Recovery Fund: le proposte di spesa degli stakeholder italiani
In che ambiti l'Italia, primo beneficiario del Recovery Fund, deciderà di investire questi fondi europei? Questa la domanda chiave al centro della consultazione pubblica organizzata dall’ufficio del Parlamento europeo in Italia a cui hanno partecipato gli onorevoli Dragoș Pîslaru (Renew, RO) ed Eider Gardiazabal Rubial (S&D, ES), insieme ad una serie di stakeholder italiani.
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Considerando il ruolo del Parlamento europeo, che ha potere di co-decisione con il Consiglio sulle norme che regolano l’accesso ai fondi del dispositivo per la ripresa e la resilienza, la consultazione dà voce agli stakeholders italiani, interessati a come verranno spese le risorse del Recovery Fund riservate all’Italia, fondamentali per uscire dalla crisi economica generata dalla pandemia da Covid-19.
Recovery Fund: i sei pilastri del PE
"L’obiettivo del piano di ripresa dell’UE non può essere semplicemente quello di far tornare il PIL ai livelli pre-crisi Covid", ha affermato l’eurodeputato Dragos Pîslaru, presentando la posizione di Strasburgo nel processo di negoziazione delle linee guida che regoleranno l’accesso al Next Generation EU.
Nel suo discorso, l'onorevole Pîslaru ha sottolineato come, oltre a concentrare le forze sui due pilastri fondamentali voluti da Bruxelles, ossia transizione verde e digitale, sarebbe più corretto parlare di un'ossatura composta da sei colonne portanti.
"Non ci può essere un'effettiva ripresa senza il sostegno a:
- Competitività: è fondamentale valorizzare l'imprenditorialità, soprattutto se si parla di micro, piccole e medi imprese, con azioni come il rafforzamento della catena del valore, miglioramento della qualità dell'ambiente lavoro. Questo punto permetterebbe, di riflesso, di acquisire maggiore leadership a livello globale;
- Coesione sociale: l'importanza della solidarietà l'abbiamo toccata con mano durante la crisi, con tanti giovani che hanno aiutato gli anziani e reti sociali che si sono attivate per fornire materiale sanitario. L’Europa vuole e deve sviluppare servizi per diminuire la povertà e rinforzare il sistema nel suo complesso;
- Resilienza istituzionale: per affrontare traumi in futuro, simili o peggiori dell'attuale pandemia, bisogna implementare la pubblica amministrazione e aumentare le capacità del sistema sanitario;
- Giovani: non è un caso che il dispositivo prenda il nome di Next Generation EU, ogni riforma e investimento devono avere una visione a lungo termine per le nuove generazioni. Un emendamento che si potrebbe proporre è che il 10% del Recovery and resilience facility (RRF) dovrebbe essere dedicato a questo pilastro".
Concludendo il suo intervento, l'eurodeputato ha sottolineato: "il dispositivo deve poggiare su principi solidi, perché senza fondamenta nulla sta in piedi. Fondamentale è che i soldi europei siano spesi da governi che traducono in realtà i valori europei".
In totale accordo con l'onorevole Pîslaru, l'onorevole Eider Gardiazabal Rubial ha aggiunto: "l’obiettivo fondamentale oggi è chiarire quali siano le priorità. I sei pilastri sono utili a coprire tante macroaree. Si tratta di avere massima chiarezza e di essere il più veloci possibili nelle trattative con il Consiglio".
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Recovery plan: le proposte degli stakeholder italiani
In un cappello introduttivo il responsabile del Parlamento europeo in Italia, Carlo Corazza, ha definito il Recovery and resilience facility (RRF) come uno "strumento chiave per la ripartenza che si poggia su due pilastri: investimenti strategici e riforme", ricordando che "i primi senza i secondi non danno risultati effettivi per raggiungere la competitività e la transizione digitale ed energetica attesa".
Totale adesione dimostrata da tutti i partecipanti alla consultazione rispetto alla visione dei sei pilatri strategici dell'onorevole Pîslaru.
Tra le tante le proposte emerse dal dibattito tra PE e stakeholder emerge quella di Maria Bianca Farina, Presidente di ANIA che ha affermato: "Vorrei far presente che un Paese come il nostro con un territorio fragile, deve raccogliere l'occasione del Recovery fund per finanziate misure di prevenzione contro le catastrofi naturali, come parte delle azioni che rientrano nel Green Deal. Inoltre, evidenzierei la necessità per il futuro di dotarci di un sistema assicurativo efficiente per preservarci dai rischi pandemici".
Vari spunti di rilessione sono stati enunciati da Sergio Gatti, direttore generale di Federcasse – BCC, tra questi a proposito del territorio:
- un focus sugli incentivi, dal punto di vista burocratico-fiscale, agli investimenti in prevenzione e reazione alle catastrofi naturali dovute a cambiamento climatico riservato alle PMI;
- creazione di un registro elettronico centralizzato europeo sul tema sostenibilità, che contenga informazioni su ESG delle imprese, micro, piccole e medie;
- un grande piano di formazione pluriennale, una sorta di Erasmus per la PA che aumenterebbe la capacità di resilienza e fornirebbe nuove competenze per i funzionari e i dirigenti pubblici.
Sul tema credito, i focus principali sono stati dedicati al rinvio di Basilea 4 (accordo stipulato nel 2017, di un processo avviatosi nel 2010), in secondo luogo la revisione della disciplina dei Non Performing Loans (NPL) alla luce della crisi attuale.
Sulla stessa scia degli interventi di Farina e Gatti, Federico Cornelli di ABI si è soffermato sullo sviluppo della regolamentazione del credito, sottolineando che "la questione dei NPL è estremamente complessa, quindi, in termini di transizione verde si potrebbe pensare all' introduzione di un fattore di sostegno sociale nei parametri per i crediti".
"Importante il tema del credito, se consideriamo che le PMI sono l’ossatura del nostro paese. L’Italia deve diminuire gli sprechi e il debito pubblico, affrontando contestualmente una politica di rafforzamento economico, modificando anche le politiche relative al lavoro (prendendo ad esempio le azioni messe in pratica in Francia per ridurre la pressione fiscale). Speriamo che l'Italia sappia usare i fondi senza dispersioni, con attenzione alle linee guida specifiche fornite da Commissione UE. Non vorremmo una polverizzazione di progetti ma interventi concreti/mirati, dato che siamo già in ritardo su questo profilo", ha spiegato Alberto Marchiori di Confcommercio.
Altre iniziative interessanti sotto i riflettori durante la consultazione a proposito:
- di non si trascurare la dimensione dei progetti europei di larga scala (Alberto Mazzola di Ferrovie dello Stato),
- di prevedere deroghe per gli aiuti di stato e semplificazione delle procedure (Luigi Scordamaglia di Coldiretti),
- di avere un approccio partecipativo e lavorare per una digitalizzazione più vasta al fine di riqualificare le aree rurali oggi sguarnite di servizi (Alessandra De Santis presidente di CIA - Confederazione italiana agricoltori).
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