Recovery Fund: quando, come e per cosa l'Italia spendera' i fondi UE?
Dal Recovery fund arriveranno all'Italia complessivamente 209 miliardi tra prestiti e sovvenzioni. Ma quando, come e per quali investimenti il Belpaese, primo beneficiario dello strumento, potrà utilizzare questi fondi europei? Ecco una panoramica su strategia e ipotesi di spesa del Governo e le anticipazioni del ministro Amendola sul calendario dei lavori.
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"La Commissione UE è pronta a recepire i piani dal 15 ottobre per autorizzare l'erogazione del Recovery Fund, ma l'interlocuzione tecnica con l'Italia è già iniziata", ha spiegato il ministro per gli Affari europei, Enzo Amendola, in audizione alla commissione del Senato per le politiche UE sull'esito del Consiglio europeo del 17-21 luglio che ha condotto all'intesa tra i 27 sullo strumento per la ripresa Next Generation EU e sul bilancio pluriennale dell'UE 2021-2027.
Presentando il Piano nazionale per la ripresa alla Commissione europea entro ottobre, insieme alla legge di Bilancio, anziché alla chiusura della finestra del 30 aprile 2021, l'Italia potrebbe accedere a un'anticipazione di 20 miliardi già quest'anno, ha chiarito il ministro.
Cos'è Next Generation EU
Per lo strumento per la ripresa dalla pandemia, ribattezzato Next Generation EU, la Commissione UE ha proposto il 27 maggio una dotazione di 750 miliardi, confermata prima dalla scatola negoziale del presidente del Consiglio europeo Charles Michel e poi dai leader UE al termine del Vertice. Rispetto alla proposta della Commissione, però, cambia la composizione del pacchetto: non più 500 miliardi di sovvenzioni e 250 di prestiti, ma 390 miliardi di sovvenzioni e 360 di prestiti.
Le risorse saranno assegnate a sette programmi:
- lo Strumento per il recupero e la resilienza (RFF), il Recovery fund in senso stretto, che potrà contare su 672,5 miliardi di euro di cui prestiti 360 miliardi e sovvenzioni per 312,5 miliardi,
- ReactEU, il meccanismo ponte tra l'attuale Politica di Coesione e i programmi 2021-27, con una dotazione di 47,5 miliardi;
- Horizon Europe, il programma per la ricerca e l'innovazione, cui vengono assegnati 5 miliardi;
- InvestEU, che unisce tutti gli strumenti finanziari UE in continuità con il Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS) del Piano Juncker, cui sono destinati 5,6 miliardi;
- i Programmi di Sviluppo Rurale (PSR), nell'ambito della Politica agricola comune, cui vanno 7,5 miliardi;
- il Just Transition Fund, il Fondo per la transizione equa che sostiene l’uscita dai combustibili fossili nelle regioni europee che più ne dipendono, con 10 miliardi;
- il meccanismo di protezione civile dell'Unione RescEU, con risorse per 1,9 miliardi.
Il capitale raccolto sui mercati finanziari sarà rimborsato entro il 2058, come proposto dalla Commissione.
Recovery Fund: quanti fondi vanno all'Italia
Nello schema attuale, l’Italia riceverà 209 miliardi di euro, il 28% delle risorse totali previste da Next Generation EU.
In particolare, resta fissato a 81,4 miliardi di euro l’ammontare di trasferimenti, i cosiddetti grants, destinati all’Italia, mentre aumenta in modo significativo - per una cifra pari a circa 36 miliardi di euro - la componente di prestiti disponibili, che arriva così a 127 miliardi di euro.
Oltre alla componente principale di Next Generation EU, cioè la Recovery and Resilience Facility (potenziata a 672,5 miliardi di euro dai 560 miliardi proposti dalla Commissione Europea), giocheranno un ruolo importante anche due strumenti:
- InvestEU, che sosterrà gli investimenti privati e si può considerare l’erede del piano Juncker per gli investimenti di cui l’Italia si è tra l’altro dimostrata tra i principali beneficiari;
- ReactEU, grazie al quale potranno essere proseguiti gli interventi anti-Covid a favore del sistema sanitario e a sostegno del reddito dei lavoratori e della liquidità delle imprese.
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Quando saranno disponibili i fondi UE?
I fondi europei riservati all'Italia potranno essere impegnati fino al 31 dicembre 2023.
