Pesca: cosa prevede il nuovo testo unificato per il settore
Dall’istituzione di fondi ad hoc per lo sviluppo della filiera ittica, a forme di semplificazione sulle licenza di pesca, passando per nuove norme in materia di vendita diretta e pesca del tonno rosso. Ecco le novità introdotte dal testo unificato per il settore ittico e la pesca professionale.
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Il testo, approvato la scorsa settimana in Commissione Agricoltura alla Camera, è stato sottoposto ad un breve ciclo di audizioni propedeutiche alla determinazione di un termine per la presentazione degli emendamenti.
Gli obiettivi del progetto legislativo sono:
- incentivare una gestione razionale e sostenibile e l’incremento delle risorse ittiche,
- sostenere le attività della pesca marittima professionale e dell’acquacoltura
- assicurare un efficace sistema di relazioni tra lo Stato e le regioni, garantendo così la piena coesione delle politiche in materia di pesca e di acquacoltura.
Tra i punti di forza del nuovo documento, secondo Federpesca, emergono “la necessità di dotare il settore di un ammortizzatore sociale al pari di altri comparti come quello agricolo, nonché quella di revisionare un quadro sanzionatorio pesante, fortemente sproporzionato ed eccessivamente penalizzante per le imprese di pesca e gli interventi volti alla semplificazione della normativa del settore”.
Per far fronte alle esigenze del settore, il testo unificato prevede oltre 60 milioni di euro, disponibili a partire dall’anno 2021.
Riordino e semplificazione
L’articolo 2 del testo risulta essere uno tra i più apprezzati ed importanti per il riassetto complessivo del comparto ittico. Come è stato osservato da diversi esponenti nelle audizioni alla Camera, la pesca per evolversi necessita di nuove norme al passo con i tempi e allo svecchiamento delle disposizioni esistenti. Alcuni commi di particolare interesse sono relativi all’adeguamento dei tipi di pesca al progresso tecnologico e le norme per favorire il ricambio generazionale a bordo delle navi della pesca costiera.
L’approvazione delle disposizioni delineate nella prima parte del testo, in relazione alla semplificazione amministrativa, sono particolarmente attese da imprenditori e operatori ittici anche in considerazione degli ostacoli alla crescita del settore quali: una legislazione europea particolarmente stringente, la diminuzione dei consumi interni in seguito alla crisi economica e la difficoltà di accesso al credito.
Fondo per lo sviluppo della filiera ittica
Per finanziare le iniziative di semplificazione e riordino in modo concreto, il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha previsto l’istituzione del Fondo per lo sviluppo della filiera ittica.
A partire dal 2021, con un budget di 3 milioni euro, il Fondo servirà per:
- stipulare convenzioni;
- attività di ricerca scientifica e tecnologica applicata alla pesca marittima;
- svolgimento di campagne di educazione alimentare e di promozione del consumo dei prodotti della pesca marittima;
- interventi mirati per favorire l’accesso al credito;
- attivazione di programmi di formazione professionale, anche a favore degli addetti operanti nell’intera filiera ittica, e di misure finalizzate alla tutela della salute e della sicurezza del personale imbarcato;
- progetti volti alla tutela, allo sviluppo e all’incremento sostenibile delle risorse ittiche autoctone.
Politiche sociali e tutela dell’occupazione
Un grande passo in avanti è rappresentato dall’estensione delle forme di integrazione salariale, previste per i lavoratori agricoli, ai lavoratori imbarcati su navi per la pesca marittima.
Una naturale conseguenza di questo provvedimento è la nascita del Fondo Pesca Cisoa (Cassa Integrazione salariale operai dell’Agricoltura), uno strumento ordinario di sostegno al reddito con una dotazione iniziale di 60 milioni di euro a decorrere dal 2021.
