Come, e dove, usare i fondi UE per rendere Italia e Europa piu’ green
Le risorse ridotte della Politica di Coesione 2021-2027 impongono all’Europa, e all’Italia, una sfida: concentrare i fondi su interventi mirati, che incontrino effettivamente i fabbisogni territoriali. Un concetto valido soprattutto quando si parla di ambiente, energia e tutela del territorio.
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Sulla coesione economica, sociale e territoriale Bruxelles tira la cinghia dopo il 2020, prevedendo un bilancio in formato ridotto rispetto alla programmazione 2014-2020. Colpa della Brexit, senz’altro, ma anche riflesso della volontà della Commissione di aumentare i finanziamenti in alcuni ambiti a scapito di settori più tradizionali, quali l’agricoltura e la Politica di Coesione.
L’Italia si prepara a dare battaglia, definendo il perimetro, le modalità e l’intensità dell’intervento della Politica di Coesione 2021‐2027 per ognuna delle aree d’intervento individuate da Bruxelles nella sua proposta di regolamento, vale a dire:
- un’Europa più intelligente
- un’Europa più verde
- un’Europa più connessa
- un’Europa più sociale
- un’Europa più vicina ai cittadini
Sul fronte green, malgrado i buoni risultati ottenuti dall'Italia rispetto agli obiettivi 2020 in materia di energia e clima, rimane la necessità di disaccoppiare crescita economica e consumi energetici, attraverso ulteriori investimenti per la promozione dell'efficienza energetica e delle fonti rinnovabili.
Le criticità da superare per costruire un’Europa (e un’Italia) più verde
Uno degli obiettivi individuati dalla Politica di Coesione post 2020 è rendere l’Europa più verde e meno dipendente dalle fonti fossili. Nello specifico, il focus sarà su una serie di target:
- Promuovere misure di efficienza energetica
- Promuovere le energie rinnovabili
- Sviluppare sistemi, reti e impianti di stoccaggio energetici
- Promuovere l'adattamento ai cambiamenti climatici e prevenzione dei rischi
- Promuovere la gestione sostenibile dell'acqua
- Promuovere la transizione verso un'economia circolare
- Rafforzare la biodiversità e ridurre l'inquinamento
Per centrare simili target l’Italia deve prepararsi, anzitutto avviando azioni che, nell’immediato, consentano di superare le criticità esistenti per il soddisfacimento delle condizioni abilitanti per l’accesso alle risorse europee, in particolare quando il tema è la gestione dei rifiuti e delle risorse idriche.
Ma non si tratta dell’unico ostacolo da superare. Da quanto emerso dal tavolo di confronto, infatti, permangono una serie di criticità ancora non risolte circa la disponibilità e la qualità della progettazione per giungere già al 2021 con un parco progetti strategici.
Infine, per preparare la Politica di Coesione 2021-2027 occorre irrobustire la programmazione ordinaria garantendo addizionalità effettiva, complementarietà e condizioni regolatorie che massimizzino l’efficacia dell’azione.
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Continuità vs discontinuità, sinergie, interventi mirati: su cosa puntare
In primo luogo, si tratta di capire cos’ha funzionato finora e cosa no. Per citare le conclusioni del confronto partenariale sul tema “Green” nell’ambito della programmazione della politica di coesione in Italia per il periodo 2021‐2027, è fondamentale procedere in continuità con quanto di utile è già stato avviato o programmato nel periodo 2014-2020, abbandonando allo stesso tempo quelle iniziative che non hanno prodotto risultati efficaci.
Un criterio decisivo da seguire è poi la sinergia tra obiettivi di policy e con gli altri programmi, in particolare il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR).
Altra parola d’ordine: governance adeguata. Si tratta dunque di rafforzare l’azione amministrativa ai diversi livelli per superare i ritardi elevati di attuazione, in particolare nelle azioni contro il dissesto idrogeologico, e per elevare la qualità dei servizi ambientali.
Occorre infine affidarsi a una programmazione degli interventi strettamente correlata ai fabbisogni territoriali, che cioè permetta di uscire dalla logica dei “bandi ciechi”, e rafforzare il Sistema nazionale di protezione ambientale e i sistemi di monitoraggio ambientale
Cosa fare in pratica?
