Appalti - Pd al lavoro su un nuovo fondo progettazione

Un fondo progettazione che riprenda il vecchio meccanismo attivato da Cassa depositi e prestiti. E’ questa l’ipotesi alla quale la maggioranza lavora in vista della prossima manovra.

sebastianmichalke

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All’ipotesi sta lavorando la commissione Ambiente della Camera che, nei lavori parlamentari previsti per la legge di Stabilità, dovrebbe puntare su due proposte: le definizione del nuovo sismabonus e, appunto, la nascita di un fondo progettazione nazionale. I lavori, allora, sono ancora in corso ma, secondo le indiscrezioni che circolano in queste ore, alcuni elementi sono stati già individuati: il fondo sarà inquadrato nel nuovo Codice appalti e riprenderà il vecchio fondo di Cdp, mai realmente decollato.

La mozione Iannuzzi

Molti indizi su come sarà condotta l’operazione sono contenuti nell’interrogazione che Tino Iannuzzi, parlamentare Pd molto vicino al presidente della commissione Ambiente della Camera Ermete Realacci, ha presentato pochi giorni fa al ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio.

L'ipotesi del fondo

In quel documento veniva sollecitata “la creazione di un Fondo, dotato di adeguate risorse e finalizzato a finanziare le attività di progettazione delle opere pubbliche da parte delle amministrazioni e delle stazioni appaltanti, in particolare degli enti locali e dei Comuni”.

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I problemi del Codice appalti

Il tema sta, infatti, emergendo con forza in queste ore, con la commissione che si sta confrontando con gli operatori nel quadro di un ciclo di audizioni sul Codice appalti. Il Dlgs n. 50 del 2016, infatti, ha posto la regola generale che gli appalti relativi a lavori pubblici vanno affidati ponendo a base del bando di gara il progetto esecutivo, completo in ogni profilo. E’ vietato, cioè, l’appalto integrato: l’affidamento contemporaneo della progettazione esecutiva e dell’esecuzione.

Progetti esecutivi da completare

Questo principio, “sicuramente giusto per evitare ritardi nei lavori e lievitazione dei costi”, sta creando diversi problemi, perché le Pa non sono attrezzate a redigere una mole così grande di progetti esecutivi. Non hanno le persone al loro interno per completare questi elaborati e non hanno il denaro per fare gare che gli consentano di completare i progetti. Insomma, sono in un vicolo cieco. 

“Questo rischio – sottolinea la mozione - è ancor più grave per la predisposizione dei progetti da finanziare con le risorse della Unione Europea, nel nuovo ciclo di programmazione 2014-2020, e per la conseguente utilizzazione piena e tempestiva dei Fondi Europei”. I ritardi potrebbero, a catena, travolgere tutta la filiera dei finanziamenti pubblici.

I fondi che già esistono

In questo contesto, allora, i parlamentari hanno preso come riferimento diversi modelli. C’è il fondo progettazione in materia di dissesto idrogeologico, appena attivato da Palazzo Chigi. Ci sono alcuni plafond regionali, come quello da 40 milioni istituito dalla Regione Campania. E c’è il fondo di Cassa depositi e prestiti, istituito qualche anno fa ma rimasto inutilizzato.

Il collegamento con Cdp

L’idea, allora, è attivare un fondo del Ministero delle Infrastrutture, “con l’assegnazione di adeguate risorse finanziarie” ricorrendo eventualmente anche all’intervento della Cassa depositi e prestiti. Il plafond di Cdp, in sostanza, dovrebbe costituire la base sulla quale lavorare. Il fondo consentirà di sostenere il costo per la progettazione esecutiva, da porre a base delle gare di appalto, e dovrà funzionare con lo schema della rotazione: le risorse, cioè, saranno ricaricate dagli assegnatari una volta ottenuti i finanziamenti definitivi.

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