Cosa prevede la revisione della Direttiva UE sull’efficienza energetica
Con la pubblicazione sulla Gazzetta europea, la nuova Direttiva efficienza energetica (EED) entrerà in vigore il 10 ottobre 2023. In tal modo va a dama una delle tessere del puzzle del Pacchetto Fit for 55, che mira a raggiungere gli obiettivi climatici e ad assicurare una maggiore autonomia dell’UE nel campo energetico.
Cosa prevede la nuova direttiva rinnovabili
Il tema è di quelli destinati a cambiare notevolmente il volto dell’Unione europea e dei suoi Stati membri. Assieme alle rinnovabili una delle strade maestre per rendere l’UE climaticamente neutrale e geopoliticamente indipendente passa, infatti, anche dalla capacità di aumentare i livelli di efficienza energetica del continente.
Un percorso che chiama in causa numerosi settori, interessi e priorità nazionali. Non sorprende, quindi, che l'iter di approvazione della nuova Direttiva sull'efficienza energetica sia durato un paio di anni. Alla fine, però, gli organismi europei hanno trovato la quadra del cerchio, concordando un testo che fissa target per lo più mediani tra le richieste del Consiglio e quelle del Parlamento europeo.
- La cronistoria della rifusione della Direttiva EED
- I contenuti della nuova Direttiva EED
- Il negoziato sulla nuova Direttiva EED
La cronistoria della rifusione della Direttiva europea sull'efficienza energetica
Prima di ripercorrere brevemente le tappe che hanno portato alla nuova Direttiva, vale la pena puntualizzare che in realtà non si tratta di una “nuova direttiva tout court”, ne di una semplice modifica. Tecnicamente, infatti, la procedura prescelta è stata quella di una “rifusione” della Direttiva efficienza energetica, tecnica che contribuisce a semplificare la legislazione dell'Unione consentendo l'adozione di un unico testo legislativo, che contemporaneamente effettua la modifica desiderata, codifica tale modifica e le precedenti, così come le disposizioni invariate dell'atto precedente e abroga tale atto e atti modificativi precedenti.
Chiarito ciò, il percorso per aggiornare la Direttiva europea sull'efficienza energetica (Energy Efficiency Directive, EED) è stato avviato con l’adozione del Pacchetto Fit for 55 il 14 luglio 2021 da parte della Commissione europea. Tra le varie misure legislative messe in campo per raggiungere gli obiettivi climatici europei, infatti, la Commissione ha previsto anche la rifusione della EED, al fine di fissare obiettivi più ambiziosi e stringenti nel campo dell'efficienza energetica.
Sul tema è intervenuto, poi, anche RepowerEU, il Piano adottato a maggio 2022 dalla Commissione per aumentare la capacità energetica dell’UE. Lo scoppio della guerra in Ucraina, infatti, ha imposto la necessità di smarcarsi rapidamente dalla dipendenza energetica dalla Russia, innalzando al 45% l'obiettivo 2030 per le rinnovabili. In tale contesto RepowerEU è intervenuto anche sulla EED, alzando i target sui consumi massimi di energia primaria (PEC) e finale (FEC).
Nel corso del 2022 Parlamento e Consiglio hanno quindi proceduto a definire le proprie posizioni negoziali, in vista dei triloghi che si sono conclusi nell'estate 2023 quando prima il Parlamento (l'11 luglio) e poi il Consiglio (il 25 luglio) hanno approvato il testo finale della Direttiva, emerso dal negoziato. La nuova Direttiva EED è stata quindi pubblicata sulla Gazzetta ufficiale europea del 20 settembre ed entra in vigore il 10 ottobre 2023.
Cosa prevede la nuova direttiva sull’efficienza energetica (EED)
In linea complessiva, rispetto alla Direttiva EED del 2018, la nuova Direttiva sull'efficienza energetica porta ad un innalzamento di diversi target e obiettivi.
Il principio “energy efficiency first” raggiunge una definizione giuridica
Per far ciò, la nuova EED introduce anzitutto una definizione giuridica e operativa del principio "l'efficienza energetica prima di tutto" e ne specifica l'ambito di applicazione. Infatti, anche se tale principio era già incluso nella EED 2018, senza una definizione giuridica specifica esso si è rivelato di difficile attuazione. Con la nuova Direttiva, invece, il principio si applicherà d'ora in poi ai sistemi energetici e a tutti i settori non energetici che incidono sui consumi energetici e sull'efficienza energetica; ai processi di appalto pubblico (appalti e concessioni) di un certo valore; e sistemi di trasformazione, trasmissione e distribuzione dell'energia.
In tale contesto, la Direttiva chiede agli Stati di monitorare l'effettiva applicazione del principio, con un occhio particolare anche alle modalità per affrontare l’impatto sulla povertà energetica.
Nuovi target sui risparmi energetici
Uno dei pilastri della nuova Direttiva EED sono i nuovi obiettivi di efficienza energetica fissati per l'UE, chiamata a garantire collettivamente un'ulteriore riduzione del consumo di energia finale a livello dell'UE dell'11,7% entro il 2030, rispetto alle previsioni di consumo energetico per il 2030 formulate nel 2020.
