Sharing economy – Agenzia entrate, chiarimenti su IVA portali
In risposta ad un’istanza di Federalberghi, il Fisco chiarisce che l’IVA sulle commissioni pagate ai portali che operano in altri Paesi Ue è sempre dovuta.
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Federalberghi li ha definiti i “furbetti della sharing economy” o i “furbetti dell'appartamentino". Nel mirino della Federazione delle associazioni italiane alberghi e turismo, i portali di prenotazione online che consentono l'alloggio in strutture ricettive non gestite in forma imprenditoriale o in immobili privati per brevi periodi.
Federalberghi contro Airbnb
La battaglia della Federazione è iniziata tempo fa, con il proliferare anche in Italia di portali come Airbnb. A novembre 2015 il presidente Bernabò Bocca segnalava: “Il sommerso nel turismo è giunto a livelli di guardia, che generano una minor sicurezza sociale e il dilagare indiscriminato dell'evasione fiscale e del lavoro nero. Un esempio eclatante è costituito da Airbnb”.
Recentemente, Federalberghi Toscana ha snocciolato un po' di numeri: nonostante nel 2015 il turismo nella Regione abbia toccato livelli record, con 44,8 milioni di presenze nelle strutture ricettive ufficiali, non sono cresciuti né i fatturati né i livelli occupazionali del settore ricettivo. “Colpa della concorrenza sleale”, rappresentata da portali come Airbnb, che creerebbero “un mercato parallelo dell'ospitalità, che sfugge ai controlli, senza produrre né occupazione, né ricchezza”, nota l'associazione. Un passo in avanti, ammette il presidente di Federalberghi Toscana Paolo Corchia, è rappresentato dall'accordo fiscale tra il Comune di Firenze e Airbnb per il versamento della tassa di soggiorno, accordo considerato comunque insufficiente
La battaglia sul fronte IVA inizia a maggio, con una segnalazione all'Agenzia delle Entrate: i portali online che permettono l'alloggio in strutture ricettive non imprenditoriali o in immobili privati, nota Federalberghi, “emettono fatture senza IVA italiana, applicando il meccanismo del cosiddetto 'reverse charge' anche nei casi in cui la struttura ricettiva è priva di partita IVA. La conseguenza - nota la Federazione - è l’evasione totale dell’imposta, che non viene pagata né dal portale né dalla struttura”.
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I chiarimenti dell'Agenzia delle Entrate
In risposta all'istanza, il Fisco ha fornito una serie di chiarimenti in merito alla correttezza delle procedure fiscali poste in essere da alcuni portali di prenotazione che hanno sede in altri Paesi Ue: l’IVA sulle commissioni pagate ai portali che operano in altri Paesi dell'Unione europea è sempre dovuta. Se la struttura ricettiva ha la partita IVA, essa si dovrà fare carico del versamento in regime di inversione contabile; se la struttura non ha partita IVA, dovrà essere invece il portale ad identificarsi in Italia e ad emettere fattura con IVA italiana.
“Il pronunciamento è importante, perché sancisce parità di condizioni tra soggetti che operano nello stesso mercato, accendendo i riflettori su uno dei tanti sistemi che i furbetti dell’appartamentino utilizzano per svolgere attività commerciali in piena regola nascondendosi dietro il paravento della sharing economy”, scrive Federalberghi in una nota.
Sulla questione era già intervenuta la direttrice dell'Agenzia delle Entrate Rossella Orlandi, nel corso di un'audizione presso le commissioni riunite Trasporti e Attività produttive della Camera sulla proposta di legge sulla sharing economy. Dato che parte degli operatori del settore si sottraggono alla tassazione a causa della complessità della materia, è importante puntare su “regole semplici, anche a costo di essere meno perfetti, quindi di fare una scelta meno puntuale”, sottolineava, invitando i legislatori a riflettere, fra le altre cose, sull’applicazione dell’IVA, capitolo al momento non contemplato nella proposta di legge.
Photo credit: Gerard Stolk (vers l'anniversaire) via Foter.com / CC BY-NC