Fondi Ue: Sblocca Italia, piu' poteri a Palazzo Chigi
Il presidente del Consiglio diventa il guardiano dei fondi europei. E’ una delle novità più importanti contenute nel nuovo decreto Sblocca Italia.
Potrà nominare commissari, fissare termini per intervenire, revocare le risorse non impegnate. E, se necessario, potrà spostare il denaro da un livello di governo all’altro. Sono i nuovi poteri che il decreto Sblocca Italia attribuisce a Palazzo Chigi in materia di fondi europei, con una delle sue norme meno pubblicizzate ma più importanti. In questo modo si apre una lotta senza quartiere alla cattiva spesa del denaro che arriva da Bruxelles, per affrontare nel modo migliore la programmazione 2014-2020.
Verso la nuova programmazione
L'obiettivo della nuova strumentazione è, chiaramente, quello di evitare che si replichi quanto è accaduto negli ultimi anni nel nostro Paese: nel corso della programmazione 2007-2013 l’Italia è stata costretta a inseguire costantemente target di spesa che spesso non è riuscita a centrare, rischiando sanzioni da parte di Bruxelles. Per dare maggiore consistenza a queste intenzioni, i poteri della presidenza del Consiglio vengono aumentati in maniera decisa.
Inerzia della Pa
“Al fine di non incorrere nelle sanzioni previste dall'ordinamento dell'Unione europea, in caso di inerzia, ritardo o inadempimento delle amministrazioni pubbliche responsabili dell'attuazione di piani, programmi ed interventi cofinanziati dall'Ue, ovvero in caso di inerzia, ritardo o inadempimento delle amministrazioni pubbliche responsabili dell'utilizzo dei fondi nazionali per le politiche di coesione”, il premier potrà agire, attivando le sue prerogative.
Monitoraggio e controllo
Per cogliere in tempo l’inerzia delle amministrazioni, arrivano anzitutto poteri ispettivi e di monitoraggio, che confermano a grandi linee quello che già avviene oggi. Palazzo Chigi potrà avvalersi delle amministrazioni dotate di specifica competenza tecnica in materia, come la nuova Agenzia per la Coesione, allo scopo di verificare che i piani e i programmi finanziati dall’Europa rispettino i tempi prefissati. In caso di ritardi, il primo ministro potrà affilare le sue nuove armi.
Poteri ai commissari
La prima alternativa è quella di fare ricorso a un commissario. In sostanza, Palazzo Chigi fissa un termine perché le Pa agiscano, attivando le spese che tengono ferme. E, se queste non si adeguano, potrà intervenire di nuovo, nominando un commissario straordinario, che avrà il compito di curare tutte le attività di competenza della amministrazioni che non hanno fatto il loro dovere nella realizzazione degli interventi programmati.
Ipotesi definanziamento
Se, però, questo strumento non fosse considerato sufficiente, nei casi più gravi, sarà possibile mettere in campo una soluzione ancora più dura. Palazzo Chigi potrà proporre al Cipe il definanziamento dei progetti. In pratica, il Comitato interministeriale per la programmazione economica potrà redistribuire le risorse, riprogrammandole.
Altro livello di governo
Ma non solo. C’è un altro potere ancora più devastante nel nuovo Sblocca Italia: il denaro potrà essere sottratto all’amministrazione che è rimasta inerte, “prevedendone l'attribuzione ad altro livello di governo”. Bisogna ricordare che, solitamente, le risorse europee sono sempre rimaste ferme al soggetto al quale erano state assegnate in origine. Con il nuovo decreto, invece, i soldi potranno passare da una Regione al Governo.