Non solo ambientalisti: anche i trader contro Capacity Market italiano
C’è chi mette in guardia dal rischio di un’interferenza con la libera formazione dei prezzi dell’energia, chi avverte del pericolo di cristallizzare un modello ormai vecchio. Il Capacity Market italiano non è esente da critiche.
> Luce verde di Bruxelles al Capacity Market italiano
A pochi giorni dal via libera UE, il meccanismo di regolazione della capacità italiano è accolto da un coro di opinioni sfavorevoli, proveniente da diversi stakeholder: non solo gli ambientalisti, ma anche le imprese e i trader dell’energia non fanno sconti al meccanismo italiano.
Critiche che non hanno bloccato l'iter del decreto, approvato da ARERA il 28 giugno, a una settimana dalla data limite di approvazione del testo, il 4 luglio, quando entrerà in vigore del regolamento europeo sul mercato interno. Una volta adottato il decreto, sarà possibile effettuare le prime aste entro il 2019 e far rientrare le stesse nella cosiddetta clausola di salvaguardia che fa salvi i contratti di capacità stipulati entro il 2019.
Capacity Market italiano: non piace ai trader...
In una nota, la European Federation of Energy Traders (EFET) non fa sconti al meccanismo italiano.
Un nuovo meccanismo per la remunerazione della capacità dovrebbe essere basato su un’attenta analisi costi-benefici di tutte le soluzioni disponibili, tra cui gli accumuli e le tecnologie per il controllo della domanda. Inoltre, tale meccanismo non dovrebbe interferire con la libera formazione delle quotazioni dell’energia sulla borsa elettrica.
Il Capacity Market italiano, invece, così come è stato pensato “potrebbe avere delle conseguenze sulla libera formazione dei prezzi sui mercati energetici e/o sui mercati dei servizi di bilanciamento”.
Mentre i prezzi, chiarisce la nota della federazione, “dovrebbero essere liberi di riflettere il vero valore della scarsità quando il sistema è sotto stress e la domanda di energia è elevata”. Allo stesso tempo, “quando c’è abbondanza di energia, i prezzi dovrebbero riflettere il valore della sostituzione di quella generazione con la possibilità di andare perfino in negativo”.
...e nemmeno ad aziende e ambientalisti
Il provvedimento del Governo sul mercato della capacità è stato criticato anche da molti operatori delle rinnovabili. Il motivo? Andrebbe a favorire l’utilizzo di centrali a gas anziché “spingere” verso la generazione distribuita con impianti eolici-solari e verso l’accumulo elettrico.
Assoutenti, Casa del Consumatore, Greenpeace, Italia Solare, Legambiente e WWF chiedono che il Ministero dello Sviluppo Economico ripensi al mercato della capacità elettrica alla luce del Clean Energy Package e del regolamento sul mercato elettrico.
> Cosa prevede il Clean Energy Package
Mentre il Clean Energy Package punta a un sistema sempre più decentralizzato, fatto di comunità energetiche, consumatori attivi e generazione locale - si legge in una nota delle associazioni - con il Capacity Market italiano, invece, si sta lavorando per accelerare l’introduzione di uno strumento che va nella direzione opposta, tanto da incentivare di fatto una corsa alla realizzazione di nuove centrali alimentate ancora a fonti fossili.
Con questo sistema nuove centrali termoelettriche verranno remunerate per i prossimi 15 anni grazie a ben oltre un miliardo annuo pagato dai consumatori in bolletta. Il rischio è quello di cristallizzare un modello ormai vecchio, mentre le centrali esistenti flessibili a gas non sono utilizzate al massimo del loro potenziale.
Le associazioni imprenditoriali e ambientaliste chiedevano che il provvedimento sul mercato della capacità venisse riformulato proprio rispettando le norme europee: in vista del 4 luglio - si legge ancora nella nota - "non ha senso che il MISE corra per approvare una radicale riforma del settore energetico, che va in totale controtendenza rispetto al processo di decarbonizzazione in atto". Critica però rimasta inascoltata dalle istituzioni
> Decreto rinnovabili - arriva il via libera UE, testo entro fine giugno