Bilancio UE 2021-2027: obiettivo accordo entro l'autunno
La presidenza di turno rumena lavora per raggiungere un accordo di massima sul Quadro finanziario pluriennale post 2020 entro l'autunno, in modo da avviare la nuova Politica di Coesione dal gennaio 2021. Lo ha spiegato il direttore generale del DG Bilancio della Commissione UE, Silvano Presa.
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In audizione presso le commissioni riunite Bilancio e Politiche Ue della Camera dei deputati il direttore generale aggiunto della Direzione generale Bilancio della Commissione europea, Silvano Presa, ha fatto il punto sulle proposte relative al Quadro finanziario pluriennale 2021-2027 e sulle possibilità di un accordo che consenta di avviare senza ritardi la prossima generazione di programmi di finanziamento UE.
Le proposte della Commissione per il QFP post 2020
La proposta della Commissione per il nuovo bilancio UE si fonda anzitutto su una maggiore attenzione al valore aggiunto europeo, quindi intende concentrare la spesa in aree in cui lo sforzo collettivo è più efficace della somma di quelli degli Stati membri, come ricerca e innovazione, transizione digitale, sicurezza e difesa, ha spiegato Presa illustrando i principali elementi della proposta della Commissione.
A caratterizzare l'approccio di Bruxelles sono poi gli sforzi in direzione di una maggiore semplificazione, trasparenza e flessibilità rispetto a eventi imprevisti, e il vincolo al rispetto dello Stato di diritto da parte dei Paesi membri.
L'importo degli impegni proposto dalla Commissione europea è pari a 1.279 miliardi di euro per il settennato, analogo a quanto previsto nell'attuale programmazione e corrispondente a circa l'1,11% del reddito nazionale lordo dell'UE a 27. Si tratta di un bilancio allineato con le priorità politiche definite dagli Stati membri, ma che allo stesso tempo tiene conto realisticamente delle conseguenze dell'uscita del Regno Unito dall'Unione, ha sottolineato Presa.
Alla luce della Brexit, ha proseguito, la Commissione ha proposto di finanziare l'aumento delle risorse per alcuni programmi, come Horizon, e per i nuovi strumenti UE, da Agenda digitale al Fondo europeo per la difesa, in parte con un incremento dei contributi da parte dei Paesi UE e in parte con risparmi sui due capitoli di spesa più grandi, cioè la Politica di Coesione e la Politica Agricola Comune (PAC), che comunque rappresenterebbero il 60% del totale.
Relativamente alla distribuzione tra gli Stati membri, nel caso dell'Italia la proposta comporta un aumento significativo delle risorse della Politica di Coesione, sia perchè il Pil pro capite si è ridotto rispetto alla media UE, sia alla luce dei nuovi indicatori da cui dipenderà l'assegnazione dei fondi; nel caso della PAC invece si avrebbe una contrazione delle risorse destinate all'Italia, anche per lo sforzo di ridurre il divario tra gli Stati membri.
Previsto poi un maggiore coordinamento con il Semestre europeo, anche grazie a due nuovi programmi di finanziamento: da una parte, incentivi e assistenza tecnica per l'attuazione delle riforme, dall'altra una nuova funzione di stabilizzazione per paesi soggetti a shock asimmetrici attraverso prestiti agevolati.
La Commissione propone anche di modernizzare le fonti di finanziamento del bilancio. Accanto alla risorsa propria basata sul RNL e ai dazi doganali, ha spiegato Presa, si prevede la semplificazione della risorsa basata sull'Iva e la creazione di un paniere di nuove risorse proprie: la prima basata sul sistema di scambio delle quote di emissioni di CO2, la seconda da applicare alla base imponibile consolidata comune per l'imposta sulle società e l'ultima in forma di contributo nazionale in base alla quantità di rifiuti non riciclati provenienti da imballaggi di plastica.
Oltre all'abolizione dello sconto britannico, infine, la Commissione propone di cancellare gradualmente le correzioni accordate ad alcuni Stati membri, ha concluso.
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Accordo entro l'autunno 2019
Attualmente esiste una forte divergenza tra i Paesi UE che vorrebbero limitare i propri contributi al bilancio dell'Unione e quelli che sarebbero disponibili ad aumentare gli sforzi per garantire una dotazione sufficiente al QFP 2021-2027.
Secondo Presa, la discussione sull'incremento dei contributi nazionali al Quadro finanziario pluriennale è strettamente collegata a quella sulla composizione del bilancio UE. Quanto più la struttura del QFP andrà verso una modernizzazione, interpretata in questo caso come una riduzione del peso relativo della Politica di Coesione e della PAC, tanto più sarà semplice anche raggiungere un accordo sulla dotazione complessiva.
Quanto ai tempi, la sollecitazione della Commissione a raggiungere un accordo quanto prima è diretta ad evitare ritardi nella partenza dei programmi di finanziamento, ha spiegato Presa, secondo cui c'è ancora la possibilità di un'intesa di principio da consegnare come base di lavoro al nuovo Parlamento UE che si costituirà dopo le elezioni europee di maggio.
La presidenza di turno rumena lavora per un accordo per l'autunno del 2019, che permetterebbe di organizzare i programmi di spesa, in particolare della Politica di Coesione, nel corso del 2020 e di iniziarne l'attuazione a partire dal gennaio 2021, garantendo continuità ai beneficiari dei fondi UE.
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