Unione Mercati Capitali - nuove norme per insolvenza imprese
Bruxelles presenta una proposta per armonizzare le norme in materia di insolvenza e offrire una seconda chance alle imprese in difficoltà
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La Commissione Ue lancia una proposta normativa sull'insolvenza delle imprese in Europa, uno degli elementi chiave del piano d'azione sull'Unione dei mercati dei capitali e della strategia per il mercato unico.
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Le iniziative Ue in materia di insolvenza delle imprese
Nel 2014 la Commissione Ue aveva presentato una raccomandazione che definiva una serie di principi comuni per le procedure nazionali in materia d’insolvenza applicabili alle imprese in difficoltà finanziarie. La raccomandazione, però, è stata implementata solo da pochi Stati membri, lasciando numerose differenze a livello giuridico in Europa.
Con il regolamento n. 848-2015, inoltre, l'Ue ha definito i criteri per la risoluzione dei conflitti di competenza e sulle normative da applicare nelle procedure d'insolvenza transfrontaliere, garantendo il riconoscimento delle sentenze in materia d'insolvenza in tutta l'Unione. Tuttavia il regolamento non armonizza il diritto sostanziale in campo fallimentare degli Stati membri.
Per uniformare il quadro normativo europeo in materia di insolvenza delle imprese, il Collegio dei commissari ha quindi annunciato, nell'ambito del piano di azione per l'Unione dei mercati dei capitali del 2015, un'iniziativa legislativa sull'insolvenza delle imprese, che intende affrontare i principali ostacoli al libero flusso di capitali, prendendo a modello i regimi nazionali che funzionano adeguatamente.
La proposta della Commissione Ue
La normativa proposta dalla Commissione Ue intende favorire l'eliminazione degli ostacoli allo sviluppo dei mercati dei capitali nell'Ue, dando certezza giuridica agli investitori transfrontalieri e alle società che operano nell'Unione e contribuendo a creare e conservare l'occupazione. Attualmente in Europa sono circa 200mila le imprese che, ogni anno, sono costrette a dichiarare il fallimento, causando la perdita di oltre 1,7 milioni posti di lavoro.
La direttiva proposta si concentra su tre elementi principali:
- principi comuni per l'uso dei quadri di ristrutturazione precoce, che aiuteranno le imprese a continuare la loro attività e a preservare l'occupazione;
- norme per consentire agli imprenditori di beneficiare di una seconda opportunità, poiché saranno sgravati interamente dai debiti dopo un periodo massimo di 3 anni;
- misure mirate affinché gli Stati membri aumentino l'efficienza delle procedure di insolvenza, ristrutturazione e sgravio, riducendo la lunghezza e i costi delle procedure.
Sulla base di questi principi, le imprese in difficoltà finanziaria, in particolare le PMI, avranno accesso a strumenti di allerta per individuare il deterioramento degli affari e assicurare la ristrutturazione in una fase precoce.
Inoltre, il debitore potrà beneficiare di un periodo limitato di tempo, fino a un massimo di quattro mesi, per "prendere fiato" prima dell'applicazione di provvedimenti esecutivi, al fine di favorire i negoziati e una ristrutturazione efficace.
Quadri di ristrutturazione preventiva flessibili semplificheranno procedimenti giudiziari attualmente lunghi, complessi e costosi, mentre i lavoratori godranno della piena tutela del diritto del lavoro, in linea con la legislazione vigente dell'Ue, durante le procedure di ristrutturazione.
I creditori e gli azionisti di minoranza dissenzienti, infine, non saranno in grado di bloccare i piani di ristrutturazione, ma i loro legittimi interessi verrebbero salvaguardati.
Photo credit: Eoghan OLionnain via Foter.com / CC BY-SA