Manovra 2024, investimenti pubblici: spesa sbilanciata sul Ponte sullo Stretto
Gli investimenti pubblici previsti dalla Manovra 2024 sono sbilanciati verso la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina. Un dato che frena l’effetto di volano per la crescita svolto solitamente dagli investimenti pubblici e che, paradossalmente rispetto alla localizzazione del Ponte al Sud, rischia di acuire il divario di competitività proprio delle regioni meridionali che continuano a restare indietro sul piano dei trasporti e delle infrastrutture.
Cosa prevede la Manovra 2024 per imprese e famiglie?
E’ questa la fotografia che emerge sostanzialmente dalla lettura congiunta dei dossier di analisi e valutazioni sulla Manovra 2024, redatti da organismi molto diversi tra loro come l’ANCE e la Corte dei Conti.
Nel corso delle audizioni sul Ddl di bilancio 2024, infatti, sia l’Associazione nazionale dei costruttori edili che i magistrati contabili hanno espresso sostanziali perplessità sull’impianto complessivo delle misure relative agli investimenti pubblici, acuite anche dall'ulteriore interrogativo sulle fonti di finanziamento alternative al PNRR che dovessero essere necessarie, qualora Bruxelles approvasse la proposta italiana di modifica al Piano.
Cosa prevede la Manovra 2024 per gli investimenti pubblici?
Ad illustrare bene la struttura complessiva prevista dalla Legge di bilancio 2024 in materia di investimenti pubblici è il grafico redatto dall’ANCE relativo agli effetti finanziari derivanti dalle risorse per le infrastrutture nell’arco temporale 2024-2026.
La Manovra 2024, spiega l'Associazione, “dispone nuovi stanziamenti per circa 13,3 miliardi di euro nel periodo 2024-2038, di cui 4,1 miliardi per il triennio 2024-2026. Gli stanziamenti triennali risultano destinati per oltre 3/4 alla realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina. Tale quota raggiunge l’87% dei fondi stanziati se si considera la totalità degli stanziamenti pluriennali previsti fino al 2038”. “La Relazione Tecnica al DDL - prosegue quindi la nota ANCE - consente di quantificare gli effetti di tali nuovi stanziamenti sul livello degli investimenti in circa 3,7 miliardi nel triennio 2024-2026. La metà di tali maggiori investimenti è imputabile al Ponte sullo Stretto”.
Testo alla mano emerge in effetti che, nelle more dell’individuazione di ulteriori fonti di finanziamento atte a ridurre l’onere a carico del bilancio statale, il comma 1 dell’articolo 56 della Manovra 2024 autorizza la spesa complessiva di 11,63 miliardi di euro per il periodo 2024-2032 a favore del Ponte sullo Stretto di Messina, prevedendo che, con apposite delibere CIPESS, sia attestata la sussistenza di eventuali ulteriori risorse e ridotta corrispondentemente la predetta autorizzazione di spesa.
Alla luce delle somme destinate al Ponte, la lista degli altri principali investimenti pubblici per le infrastrutture è presto fatta. Si tratta:
- del rifinanziamento del Fondo per la progettazione degli enti locali gestito dal Viminale, con 300 milioni di euro nel triennio 2024-2026 (articolo 81);
- di un Fondo per il finanziamento di un Programma di mitigazione strutturale della vulnerabilità sismica degli edifici pubblici, con una dotazione complessiva per il periodo 2024-2028 pari a 285 milioni di euro (articolo 71);
- di 250 milioni di euro (anni 2024-2028) destinati a sostenere gli investimenti delle Regioni a statuto ordinario per la realizzazione ad esempio di opere di messa in sicurezza degli edifici e del territorio, di interventi di viabilità e per la messa in sicurezza e lo sviluppo di sistemi di trasporto pubblico, nonché di interventi per la rigenerazione urbana e la riconversione energetica verso fonti rinnovabili (articolo 78).
A questi fondi si aggiungono poi le risorse per una serie di infrastrutture specifiche (ad esempio il Terzo Valico dei Giovi), le risorse per il caro materiali, oppure quelle per situazioni specifiche come il Giubileo a Roma, solo per citarne alcune.
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Manovra 2024: investimenti pubblici sbilanciati
Alla luce di tale impostazione, in queste settimane sono aumentate le perplessità sullo schema di gioco previsto dalla Manovra sul fronte degli investimenti pubblici.
Un primo grido di allarme è arrivato dall’ANCE che, pur confermando un giudizio positivo sul Ponte, “sottolinea, tuttavia, la necessità di garantire, parallelamente alla realizzazione del Ponte, risorse adeguate a tutte le opere prioritarie e ordinarie di cui, soprattutto nel Mezzogiorno, vi è assoluta e urgente necessità, anche al fine di rafforzare e proseguire il processo di potenziamento infrastrutturale avviato con il PNRR. L’utilità del collegamento tra Calabria e Sicilia, infatti, sarà massima solo se verranno realizzati quegli investimenti sulla rete trasportistica del Sud, ancora molto lontana dagli standard minimi presenti in altre regioni italiane, e quegli interventi diffusi sul territorio, che possano rendere veramente competitive quell’area del Paese. Le scelte operate dal legislatore non sembrano andare in questa direzione: il finanziamento del Ponte sullo Stretto, di fatto, ha drenato gran parte delle risorse destinate dalla manovra alle infrastrutture”, scrivono i costruttori edili.
Pareri in parte simili sono arrivati anche dalla Corte dei Conti che parla di una “Manovra complessivamente poco incisiva sotto il profilo di nuovi interventi a favore degli investimenti pubblici a portata generale” e sottolinea un forte “sbilanciamento verso misure mirate a sostenere progetti specifici, primo fra tutti per peso finanziario, il Ponte sullo Stretto, seguito da una serie di altri interventi minori, con impatti limitati sul sistema economico per via della spiccata localizzazione”. In tale contesto, scrivono quindi i magistrati contabili, “le prospettive di crescita del Paese appaiono rimesse fondamentalmente alla tempestiva e completa attuazione dei progetti inclusi nel PNRR, non risaltando dalla nuova programmazione di bilancio misure di stimolo altrettanto innovative e in grado di competere con il dispositivo europeo di ripresa e resilienza”.
E proprio sul legame tra Manovra e PNRR arriva un ulteriore alert dalla Corte. Nell’attuale impianto della Finanziaria 2024, infatti, non si rintracciano misure puntuali destinate ad assicurare l'eventuale copertura finanziaria delle misure che dovessero uscire dal PNRR in seguito al via libera di Bruxelles alle proposte italiane di modifica al Piano. Su questo fronte, l’unico aspetto che emerge dal Ddl è “un incremento delle dotazioni del Fondo sviluppo e coesione correlato al ciclo di programmazione 2021-2027, strumento che, anche alla luce delle indicazioni contenute nel Rapporto “Proposte per la revisione del PNRR e capitolo REPowerEU” approvato dalla Cabina di regia di 27 luglio scorso, sembra essere candidato a sostituire i finanziamenti PNRR”, concludono i magistrati contabili.
Consulta la Relazione della Corte dei Conti sulla Manovra 2024
Consulta la Relazione dell'ANCE sulla Manovra 2024
Foto di Hands off my tags! Michael Gaida da Pixabay