Il 70% di queste risorse saranno disponibili tra il 2021 e il 2022 e i relativi pagamenti, legati allo svolgimento dei progetti definiti all’interno dei Piani nazionali per la ripresa, saranno disponibili fino alla fine del 2026, quando l’Unione interromperà l’emissione di titoli e inizierà il periodo di restituzione da parte degli Stati membri.
E’ previsto, inoltre, un prefinanziamento del 10%: un anticipo del budget che arriverà sempre nel 2021, ma prima delle altre risorse.
Questa dotazione potrà essere utilizzata anche retroattivamente anche per coprire spese sostenute a partire da febbraio 2020, a condizione che si tratti di voci di costo coerenti con gli obiettivi del Piano per la ripresa.
A questo proposito il Governo ha già approvato uno scostamento di bilancio da 25 miliardi e sta progettando una manovra estiva per attivare una serie di interventi, soprattutto sul fronte lavoro, grazie alla copertura delle risorse UE.
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Come funziona l'iter di approvazione dei Recovery plan
L'Italia, come tutti gli Stati membri dell'UE, deve preparare un Recovery Plan nazionale, un piano triennale (2021-2023) che verrà presentato in autunno che, anche se giudicato idoneo, sarà successivamente riesaminato e adattato nel 2022 per tener conto della ripartizione definitiva dei fondi per il 2023. Il piano dovrà essere in linea con le raccomandazioni di Bruxelles, che lo valuterà entro due mesi dalla presentazione, cioè orientativamente tra novembre e dicembre.
A proposito della valutazione, verrà riconosciuto un punteggio più alto per quanto riguarda i criteri della coerenza con le raccomandazioni specifiche per Paese nell'ambito del Semestre europeo. Nello specifico, sarà fondamentale per raggiungere un esito positivo anche l'effettivo contributo alla transizione verde e digitale.
Su proposta della Commissione, il Piano dovrà poi essere approvato a maggioranza qualificata dal Consiglio. Ai fini del rilascio dei fondi, si terrà conto del parere del Comitato economico e finanziario. Qualora il Comitato non riesca a raggiungere il consenso, verrà attivata la procedura che la stampa ha definito come freno d'emergenza: uno o più Stati membri, in via eccezionale, possono dire che ci sono "gravi scostamenti dal soddisfacente conseguimento dei pertinenti target intermedi e finali" e chiedere di portare la questione al Consiglio europeo.
Il criterio per la ripartizione dei fondi è doppio. Per il denaro che verrà erogato nel 2021 e nel 2022, il calcolo verrà effettuato in base al tasso di disoccupazione relativa al periodo 2015-2019; mentre per il 2023 l'assegnazione avverrà sulla base della perdita di Pil reale nel periodo 2020-2021.
Amendola, piano riforme Bruxelles entro ottobre 2020
A proposito delle tempistiche che il nostro Paese dovrebbe rispettare, il ministro Amendola ha spiegato che l'obiettivo dell'Esecutivo è "presentare il Piano nazionale per la ripresa alla Commissione europea entro ottobre, insieme alla legge di Bilancio, e non aspettare fino alla chiusura della finestra del 30 aprile 2021", in modo da poter accedere del 10% (si tratta di circa 20 miliardi di euro) già quest’anno.
Nel corso dell'audizione in Senato, il ministro ha ricordato che il CIAE, il Comitato interministeriale per gli affari europei che redigerà il piano di riforma da presentare a Bruxelles, ha già effettuato diverse riunioni analizzando i regolamenti europei e i piani da predisporre. Questo organo, inoltre, lavorerà su schede di progetto, con l'affiancamento anche di gruppi composti da esperti economisti. Tutti i contributi che verranno dalle realtà locali e settoriali verranno messi a sistema, insieme a quelli provenienti dal Parlamento.
Quindi, prossimo step nell'iter di presentazione del Piano nazionale per la ripresa è la consegna delle schede tecniche. Il Comitato si riunirà quasi giornalmente per tutto agosto per preparare l’ossatura del piano. Intorno a fine agosto sarà poi una riunione alla presenza del premier Giuseppe Conte e del ministro dell’Economia Roberto Gualtieri a trarre le fila del lavoro agostano.
