Appalti - il MIT lancia il dibattito pubblico per le grandi opere
Il Ministero delle Infrastrutture dà attuazione alle norme sul dibattito pubblico nelle grandi opere.
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Sarà obbligatorio per le infrastrutture con un valore superiore ai 200 milioni di euro. E sarà condotto tramite una procedura specifica, guidata da un responsabile e da una Commissione nazionale. L’obiettivo, sul modello di quanto è stato fatto in Francia, è quello di evitare esperienze come quello della Torino-Lione, concordando prima con i territori gli elementi fondamentali di un investimento pubblico.
Cosa dice il Codice appalti
La procedura viene regolata nelle sue grandi linee dal Codice appalti che, all’articolo 22 attribuisce a un futuro decreto il compito di fissare “i criteri per l'individuazione delle opere” di grande rilevanza sociale, alle quali applicare la nuova procedura, “distinte per tipologia e soglie dimensionali”. Per loro sarà obbligatorio il ricorso alla procedura di dibattito pubblico.
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Modalità e tempi della procedura
Il decreto, che sarà firmato dal presidente del Consiglio dei ministri, dovrà anche definire le modalità di svolgimento e il termine di conclusione della procedura. Andando quindi a fissare un iter che dovrà essere sempre seguito in questi casi.
La questione politica
Dal punto di vista politico, l’introduzione del dibattito pubblico in Italia è stata per anni un argomento spinoso. Se, infatti, già dal Governo Monti è stata rappresentata l’esigenza di dotarci di una normativa simile a quella che viene utilizzata da tempo in Francia, il timore di rallentare troppo le procedure di approvazione delle opere ha sempre frenato il varo di questa riforma.
Il decreto del Mit
Adesso, il Ministero delle Infrastrutture si prepara a invertire questa tendenza e, dopo oltre un anno dal varo del Codice appalti, ha appena chiuso il Dpcm, che dovrà passare dalle commissioni parlamentari prima dell’approvazione finale.
Il tetto per i grandi investimenti
Nel merito la nuova procedura non sarà obbligatoria sempre, per evitare di frenare gli investimenti, ma solo per opere di grande portata, sopra i 200 milioni di euro. Quella degli importi, però, non è l’unica strada. Anche il Governo potrà chiedere l’applicazione della procedura. E potranno farlo anche i cittadini, raccogliendo 50mila firme.
Come funziona la procedura
La procedura in senso stretto durerà quattro mesi. Prima dell’inizio del dibattito pubblico, per un periodo di tre mesi, sarà definita la modalità di attuazione del processo di consultazione della cittadinanza. E ci sarà anche la possibilità di prorogare la procedura per un periodo di due mesi.
Il responsabile del dibattito pubblico
A gestire la procedura sarà un responsabile del dibattito pubblico. Per selezionarlo bisognerà pescare in un elenco compilato dalla nuova Commissione nazionale per il dibattito pubblico. Sarà il soggetto che ha proposto l’opera a portare avanti la procedura e, quindi, a scegliere il responsabile di questa fase.
La conclusione della procedura
Con questi soggetti dovrà lavorare anche un comitato di monitoraggio composto dagli enti locali interessati dall’investimento. Entro tre mesi dalla conclusione della procedura, ascoltate le richieste della cittadinanza, il proponente dovrà presentare un documento nel quale spiegherà ad enti locali e cittadinanza se sceglie di proseguire con l’investimento e con quali modifiche.