Bilancio UE post 2020: la nuova Politica di Coesione in chiave anti Covid
Alla luce della crisi generata dal Coronavirus, la Commissione UE propone di modificare le proposte per la Politica di Coesione post 2020 presentate due anni fa. Flessibilità e attenzione al Pilastro sociale dell'UE sono le direttrici chiave individuate da Bruxelles.
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La Politica di Coesione rivestirà un ruolo cruciale nella ripresa dalla crisi del Coronavirus, promuovendo la convergenza tra le regioni europee e facendo in modo che nessuno rimanga indietro. Così, uno della voci di bilancio più pesanti del Quadro finanziario pluriennale, da tempo oggetto di tentativi di ridimensionamento, torna al centro della scena in chiave anti-Covid.
Nell'immediato, attraverso il potenziamento dei Programmi operativi 2014-2020, nell'ambito dell'iniziativa REACT-EU appena presentata dalla presidente della Commissione UE Ursula Von Der Leyen, e ancora di più nel prossimo settennato, quando dovrà contribuire a finanziare misure di lungo termine per rendere più solide e resilienti le economie degli Stati membri.
Per questo, ha annunciato la numero uno dell'Esecutivo UE, le proposte per la Coesione 2021-2027 presentate due anni fa restano valide nell'impianto generale, ma devono essere riviste per garantire maggiore reattività nell'erogazione dei fondi UE e un sostegno adeguato ai settori e alle fasce della popolazione più colpiti dalla crisi.
> Per approfondire: Politica Coesione post 2020: le conclusioni del confronto partenariale italiano
Bruxelles rivede le priorità della Politica di Coesione post 2020
Sostegno a cittadini e aziende, creazione di solide basi per la ripresa dalla crisi del Coronavirus, ripristino dell'occupazione, promozione di un'economia resiliente basata sugli obiettivi gemelli della transizione verde e digitale. Questi gli obiettivi che la Commissione UE vuole mettere al centro delle nuove proposte per la Politica di Coesione 2021-2027, che era stata progettata prima della pandemia ed era ancora oggetto di negoziato tra le istituzioni UE.
Cambia la rilevanza di alcuni ambiti di intervento: assumono maggiore rilievo nel contesto dell'emergenza Coronavirus il sostegno ai settori della sanità, del turismo, delle PMI, dell'istruzione.
Allo stesso tempo, si rafforza il Pilastro Sociale, ad esempio con l'idea di vincolare gli Stati membri con un livello di disoccupazione giovanile al di sopra della media UE ad utilizzare almeno il 15% del Fondo sociale europeo Plus per l'inserimento dei giovani nel mercato del lavoro e di destinare almeno il 5% del FSE+ al contrasto della povertà infantile.
Flessibilità nella gestione dei fondi UE
L'altra novità, sul fronte governance, è che i programmi cofinanziati dai fondi strutturali europei dovrebbero operare in complementarietà con l'iniziativa REACT-EU – che aggiunge 55 miliardi alla Politica di Coesione 2014-2020 per coprire le esigenze più immediate degli Stati membri maggiormente colpiti dalle conseguenze del Covid - basandosi su regole più flessibili.
Bruxelles vorrebbe rendere possibile trasferire risorse tra gli strumenti e da un fondo strutturale all'altro in qualsiasi momento della programmazione, giustificando la modifica dell'Accordo di partenariato o del Programma operativo sulla base di specifiche necessità che verrebbero poi verificate dalla Commissione europea. I Paesi UE potrebbero inoltre utilizzare i fondi della Coesione 2021-2027 per la chiusura delle operazioni non completate durante il ciclo 2014-2020.
Prevista anche una revisione di medio termine, nel 2024, quando la Commissione riesaminerà gli stanziamenti della Politica di Coesione alla luce delle ultime statistiche disponibili, per valutare la necessità di adeguamenti al rialzo fino a 10 miliardi di euro per tutti gli Stati membri.
Un meccanismo di emergenza per le crisi
La Commissione propone inoltre di introdurre un meccanismo completo di risposta alle crisi così da consentire misure temporanee per l'utilizzo dei fondi europei in risposta a circostanze eccezionali e insolite.
Le circostanze ammesse sono quelle che rientrano nelle clausole definite nel Patto di stabilità e crescita e si riferiscono a una grave recessione economica dell'area dell'euro o dell'Unione nel suo insieme oppure a un evento insolito al di fuori del controllo dello Stato membro con gravi conseguenze sfavorevoli per le finanze pubbliche in uno o solo pochi Paesi UE.
La prima clausola - general escape clause - è stata utilizzata per la prima volta in risposta alla pandemia di Coronavirus, mentre la seconda - unusual event flexibility clause - è stata utilizzata alcune volte in passato, ad esempio a favore dell'Italia per tenere conto delle spese eccezionali connesse agli afflussi di rifugiati o a seguito dei terremoti.
Qualora ulteriori shock colpiscano l'Unione, quindi, nei prossimi anni diventerà possibile agire rapidamente, sul modello di quanto sperimentato con la Coronavirus Response Investment Initiative e la Coronavirus Response Investment Initiative Plus, allentando le condizioni per l'utilizzo dei fondi di Coesione e aumendo il tasso di cofinanziamento applicabile di 10 punti percentuali.
> Per approfondire: la proposta della Commissione per la Politica di Coesione post 2020