"Riforme e investimenti" saranno i due grandi obiettivi del Recovery Plan italiano per accedere ai fondi UE. Oltre 200 miliardi di euro, 81 miliardi di sussidi e 127 miliardi di prestiti, che serviranno a realizzare un "sistema più forte e più resiliente", a cominciare dalle riforme della pubblica amministrazione e della giustizia. E poi ancora "l'inclusione sociale, la necessità di ricucire le fratture geografiche con infrastrutture materiali e immateriali, e fratture sociali, come l'occupazione femminile o l'abbandono scolastico". Inoltre, ha aggiunto Amendola, "dobbiamo aver presente anche politiche a lunga durata" come "l'innovazione digitale e l'economia sostenibile".
Le ipotesi di spesa dei fondi UE
L'ipotetica mappa dell’utilizzo degli aiuti europei messi a disposizione dal Recovery fund dovrebbe prevedere 9 punti e 137 progetti.
Tra i temi d'interesse nella potenziale strategia italiana ci sono:
- le infrastrutture, a partire dall’alta velocità ferroviaria al Sud, che oggi non va oltre Salerno;
- la digitalizzazione del Paese, che significa sia dare una scossa alla pubblica amministrazione sia sciogliere definitivamente il nodo della rete in fibra ottica;
- la riforma degli ammortizzatori sociali, soprattutto per quanto riguarda la semplificazione del meccanismo di Cassa integrazione governata oggi da regole troppo complesse. Si pensa ad una possibile estensione della CIG che arrivi a coinvolgere anche i lavoratori atipici, dai contratti a termine ai collaboratori che oggi sono meno protetti. Il Recovery fund potrebbe portare anche alla creazione di un’agenzia separata per gestire la cassa integrazione;
- il capitolo fisco, che potrebbe essere aperto grazie ai soldi comunitari che renderebbero disponibili fondi nazionali altrimenti da utilizzare in modo diverso. Due le alternative su questo argomento: un piano A in linea con Bruxelles, e cioè un nuovo taglio delle tasse sul lavoro. E un piano B meno conforme alle direttive UE ma sul quale c’è una certo fervore politico: il taglio dell’Iva per gli acquisti con carta di credito e bancomat, dunque in chiave anti evasione fiscale.
A questi argomenti si aggiungono altri aiuti a settori come quello sanitario, la scuola e l’università, gli investimenti per la transizione verso l’economia green, la coesione territoriale con un sistema fiscale di vantaggio per gli imprenditori del Mezzogiorno, e la diminuzione del peso della voce pensioni sul totale della spesa pubblica.
Gentiloni sulle sfide del futuro
Paolo Gentiloni, Commissario Europeo agli Affari economici, reduce dal primo incontro sul tema della ripartizione delle risorse del Recovery Fund delinea una panoramica del periodo attuale. "Se da un lato possiamo rallegrarci dei risultati ottenuti dalle istituzioni europee e approvate nel Vertice del Consiglio UE di lunedì, dall’altro dobbiamo essere consapevoli della difficoltà in cui ci troviamo. La situazione economica è ancora caratterizzata da una forte incertezza, infatti, nonostante l’attività economica sia in ripresa, tra le famiglie si riscontra ancora una certa riluttanza ad affrontare spese di un certo peso".
Non manca però una nota positiva, poiché non si parla solo del clima di incertezza, ma anche della decisione senza precedenti di dotare l’UE di un debito comune. "La Commissione nei prossimi mesi e nel 2021 andrà nei mercati per raccogliere 900 miliardi diventando principale emettitore di titoli di debito. Questa sarà una carta importante e darà impulso al ruolo dell’euro. Si parla da anni di impegno comune, per questo la condizione attuale è talmente straordinaria da essere estremamente complessa", ha spiegato Gentiloni.
Adesso si passa ad una fase successiva, quella di approvazione dei piani di ripresa da parte dei Parlamenti nazionali. In Italia avremo una duplice urgenza:
- la necessità di andare sui mercati a raccogliere le risorse, quindi le prime emissioni saranno fatte a fine settembre - inizio ottobre con il fondo SURE;
- la costruzione dei programmi, con dimensioni senza precedenti.
Per far ciò, Gentiloni ha spiegato che è stata messa in piedi una task force, un gruppo tecnico di lavoro che ogni Paese membro dell'UE dovrà predisporre. "Decine di persone che si occuperanno di questi piani, in Italia, avranno il proprio focus su tre dimensioni prioritarie: sanità e coesione sociale; green economy e transizione digitale".