Ciò si traduce in un limite massimo al consumo di energia finale dell'UE pari a 763 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio e a 993 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio per il consumo primario.
Il limite per il consumo finale (cioè dell'energia consumata dagli utilizzatori finali) sarà vincolante per gli Stati membri a livello collettivo, mentre l'obiettivo per il consumo di energia primaria (che comprende cioè anche ciò che viene utilizzato per la produzione e la fornitura di energia) sarà indicativo. Tale impostazione (vincolante a livello UE ma indicativa a livello nazionale) riflette la continua resistenza di alcuni Stati membri a fissare obiettivi nazionali vincolanti. Tuttavia, gli Stati membri saranno chiamati ad adottare ulteriori misure di efficienza entro un anno se l'analisi della Commissione dovesse concludere che esse non sono in linea con la traiettoria indicativa che dovrebbero seguire al fine di conseguire un maggiore risparmio energetico.
Nuovi target sui consumi massimi
Altra colonna portante della nuova Direttiva EED è rappresentata dai nuovi limiti massimi che l'UE dovrà rispettare nel campo del consumo di energia finale (Final Energy Consumption FEC) e nel campo del consumo di energia primaria (Primary Energy Consumption, PEC).
Entro il 2030, infatti, la nuova Direttiva prevede le seguenti soglie massime:
- il FEC non potrà superare i 763 Mtep (milioni di tonnellate di petrolio equivalente),
- mentre il PEC non dovrà eccedere i 992,5 Mtep.
Per avere un’idea della portata della novità, basta prendere in considerazione i livelli fissati dalla Direttiva del 2018. Attualmente, infatti, il FEC si attesta sui 826 Mtep, mentre il PEC ha come soglia massima 1128 Mtep.
I nuovi valori previsti dalla Direttiva revisionata sono, in realtà, ancora più bassi rispetto alla proposta iniziale della Commissione di luglio 2021. Lo scoppio della guerra in Ucraina, infatti, ha portato la Commissione ad abbassare ulteriormente i massimali come sopra, tramite il piano RepowerEU.
Il ruolo del settore pubblico per l’efficienza energetica
La nuova direttiva EED rafforza anche le disposizioni sul ruolo di guida che il settore pubblico sarà chiamato ad assumere nel campo dell'efficienza energetica. D’ora in avanti, infatti, gli Stati membri dovranno garantire che:
- la Final Energy Consumption (FEC) di tutti gli enti pubblici (considerati nel loro insieme) sia ridotta di almeno l'1,9% all’anno;
- almeno il 3% della superficie coperta utile totale degli edifici riscaldati e/o raffrescati di proprietà dei suoi enti pubblici sia ristrutturato ogni anno per trasformarli in edifici a emissioni zero o quanto meno in edifici a energia quasi zero.
Il ruolo di capofila affidato al settore pubblico per l'efficienza energetica del patrimonio immobiliare è una novità significativa rispetto alla Direttiva del 2018. L'attuale EED, infatti, ad oggi non prevede riduzioni vincolanti del consumo di energia per il settore pubblico nel suo insieme. La nuova EED, invece, estende i vincoli a tutti gli enti pubblici, compresi gli edifici del governo locale e regionale. Nel caso però di Comuni con meno di 50mila o 5mila abitanti, gli obblighi scattano rispettivamente a fine 2026 e a fine 2029.
Gli obblighi di risparmio energetico
La nuova direttiva EED modifica anche le disposizioni sugli obblighi di risparmio energetico (energy saving obligations, ESO), prevedendo nuovi risparmi annui pari:
- dal 1 gennaio 2021 al 31 dicembre 2023, allo 0,8 % del consumo annuo medio di energia finale realizzato nel triennio precedente il 1o gennaio 2019;
- dal 1 gennaio 2024 al 31 dicembre 2025, all'1,3 % del consumo annuo medio di energia finale realizzato nel triennio precedente il 1o gennaio 2019;
- dal 1 gennaio 2026 al 31 dicembre 2027, all'1,5 % del consumo annuo medio di energia finale realizzato nel triennio precedente il 1o gennaio 2019;
- dal 1 gennaio 2028 al 31 dicembre 2030, all'1,9 % del consumo annuo medio di energia finale realizzato nel triennio precedente il 1o gennaio 2019.
Data center e diritti dei consumatori
Altre due novità dalla Direttiva EED refusa interessano da un lato i data center e dall’altra i consumatori finali di energia.
Nel primo caso, infatti, il testo aggiornato della Direttiva prevede che gli Stati membri impongano ai titolari e ai gestori di centri dati sul loro territorio con una domanda di potenza di tecnologia dell'informazione (IT) installata pari ad almeno 500 kW di rendere pubbliche tali informazioni.
Nel secondo caso, invece, il testo prevede nuove disposizioni che conferiscono ai consumatori dell'UE alcuni diritti contrattuali di base per il riscaldamento, il raffreddamento e la fornitura di acqua calda sanitaria. Sempre su questo fronte, inoltre, la Direttiva prevede - ove possibile - anche l'installazione di contatori individuali che siano leggibili da remoto.
