Ricerca, digitalizzazione e capitale umano per il futuro della PAC
Il quadro degli investimenti nel settore agroalimentare, definiti dalla futura riforma della Politica Agricola Comune (PAC), è ancora tutto da definire. Tuttavia iniziano a farsi avanti delle tematiche chiave a proposito della necessaria trasformazione digitale.
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Come per altri ambiti, l’innovazione digitale e le nuove tecnologie non rappresentano più una scelta, ma una necessità imprescindibile dalla crescita nel lungo periodo.
Questa la tematica del panel “La PAC e il contributo dell’innovazione tecnologica allo sviluppo di pratiche agricole ecologiche: dalla diversità alla massa critica” in apertura alla seconda giornata di lavori dell’evento capitolino "How Can We Govern Europe?"
Il confronto sul ruolo della digitalizzazione applicato al comparto agroalimentare ha visto come protagonisti Paolo Barbieri - Corteva Agriscience, Business Director Sud Europa, Herbert Dorfmann - eurodeputato della commissione per lo Sviluppo agricolo e rurale, Ettore Prandini - Presidente di Coldiretti, Michael Scannell - Vicedirettore generale della Dg AGRI della Commissione europea.
Investire nelle nuove tecnologie e nella ricerca
A proposito del sostegno alla ricerca dedicata all’agroalimentare, viene sottolineata l’esistenza di diversi programmi europei mirati a tale scopo, aggiungendo l’impegno nella nuova PAC di un budget pari a 10 miliardi di euro per il prossimo Quadro finanziario pluriennale (QFP). Questa cifra, quasi raddoppiata rispetto al settennato precedente, si accompagnerà alle iniziative nel paradigma del Green Deal di prossima definizione.
Non è da sottovalutare, inoltre, la stretta relazione tra introduzione di nuove tecnologie e miglioramenti in ambito climatico. Il vicedirettore Scannell ha sottolineato, in tal senso, come il comparto agricolo produca tra 21-25% di emissioni di CO2 complessive, ed anche Dorfmann ha colto l’occasione per spiegare come l’introduzione di nuove tecniche e strumenti possa portare ad un risparmio energetico, insieme ad un notevole impatto sul climate change.
Oltre agli investimenti, non sono pochi i programmi europei che promuovono l'innovazione. Primo fra tutti il programma Digital Europe 2021-2027 che, con un budget di circa 9,2 miliardi di euro, intende accrescere e massimizzare i vantaggi della trasformazione digitale per tutti i cittadini, le pubbliche amministrazioni e le imprese UE.
La chiave, da aggiungere al sostegno economico e la fiducia nei confronti della ricerca pubblica e privata, è una mentalità di open innovation. Blockchain, big data, intelligenza artificiale devo essere gli orizzonti che in futuro porteranno il settore ad una crescita sostenibile, insieme alla sinergia tra istituzioni politiche, centri di ricerca, agricoltori e altri player sul mercato.
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Investire nel capitale umano e nella percezione sociale
Anche se nei prossimi anni la ricerca dovesse fare dei passi in avanti, non servirebbero gli sforzi in senso assoluto se non considerati in parallelo all’implementazione delle competenze degli agricoltori.
Il passaggio di conoscenze dai centri di ricerca ai singoli agricoltori deve essere una priorità del secondo pilastro della futura PAC. Per il presidente Prandini è questo il motivo per il quale bisognerebbe lottare contro i tagli all’agricoltura, poiché senza le condizioni necessarie di base, quindi non investendo sul capitale umano, non ci sarà alcuno sviluppo.
Tutte le figure coinvolte nel panel concordano su come cambio generazionale e progresso tecnologico siano inevitabilmente legate a doppio filo. Su questo tema emergono alcune priorità come il rendere attrattivo il settore agroalimentare per le nuove generazioni, sfruttare le capacità dei giovani per il progresso del settore, far si che loro possano dimostrare di avere competenze per accedere ai fondi.
Una criticità rilevata nell’ambito sociale è la tendenza sia degli agricoltori, ma soprattutto dei consumatori nell’essere poco innovation friendly. Da un lato l’agricoltore, per mancanza di risorse economiche non è propenso ad accedere alle nuove tecnologie, introducendole nelle meccaniche quotidiane, dall’altro il consumatore, per mancanza di know how, è scettico nei confronti di alimenti nuovi, frutto ad esempio della cisgenetica.
Spiegare ai consumatori il loro ruolo nel contrastare il cambiamento climatico, così come supportare i giovani agricoltori nel velocizzare il rinnovo dei modelli tecnologici sono i primi step da considerare per il futuro. Nel complesso, per superare tutte le sfide del settore, l’Europa deve assolutamente trovare un quadro regolatorio chiaro e programmato per poter essere più competitiva a livello globale.
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