo a poco più di un anno dal lancio: al 12 ottobre 2016, infatti, le operazioni approvate sono 361, con finanziamenti attivati per 24,8 miliardi e investimenti per 138,3 miliardi.
La maggior parte dei finanziamenti, per un valore di 17,4 miliardi di euro, sono stati concessi dalla BEI, mentre 7,5 miliardi sono stati erogati tramite i prodotti del Fondo europeo per gli investimenti (FEI), che concede garanzie Ue, attraverso i programmi COSME e InnovFin, alle banche responsabili di fornire i prestiti alle imprese.
Quanto ai settori di intervento, la quota maggiore di finanziamenti è andata alle piccole e medie imprese (28%) e al sostegno agli investimenti in ricerca e sviluppo (22%). Seguono i progetti nei comparti energia (21%), digitale (12%), trasporti (8%), ambiente ed efficienza nell'uso delle risorse (5%) e infrastrutture sociali (4%).
Gli altri pilastri del Piano Juncker
Il Fondo europeo per gli investimenti strategici è solo uno dei pilastri del Piano Juncker, che punta anche a migliorare la qualità della progettazione, ad offrire una vetrina alle iniziative più interessanti e a rendere l'Europa un ambiente più favorevole agli investimenti.
Sul primo fronte, Carano ha ricordato il Portale dei progetti di investimenti europei (PPIE), che permette di caricare e consultare interventi che hanno bisogno di finanziamenti, per lo più nei settori infrastrutture e innovazione. Uno strumento gratuito per le autorità pubbliche, cui si aggiunge un Advisory Hub attraverso il quale BEI e Commissione forniscono supporto tecnico e finanziario ai promotori dei progetti.
A migliorare il contesto in cui operano le imprese e delle condizioni di finanziamento contribuiscono invece iniziative come la Strategia per il mercato unico digitale, l'Unione dell'energia e l'Unione dei mercati dei capitali, insieme alle raccomandazioni che la Commissione europea ha indirizzato agli Stati membri per affrontare le principali sfide a livello nazionale.
Le piattaforme di investimento
Per sfruttare al meglio le opportunità offerte dal Piano Juncker, è possibile creare piattaforme di investimento aggregando un insieme di progetti per attrarre risorse dal settore privato in aggiunta ai finanziamenti FEIS e dei fondi strutturali europei, ridurre i costi e ripartire più efficacemente il rischio fra le varie classi di investitori.
E' un compito cui in Italia contribuisce Cassa Depositi e Prestiti, diventata nel 2015 istituto nazionale di promozione proprio con l'obiettivo di catalizzare risorse pubbliche e private a supporto dell'economia, ha spiegato Martina Colombo di CDP. Dei 21 miliardi di investimenti che saranno attivati in Italia, ha precisato Colombo, 9 miliardi sono possibili con il contributo di CDP, di cui 7,6 miliardi per le piccole e medie imprese e 1,3 miliardi per progetti infrastrutturali.
In collaborazione con la Banca europea degli investimenti Cassa Depositi e Prestiti cerca di rispondere alle esigenze di finanziamento lungo tutto il ciclo di vita delle imprese, ha poi spiegato Andrea Nuzzi di CDP. E' quanto avviene con la piattaforma ENSI, che vede convergere risorse CDP, BEI e FEI in operazioni di cartolarizzazioni originate dalle banche, e con la SME Initiative, che interviene con garanzie di tipo verticale o sulle prime e seconde perdite di portafogli generati dagli intermediari finanziari. In più, attraverso l'operazione 2i per l’impresa, CDP utilizza congiuntamente le garanzie COSME e InnovFin del FEI per favorire l’accesso alle risorse del Piano Juncker da parte delle imprese italiane innovative e con vocazione all’internazionalizzazione.
Oltre alla strutturazione di piattaforme di investimento, Cassa Depositi e Prestiti ha sviluppato una struttura di credit enhancement mediante la costituzione di un Fondo di garanzia presso il Ministero dell'Economia e delle Finanze. Uno strumento che permette a CDP di replicare a livello nazionale il modello del FEIS, attivando garanzie simili a quelle BEI.
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Gli strumenti finanziari
Decisivo per potenziare l'impatto dei fondi europei è poi il ricorso agli strumenti finanziari, ha spiegato Pasquale D'Alessandro della DG REGIO della Commissione europea. Il ciclo 2007-2013 è stato caratterizzato da una performance a luci e ombre per l'Italia, il Paese che ha fatto il maggiore uso di strumenti finanziari, ma anche uno degli Stati membri con maggiore ritardo nella spesa delle risorse impegnate (al momento al 53%).
Alla luce delle lezioni della scorsa programmazione, D'Alessandro ha tracciato i criteri per sfruttare al meglio questi strumenti nel ciclo 2014-2020. Per non andare incontro a ritardi di spesa occorre innanzitutto basarsi sui risultati delle valutazioni ex ante ed evitare di costruire fondi sovradimensionati rispetto alle esigenze del mercato o di polverizzare le risorse su piccoli interventi. L'avvio immediato degli accordi con i soggetti gestori e l'utilizzo degli strumenti standardizzati (off the shelf) possono inoltre accelerare i tempi di operatività dei fondi e quindi anche aumentare l'effetto rotazione, ha continuato D'Alessandro, raccomandando di massimizzare l'effetto leva per attrarre capitali privati, prevedere commissioni di gestione commisurate alle effettive erogazioni a livello dei destinatari ultimi e puntare al finanziamento di progetti più rischiosi, anche mediante sinergie tra FEIS e fondi strutturali.
