Sblocca stadi nel Dl Semplificazioni. I cantieri dei club di calcio italiani
Nella versione definitiva della legge di conversione del decreto Semplificazioni (legge n. 120-2020), in vigore da oggi, rientra anche la norma sblocca stadi, diretta ad accelerare gli interventi di adeguamento degli impianti sportivi nel Belpaese. Sono dieci i progetti di stadio, da realizzare ex novo o da rinnovare, già in cantiere.
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Inserita con un emendamento in sede di conversione in legge del decreto Semplificazioni, la norma "sblocca stadi", o salva-stadi, nasce con l'obiettivo di colmare il gap tra le strutture sportive presenti in Italia e quelle nel resto d'Europa.
Il provvedimento mira infatti a velocizzare gli interventi di modifica o di rifacimento ex novo degli impianti italiani, in deroga ad alcune prescrizioni paesaggistiche e culturali che richiedono l'ok della sovrintendenza.
I cantieri per gli stadi della Serie A
Attualmente nel nostro paese ci sono 10 progetti che interessano la Serie A: 5 sono progetti di rinnovamento di impianti già esistenti e 5 riguardano la costruzione di strutture ex novo.
I primi sono quelli relativi allo stadio dell'Atalanta, il Ferraris di Genova, il Tardini di Parma, il Mapei Stadium di proprietà del Sassuolo e infine il Mazza di Ferrara.
Per quanto riguarda le squadre che hanno in programma la costruzione di un nuovo stadio in lista ci sono:
- Milan e Inter con il nuovo San Siro;
- la Roma che, avviato il progetto oltre 3000 giorni fa, ha finalmente ottenuto il nulla osta al progetto per la costruzione dell'impianto di Tor di Valle;
- il nuovo stadio per i tifosi della Fiorentina;
- gli impianti per i club di Cagliari e Verona.
Dl Semplificazioni, come funziona la norma sblocca stadi
La norma sblocca stadi ha una triplice finalità: prevenire il consumo di suolo; rendere maggiormente efficienti gli impianti sportivi destinati ad accogliere competizioni agonistiche di livello professionistico; garantire l’adeguamento degli stadi agli standard internazionali di sicurezza, salute e incolumità pubbliche.
In base al testo, gli interventi possano essere realizzati superando le disposizioni in materia di tutela dei beni culturali e di tutela dei beni paesaggistici di notevole interesse pubblico, in particolare in deroga agli articoli 10, 12, 13, 136 e 140 del d.lgs. 42/2004 (Codice dei beni culturali e del paesaggio).
Più nello specifico, la deroga è possibile a condizione che sia garantito il rispetto degli specifici elementi strutturali, architettonici o visuali di cui sia strettamente necessaria, a fini testimoniali, la conservazione o la riproduzione anche in forme e dimensioni diverse da quella originaria.
Per poter iniziare i lavori, il proprietario o concessionario dell’impianto sportivo dovrà inviare una richiesta al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, che entro 90 giorni adotterà il provvedimento con l’indicazione degli elementi da conservare e tutelare e le modalità e forme di conservazione, "anche distaccata dal nuovo impianto sportivo, mediante interventi di ristrutturazione o sostituzione edilizia volti alla migliore fruibilità dell'impianto medesimo".
Il termine potrà essere prorogato di 30 giorni solo una volta e solo per l'acquisizione di documenti che non siano già in possesso della Sovrintendenza territorialmente competente. Decorso tale termine senza riscontro, il vincolo di tutela artistica, storica e culturale verrà meno e cesseranno gli effetti delle dichiarazioni di interesse culturale eventualmente già adottate.
Oltre alla procedura semplificata, la norma stabilisce che l’esigenza di tutelare gli impianti sportivi con un "valore testimoniale" soccomberà rispetto all’esigenza di messa in sicurezza e adeguamento agli standard internazionali e della sostenibilità economico-finanziaria.
Consiglio Nazionale Architetti contrario al salva stadi
La norma per l’adeguamento degli stadi allarma il Consiglio Nazionale Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori (CNAPPC) che parla della novità come "un precedente pericoloso per l’intero patrimonio storico artistico e culturale del nostro Paese". La preoccupazione espressa dal Consiglio è che se gli interventi attulamente si riferiscono solo agli impianti sportivi, un domani potrebbero essere estesi ad altre tipologie di edifici pubblici.
Il CNAPPC ha espresso la sua netta contrarietà sulla norma poiché "è assolutamente non condivisibile il principio di limitare il parere della Soprintendenza ad elementi puntuali dell’intero complesso, in quanto la liberalizzazione delle scelte progettuali relative alle parti non oggetto di tutela potrebbe avere pesanti ripercussioni negative anche sulle parti tutelate; il progetto architettonico infatti non è uno spezzatino, ma deve avere un linguaggio unitario".
Il Consiglio lamenta, inoltre, che i limiti ai tempi per il rilascio dei pareri dovrebbero essere accompagnati da un adeguato potenziamento dell’organico:"semplificare non significa bypassare le norme per carenza di organico, puntando, tra l’altro quasi esclusivamente sulla semplificazione degli appalti".
"La semplificazione non può essere disgiunta dalla ricerca della migliore qualità progettuale che si ottiene promuovendo concorsi di progettazione in due gradi. Riteniamo che il concorso di progettazione in due gradi sia oggi il sistema più rapido per la per la selezione del miglior progetto di architettura", conclude il CNAPPC.
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