Energia - il cortocircuito UE sul Capacity Market
I negoziati europei sul Capacity Market dovrebbero tener conto dell’ondata di nuove tecnologie - dalla digitalizzazione alla blockchain - che cambierà radicalmente i modelli di mercato. Una strategia di lungo termine dovrebbe quindi essere tecnologicamente neutrale, avverte Frank Umbach del King's College London nel corso di un evento organizzato da Euractiv.
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A febbraio la Commissione europea ha approvato sei meccanismi di regolazione della capacità di energia elettrica per garantire la sicurezza dell'approvvigionamento in Belgio, Francia, Germania, Grecia, Italia e Polonia.
Polonia e Italia seguono i meccanismi relativi all'intero mercato, mentre Germania e Belgio hanno optato per le riserve strategiche e Francia e Grecia per misure che promuovono la gestione della domanda.
Ogni modello è adeguato alle specifiche necessità di ciascuno Stato membro: nel caso francese il 70% della fornitura elettrica si basa sul nucleare, nei casi polacco e tedesco la fornitura fa perno sul carbone.
Appena due settimane dopo l'ok di Palazzo Berlaymont ai sei meccanismi, la commissione Industria del Parlamento europeo ha imposto paletti stringenti al meccanismo del Capacity Market del Vecchio Continente, prevedendo una serie di restrizioni alle sovvenzioni spettanti alle aziende energetiche per le centrali a combustibili fossili.
In base alla proposta di regolamento sul mercato interno dell'elettricità, presentata da Bruxelles nell'ambito del Pacchetto Energia, gli impianti con emissioni superiori a 550 gr di CO2 per kWh entrati in funzione dopo l'entrata in vigore del provvedimento non potranno essere ammessi al meccanismo. Un divieto che dopo 5 anni si estenderà a tutte le centrali.
“La proposta del Parlamento europeo non è altro che un compromesso burocratico”, sostiene Umbach: “oltre a non essere più coerente con il suo scopo iniziale può creare difficoltà a quei meccanismi di capacità esistenti in alcuni Paesi”, come nel caso polacco.
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Il ruolo delle nuove tecnologie
Volendo adottare una visione strategica per i prossimi dieci anni, prosegue Umbach, un'ondata di nuove tecnologie - digitalizzazione, blockchain, robotica e intelligenza artificiale - cambierà radicalmente le strategie e i modelli di mercato e di business dei Paesi. “Queste nuove tecnologie metteranno alla prova non solo i negoziati in corso a livello europeo, ma anche i modelli di business che verranno in futuro. Il compromesso finale dovrebbe essere tecnologicamente neutrale”.
I negoziati, quindi, dovrebbero sì concentrarsi sul Capacity Market nel breve e medio termine, ma allo stesso tempo dovrebbero valutare l'impatto a lungo termine di questi nuovi modelli business.
La proposta del Parlamento europeo potrebbe minare gli sforzi della Polonia per garantire gli approvvigionamenti. La scelta polacca di implementare il Capacity Market è dettata dalla necessità di garantire la sicurezza degli approvvigionamenti energetici, sostiene Filip Grzegorczyk, vicepresidente dell’associazione energetica polacca PKEE.
“Dal nostro punto di vista è importante guardare i progressi più che i risultati: nel 1990 il 99% della produzione polacca si basava su impianti a carbone, nel 2018 questa percentuale è scesa all’80%, cui si è aggiunto un 15% di produzione da fonti rinnovabili. In base alle nostre stime nel 2030 avremo il 40% di rinnovabili. Cifre che dimostrano che il Capacity Market in Polonia sosterrà lo sviluppo delle rinnovabili”.
Meccanismo che, garantisce, non causerà un aumento dei prezzi: si stima una variazione compresa tra i 50 centesimi e i 2 euro al mese in bolletta.
La principale critica mossa da Grzegorczyk riguarda la posizione espressa dal Parlamento europeo: mentre la Commissione europea ha approvato il Capacity Market polacco consapevole del fatto che si basa su impianti a carbone e a gas, l’Emission performance standard (Eps), il limite cioè dei 550 gr di CO2 per kWh, esclude gli impianti a carbone e impedisce di fatto al Paese di implementare il Capacity Market.
