Legge di Bilancio 2018 - 250 milioni per acqua, reti idriche e invasi
In arrivo 250 milioni per gli investimenti legati alle risorse idriche.
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La manovra 2018 stanzia risorse per contrastare il fenomeno della siccità. Ed evitare che si ripetano crisi come quella che nei mesi scorsi ha creato diversi problemi alla Capitale. Arrivano, così, 250 milioni di euro per un piano nazionale dedicato agli invasi. Si lavorerà, quindi, sul contenimento delle perdite di rete, sulla diffusione di strumenti di risparmio dell’acqua, sia in agricoltura che negli usi civili, e soprattutto sulla creazione di invasi, che consentano di “accantonare” risorse idriche nei periodi di pioggia.
Cosa dice la legge di Bilancio
La novità è stata introdotta all’articolo 49 della manovra. Qui si gettano le basi di un nuovo piano nazionale per la realizzazione di invasi multiobiettivo, “per la diffusione di strumenti mirati al risparmio di acqua negli usi agricoli e civili” e per gli interventi “volti a contrastare le perdite delle reti acquedottistiche”. Il modello è utilizzare per il contrasto alla siccità il meccanismo già attivato negli anni scorsi in materia di dissesto idrogeologico.
Le dotazioni attuali
La sostanza, infatti, è che nel nostro paese siamo attualmente dotati di strutture che ci consentono di catturare appena l’11% della pioggia. Per migliorare queste percentuali dovremmo dotarci di nuovi invasi, che consentano di conservare più acqua per i periodi di siccità, sia per gli usi agricoli che per quelli civili.
Il piano del MIT
A definire questo piano dovrà essere un decreto del ministero delle Infrastrutture. In attesa di quel programma, però, “per la realizzazione degli interventi urgenti in stato di progettazione”, bisognerà attivare un primo stralcio con un altro provvedimento. Servirà a realizzare gli interventi la cui pianificazione è in fase più avanzata.
Il ruolo dei gestori
Anziché attendere, allora, i concessionari e i gestori delle opere idriche già attivi sul territorio potranno procedere a migliorare la loro capacità di gestione dell’acqua tramite opere concordate con le Regioni e il Governo.
Il potenziale di investimento
I numeri dicono che questo settore ha un potenziale di investimento altissimo. L’associazione dei consorzi di bonifica (Anbi) calcola infatti un fabbisogno di interventi pari a circa 20 miliardi di euro per completare tutti gli invasi che sarebbero necessari a livello nazionale.
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Le risorse a disposizione
La manovra non va così oltre, ma mette a disposizione una prima importante quota di risorse. Si tratta di 50 milioni di euro all’anno per il periodo che va dal 2018 al 2022. In totale, si tratta di 250 milioni di euro. “Le risorse – dice però l’articolo 49 della legge di Bilancio – rappresentano un’anticipazione delle risorse previste dal Piano nazionale”.
I bandi in arrivo
Questo denaro, quindi, dovrebbe tradursi in una pioggia di nuovi bandi. Anche se la manovra specifica che chi si prenderà in carico questi investimenti potrà utilizzare per la loro realizzazione società in house dello Stato che siano dotate di una competenza tecnica specifica in materia. Senza quindi attivare una procedura di affidamento.
Le banche dati
Per valutare lo stato di avanzamento degli interventi, infine, sarà utilizzato lo stesso sistema già sperimentato per il dissesto idrogeologico: banche dati pubbliche, che consentiranno di conoscere in tempo reale lo stato dei diversi investimenti.
L'impatto del piano per Italia Sicura
Il piano, comunque, avrà un impatto decisivo per il capo dell’Unità di missione di Palazzo Chigi, Erasmo D’Angelis: “Dopo 50 anni lo Stato ricomincia a progettare e a pianificare opere idriche strategiche per evitare crisi ed emergenze viste in questa lunga e storica siccità, a partire da Roma che metterà in sicurezza il suo sistema acquedottistico”.
I danni previsti nel 2017
La stima di questa prolungata siccità 2017 – ricorda – “prevede danni per circa 6 miliardi e gran parte in agricoltura. Il Piano invasi affianca il Piano di Italia Sicura che affronta l’altra faccia della medaglia: alluvioni e frane, con 9,2 miliardi di investimenti al 2023 e 1.334 cantieri su 9.349 già aperti. Due programmazioni di opere a lunga scadenza e oltre le stagioni della politica, un buon segno per un Paese che aveva smesso di investire sui fondamentali”.