Le ragioni alla base dell’allargamento dei benefici agricoli al settore ittico sono principalmente due. In primis, sostenere il reddito dei lavoratori in caso di sospensione dell’attività di pesca derivante dall’indisponibilità per malattia del comandante o di altri membri d’equipaggio, e in secondo luogo garantire la stabilità occupazionale nel caso di sospensione dell’attività connessa ad interventi straordinari di manutenzione.
A proposito delle conseguenze concrete dei provvedimenti relativi alle politiche sociali, Federpesca ha affermato: “Tra gli elementi che rappresentano una sostanziale alterazione della concorrenza vi è certamente il sistema di sicurezza sociale che caratterizza il nostro impianto contrattuale e che riporta il giusto obbligo della corresponsione del minimo monetario garantito di cui al CCNL stipulato da Federpesca con le controparti sindacali. Un sistema adeguato al livello di sviluppo della nostra civiltà che però, in assenza di qualsiasi ammortizzatore sociale (essendo stata soppressa la CIGS in deroga), si traduce in un costo secco, allo stato non più sostenibile, per le imprese, anche in mancanza di operatività, quindi di produzione e di ricavi.”
In sintesi, i commenti principali di Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Pesca, a margine delle audizioni sul tema hanno riguardato “le proposte di integrazione a partire dalla tutela della salute e sicurezza sul lavoro. Proponiamo integrazioni a riguardo, visto che l’attività di pesca è tra le più rischiose e usuranti e manca ancora l’applicazione del Testo unico 81/2008, i cui decreti attuativi specifici devono ancora essere emanati. Resta inoltre aperta la questione annosa del riconoscimento delle malattie professionali e dell’inclusione della pesca, ai fini previdenziali, nell’elenco delle attività usuranti. Inoltre, abbiamo chiesto alla Commissione un intervento di modifica al codice della navigazione su quegli articoli (artt. 318 e 343) che a nostro parere sono oramai antitetici alle necessità reali del settore. Si tratta di obiettivi a nostro avviso irrinunciabili, che dovrebbero quantomeno impegnare il Governo ad adottare, con una delega, i relativi provvedimenti entro un anno e mezzo al massimo dall’approvazione della legge di riordino del settore”.
Altri aiuti considerati come interventi necessari ai lavoratori nel comparto della pesca sono: l’inquadramento previdenziale dei marittimi operanti su imbarcazioni da pesca inferiori alle 10 tonnellate, l’esenzione dall’imposta di bollo – già prevista per il settore agricolo - e la semplificazione in materia di licenze di pesca.
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Vendita diretta
Ad aumentare la competitività del mercato, in declino per effetto di una mancata attenzione alla sostenibilità economica e sociale, intervengono misure come la vendita diretta. Secondo l’articolo 9, gli imprenditori ittici e gli acquacoltori, singoli o associati, potranno vendere direttamente al consumatore finale e senza limiti quantitativi, anche in forma itinerante, i prodotti provenienti dall’esercizio della propria attività.
Quanto alla pesca del tonno rosso, definita dall’articolo 14, verrà emanato un decreto dal Mipaaf che offrirà nuove opportunità ai tanti pescatori sprovvisti di titolarità di quote individuali, salvaguardando la storicità e la valorizzazione della stessa per i singoli impianti e per le imbarcazioni titolari già di quote. Le misure previste sul tema si possono considerare come un volano per l’occupazione, soprattutto se inserite in una visione di filiera.
Associazionismo e cooperazione
Un punto che viene analizzato in più articoli del testo unificato riguarda la promozione della cooperazione e dell’associazionismo. Si amplia il raggio di collaborazione degli organismi, comprendendo quelli in forma societaria – consortile e quelle associazioni che nei tre anni precedenti hanno operato nel settore della piccola pesca.
A tal proposito, durante le audizioni, le associazioni Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Pesca hanno sottolineato un notevole apprezzamento nei confronti dell’articolo 11 sulla rappresentanza delle associazioni nazionali della pesca nelle Commissioni di riserva delle aree marine protette.
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