Non si tratta solo di un cortocircuito, ma di un processo in cui manca equità tra Paesi UE. Sotto pressione tedesca, il Parlamento europeo ha esentato le “riserve strategiche” dallo standard EPS, preservando così il modello di "riserva strategica" per le centrali di lignite in Germania.
In sintesi la posizione del Parlamento europeo, privilegiando le “riserve strategiche” al Capacity Market malgrado la preferenza della Commissione per quest’ultimo (che è tecnologicamente neutrale e maggiormente orientato al mercato), rischia di minare gli sforzi della Polonia per garantire la sicurezza degli approvvigionamenti.
In Italia l’incognita politica pesa sul Capacity Market
Insieme a quello polacco, a febbraio, la Commissione europea ha dato il via libera anche al meccanismo italiano di regolazione della capacità di energia elettrica.
Nel caso dell'Italia e della Polonia, la Commissione ha autorizzato meccanismi di capacità relativi all'intero mercato, che possono rivelarsi necessari quando i mercati dell'energia elettrica si trovano ad affrontare problemi strutturali di sicurezza dell'approvvigionamento. Nell'ambito di un meccanismo di questo tipo, i fornitori di capacità possono ottenere un pagamento per la disponibilità a produrre energia elettrica o, nel caso di operatori della gestione della domanda, per la disponibilità a ridurre il consumo.
Sia l'Italia che la Polonia hanno chiaramente identificato e quantificato i rischi in materia di sicurezza dell'approvvigionamento, tenendo conto anche delle eventuali importazioni da paesi limitrofi. L'Italia ha dimostrato che un quantitativo importante di capacità rischia di uscire dal mercato e che è poco probabile che si realizzino nuovi investimenti in quanto gli investitori non riescono a ottenere guadagni sufficienti dalle vendite di energia elettrica. Analogamente, la Polonia ha dimostrato che, a causa dei prezzi determinati dai fallimenti sul suo mercato dell'energia elettrica, i produttori di energia non sono incentivati a mantenere le capacità esistenti sul mercato o a investire in nuove capacità.
I meccanismi in Italia e in Polonia sono aperti a tutti i tipi di fornitori di capacità, ivi comprese la gestione della domanda, le capacità esistenti e nuove, nazionali ed estere. Le misure in questione permetteranno inoltre di contenere i costi per i consumatori, grazie ad aste competitive organizzate periodicamente per l'assegnazione dei contratti di capacità. Parallelamente, l'Italia e la Polonia si sono impegnate ad attuare riforme del funzionamento dei mercati dell'energia elettrica.
Ma mentre il meccanismo polacco ha preso il via, quello italiano è al momento in stand-by in attesa del decreto attuativo del ministero dello Sviluppo economico. Un percorso rallentato “da un periodo senza Governo e con un’Autorità dell’energia depotenziata”, sottolinea Giulio Cicoletti, direttore tecnico di Elettricità Futura, la principale associazione del mondo elettrico italiano.
“Il modello italiano già prevede un funzionamento decennale, quindi già include l'idea, che si sta sviluppando nell’ambito del trilogo, che i meccanismi di capacità non debbano essere di lungo termine”, prosegue.
“Lo sviluppo del Capacity Market è essenziale alle luce dei cambiamenti nel sistema, come l'incremento delle rinnovabili, ma anche dei mutamenti tecnologici e di comportamento dei consumatori. Solo un sistema che sia in grado di affrontare questi mutamenti giocando d’anticipo può considerarsi solido”.
Il modello italiano rischia di essere eccessivamente sofisiticato e di risultare perciò vincolante, avverte Claudio Moscardini, direttore Generation & Energy Mangement di Sorgenia. “Ciò fa sì che sia ancora difficile per operatori e consumatori finali dire se il Capacity Market sarà un punto di forza o debolezza”.
“In un contesto in cui i consumi aumentano e alcuni impianti stanno arrivando a fine vita, si dovranno prendere decisioni importanti e anche radicali” sottolinea Paolo Taglioli, direttore generale di Assoidroelettrica. “Lo sviluppo sostenibile e la tutela dell'ambiente rappresentano temi da cui non si può più prescindere. Una politica globale in ambito UE sarà molto importante e gli oneri di sistema dovranno essere contenuti, perché tutti i paesi dovranno poter accedere a prezzi dell'energia elettrica che siano competitivi”.