Il tavolo tematico dedicato a un’Europa più verde ha suggerito una serie di azioni ripartite tra cinque ambiti d’intervento prioritari: energia, clima e rischi, risorse idriche, economia circolare, biodiversità, infrastrutture verdi e inquinamento.
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Energia: non solo rinnovabili
Sul fronte energetico gli interventi dovrebbero prevedere innanzitutto un incentivo alle misure di consolidamento antisismico ed efficienza energetica del patrimonio edilizio pubblico, privato e degli impianti produttivi.
Occorre poi puntare sulle reti (su quelle smart, sui sistemi di accumulo dell’energia rinnovabile e sulla trasformazione intelligente delle reti di distribuzione e trasmissione di energia elettrica), sulle rinnovabili - innovative e mature - per l’autoproduzione e su misure volte a favorire attività di ricerca e innovazione tecnologica per l’efficienza energetica.
Clima e rischi: tutelare il territorio per evitare lo spopolamento
In un Paese flagellato periodicamente dalle gravi conseguenze del dissesto idrogeologico e di una manutenzione del territorio spesso carente, le risorse della Politica di Coesione possono rivelarsi decisive.
Fondi che devono essere utilizzati con cautela, indirizzandoli su azioni di contrasto all’erosione costiera, interventi di ingegneria naturalistica contro il rischio frane e alluvioni, misure per il rafforzamento delle infrastrutture verdi e l’aumento delle superfici boscate in ambiti fluviali, costieri e urbani.
In sinergia con gli ambiti d’intervento indicati come prioritari per il settore energetico, anche quando si parla di clima e rischi la messa in sicurezza sismica di edifici e delle infrastrutture strategiche risulta decisive. In tal senso, si prevedono agevolazioni alle imprese per la messa in sicurezza degli impianti e attività formative per la conoscenza dei rischi.
Acqua al centro
Sul fronte delle risorse idriche, il confronto partenariale individua una serie di ambiti prioritari d’intervento, a partire dall’adeguamento/realizzazione/completamento dei sistemi di gestione del servizio idrico.
E ancora, si pone l’accento sul riutilizzo acque reflue depurate per i cambiamenti climatici e la scarsità idrica, sulla diversificazione delle fonti di approvvigionamento ad uso potabile, sulla riduzione del rischio da fragilità dei sistemi idrici e sul monitoraggio della qualità dei corpi idrici (superficiali e sotterranei).
Ultimo ma non ultimo, si richiama l’attenzione su alcuni interventi infrastrutturali per realizzare o adeguare: le infrastrutture di captazione, adduzione e distribuzione dell’acqua potabile, dando priorità alla riduzione delle perdite di rete; le reti fognarie e gli impianti di depurazione prioritariamente negli agglomerati in procedura di infrazione e nelle aree sensibili e riuso dell’acqua.
Economia Circolare: ridurre i rifiuti per favorire il riutilizzo
Il focus, quando si parla di economia circolare, è sui rifiuti. Il tavolo di confronto propone infatti di concentrarsi innanzitutto sul tema rifiuti, favorendo interventi di adeguamento, realizzazione o completamento del sistema di gestione dei rifiuti urbani.
Allo stesso tempo occorre riconvertire i cicli produttivi, favorendo un uso consapevole dei materiali sulla base dell’analisi del ciclo di vita dei prodotti, e sviluppare piattaforme logistiche per rendere efficiente la circolarità di prodotti e sottoprodotti.
Biodiversità, infrastrutture verdi, inquinamento
Quali infrastrutture verdi possono effettivamente contribuire all’adattamento al cambiamento climatico in aree urbane? E’ la domanda al centro del prossimo focus di approfondimento previsto su questa tematica.
Intanto, fra gli interventi individuati come prioritari figurano quelli individuati all’interno dei cosiddetti “Prioritized Action Framework” per la Rete Natura 2000, che si accompagnano ad azioni di ripristino, conservazione e tutela degli habitat.
Si tratta inoltre di migliorare i paesaggi urbani con l’introduzione, nelle grosse conurbazioni e nelle aree degradate, di aree/elementi di verde, reindustrializzare i siti inquinati e prevedere una trasformazione green delle infrastrutture grigie in ambito urbano.