Anche la programmazione 2007-2013 fornisce esempi di buone pratiche nel campo degli strumenti finanziari. E' il caso dei fondi Jessica gestiti dalla BEI in Sardegna, Sicilia e Campania, con un budget complessivo di circa 328 milioni di euro. L'effetto rotativo di questi fondi ha permesso di riutilizzare i ritorni degli investimenti per nuove operazioni e il cofinanziamento privato ha aiutato a incrementare l'effetto leva, ha spiegato Angela Murgia della Banca europea degli investimenti. Mentre Gianluca Palermo (BEI-FEI) ha ricordato che i fondi Jeremie gestiti nel periodo 2007-2013 in Calabria, Campania e Sicilia hanno raggiunto un assorbimento del 100% al 31 dicembre 2015, attivato partnership pubblico-privato e permesso il trasferimento di know how ai destinatari finali sulle modalità di accesso agli strumenti agevolati europei.
Per il ciclo 2014-2020, ha proseguito Palermo, il FEI punta a strumenti multiregionali, che combinino diversi fondi e sviluppino sinergie con istituzioni partner. Un esempio è l'Iniziativa PMI, che vede l'Italia primo Stato Membro ad attuare lo strumento di cartolarizzazione per generare nuova finanza nel Mezzogiorno, ma allo studio c'è anche una piattaforma multiregionale per l'agricoltura, con risorse dei Programmi di sviluppo rurale (PSR).
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Migliorare la progettazione
L'attenzione ai risultati è una delle più importanti innovazioni introdotte del ciclo 2014-2020. Se finora l'indicatore di riferimento è stato quello della capacità di spesa, nella nuova programmazione siamo chiamati a puntare alto in termini di obiettivi raggiunti e di sviluppo, ha ricordato Maria Grazia Falciatore, responsabile della Programmazione unitaria della Regione Campania.
Per questo occorre concentrare le risorse e migliorare la qualità degli interventi, sfruttando le possibili sinergie tra fondi strutturali e Piano Juncker per progetti di valorizzazione dei beni culturali, di rigenerazione urbana e di sviluppo infrastrutturale, ha aggiunto l'assessore allo Sviluppo della Regione Campania Serena Angioli.
Modelli di combinazione tra fondi strutturali e FEIS sono stati illustrati da Arturo Polese della DG REGIO. Nella Regione del Nord pas de Calais, in Francia, ad esempio, è stato attivato uno strumento finanziario con una dotazione iniziale di 37,5 milioni, mettendo insieme risorse FESR, BEI e capitali privati, per supportare PMI e filiali di grandi imprese nei settori dell'energia e dell'efficienza energetica, della mobilità sostenibile, dell'economia circolare e della sharing economy. Combinazioni analoghe sono possibili anche per progetti infrastrutturali, ha concluso Polese, come avvenuto in Estonia e Lituania, dove un mix di prestiti BEI e contributi FESR ha finanziato investimenti sugli aeroporti di Tallin e Vilnius e la ricostruzione di oltre 58 chilometri di autostrada.
Tavoli di confronto su problemi e buone pratiche
Al seminario di capacity building sul Piano Juncker e gli strumenti finanziari nella programmazione 2014-2020, ha fatto seguito, nel pomeriggio del 27 ottobre, un workshop operativo strutturato in quattro tavoli di confronto, organizzato da Rappresentanza in Italia della Commissione Ue e Regione Campania con il supporto di FASI. Rigenerazione urbana, energia e ambiente, mobilità sostenibile, cultura e turismo, i temi al centro dei tavoli, che hanno affrontato criticità e buone pratiche per ciascun settore di intervento, con il contributo dei rappresentanti della Commissione europea, del gruppo BEI e della CDP intervenuti nel corso della mattinata.
Supporto tecnico, accompagnamento e assistenza tecnica sono stati gli interventi maggiormente sollecitati per migliorare la qualità della progettazione e l'efficacia della spesa, soprattutto con riferimento agli strumenti finanziari. Anche in questo contesto è emersa l'opportunità di costruire piattaforme di investimento tramite un mix di risorse, dal FESR al Fondo Sviluppo e Coesione, dai prestiti dal mercato alle garanzie FEIS. Da non sottovalutare, hanno sottolineato i partecipanti i tavoli, anche i vantaggi della standardizzazione delle procedure e di un maggiore uso dei partenariati pubblico privato.
A chiudere la due giorni, il 28 ottobre presso la Reggia di Caserta, una tavola rotonda tecnico-politica di alto livello sugli investimenti nelle Regioni meridionali, con la partecipazione del capo della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea Beatrice Covassi, del vicepresidente della BEI Dario Scannapieco, del direttore dell’Agenzia per la Coesione Territoriale Maria Ludovica Agrò, del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti, del presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca e dei rappresentanti delle altre Regioni del Mezzogiorno.