Fondo nazionale per l'efficienza energetica, finanziamento e supporto tecnico
Last but not least, la Direttiva interviene sul fronte delle misure di sostegno che ciascuno Stato dovrebbe mettere in atto. La Direttiva infatti prevede che gli Stati membri agevolino “l'istituzione di strumenti finanziari, o il ricorso a quelli esistenti, per misure di miglioramento dell'efficienza energetica volte a massimizzare i vantaggi di molteplici canali di finanziamento e della combinazione di contributi, strumenti finanziari e assistenza tecnica”.
In particolare gli Stati possono istituire un Fondo nazionale per l’efficienza energetica che dovrà sostenere “l'attuazione delle misure, in via prioritaria presso i clienti vulnerabili, le persone appartenenti a famiglie a basso reddito, le persone in condizioni di povertà energetica e, se del caso, le persone che vivono negli alloggi sociali. Tale sostegno comprende il finanziamento di misure di efficienza energetica a favore delle PMI al fine di stimolare e mobilitare finanziamenti privati per le PMI”.
Il negoziato sulla rifusione della Direttiva efficienza energetica (EED)
Il percorso che ha portato alla sua adozione ha previsto una serie di step che sono partiti dalla proposta della Commissione, poi analizzata e modificata sia dal Consiglio sia dal Parlamento e infine dai successivi negoziati tra gli organi europei che hanno portato all'accordo pubblicato sulla GUE del 20 settembre 2023.
La posizione negoziale del Consiglio sulla proposta di rifusione della Direttiva efficienza energetica
Il primo organo UE ad esprimersi sulla rifusione della EED è stato il Consiglio che il 27 giugno 2022 aveva adottato la propria posizione negoziale caratterizzata come al solito da un gioco generalmente al ribasso su target e obiettivi.
Per quanto riguarda gli obblighi di risparmio energetico, il Consiglio aveva ad esempio concordato il seguente, graduale aumento dell'obiettivo di risparmio energetico per il consumo di energia finale. Gli Stati membri garantirebbero, infatti, risparmi pari:
- all'1,1% del consumo annuo finale di energia a partire dal 1º gennaio 2024;
- all'1,3% a decorrere dal 1º gennaio 2026;
- all'1,5% dal 1º gennaio 2028 al 31 dicembre 2030, con la possibilità di riportare al periodo successivo un massimo del 10% dei risparmi in eccesso.
Sul punto, inoltre, il Consiglio aveva incluso la possibilità di contabilizzare nel calcolo ai fini del conseguimento dell'obiettivo i risparmi energetici realizzati attraverso le tecnologie di combustione di combustibili fossili nel solo settore industriale in casi debitamente giustificati, confermati da audit energetici.
In merito, invece, al nuovo ruolo propulsore del settore pubblico dell'efficienza energetica del patrimonio immobiliare, il Consiglio aveva previsto l'obbligo specifico di conseguire una riduzione annuale del consumo energetico dell'1,7% o, in alternativa, almeno dell'1,9% ogni anno se si escludono i trasporti pubblici o le forze armate, che sarebbe stato vincolante quattro anni dopo l'entrata in vigore del regolamento, iniziando gradualmente con i comuni più grandi. Inoltre, il Consiglio aveva convenuto che gli Stati membri sarebbero stati tenuti a ristrutturare ogni anno almeno il 3% della superficie totale degli immobili di proprietà degli enti pubblici.
Infine per quanto concerne la disposizione sulla trasparenza del consumo energetico dei centri dati, il Consiglio aveva previsto l’obbligo, per tali centri, di pubblicare informazioni sul loro consumo energetico ogni anno a partire dal 2024.
La posizione del Parlamento europeo sulla rifusione della Direttiva efficienza energetica
Il 14 settembre 2022 è stata la volta, invece, del Parlamento europeo, aumentando invece l'obiettivo UE per la riduzione del consumo di energia finale e primaria.
Nel testo approvato, infatti, il PE aveva chiesto ai Paesi UE di garantire collettivamente, entro il 2030, una riduzione del consumo di energia finale (FEC) di almeno il 40% e di almeno il 42,5% del consumo di energia primaria (PEC), rispetto ai dati del 2007. Ciò sarebbe corrisposto rispettivamente a 740 e 960 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (Mtep) per il consumo finale e primario di energia. Per raggiungere questi obiettivi, gli Stati membri avrebbero dovuto stabilire i contributi nazionali vincolanti, accompagnati da tappe fondamentali per il 2025 e il 2027.
Per quanto concerne, invece, il ruolo del settore pubblico, il PE avrebbe voluto obiettivi più ambiziosi. Secondo l'Eurocamera, infatti, gli enti pubblici avrebberp dovuto ridurre la loro FEC del 2% ogni anno negli edifici di loro proprietà o in affitto.
Consulta la versione definitiva della Direttiva efficienza energetica - GUE del 20.09.2023
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