Politica Coesione post 2020 - Parlamento UE difende contributi diretti
Due risoluzioni del Parlamento europeo sulla Politica di Coesione post 2020 chiedono di non imporre agli Stati membri target vincolanti sugli strumenti finanziari
> Bilancio Ue - riesame QFP 2014-2020, in arrivo fondi aggiuntivi
> Bilancio UE post 2020 - le sfide per la Politica Coesione
Gli Stati membri dovrebbero essere liberi di utilizzare i fondi strutturali e di investimento europei (fondi SIE) in coerenza con le esigenze dei rispettivi territori, senza target che vincolino la ripartizione delle risorse tra sovvenzioni dirette e strumenti finanziari. E' quanto emerge due risoluzioni non vincolanti approvate dal Parlamento europeo per migliorare l'impatto della Politica di Coesione post 2020.
Risorse, semplificazione e sinergie
La prima risoluzione, a cura dell'europarlamentare Kerstin Westphal (S&D), è stata approvata dalla commissione Sviluppo regionale del Parlamento europeo e contiene una serie di raccomandazioni in vista del negoziato sulla prossima Politica di Coesione. I fondi strutturali europei hanno contribuito a mitigare l'impatto della crisi economica e delle misure di austerità, si legge nella risoluzione, ma le disparità regionali e le diseguaglianze economiche rimangono elevate e richiedono interventi più incisivi a livello Ue.
Per il prossimo settennato gli eurodeputati chiedono quindi un budget adeguato, migliori sinergie tra fondi strutturali e di investimento europei (SIE) e altri fondi UE, la semplificazione della gestione delle risorse a tutti i livelli di governo, l'armonizzazione delle regole relative alla Politica di Coesione e alla Politica per la concorrenza, soprattutto relativamente agli aiuti di Stato, e una maggiore attenzione e visibilità per i risultati dei programmi finanziati dai fondi UE.
In più, secondo gli eurodeputati il Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS o EFSI) non dovrebbe minare le prospettive a lungo termine della programmazione della Politica di Coesione, così come l'utilizzo di strumenti finanziari, quali finanziamenti, garanzie ed equity, non dovrebbe sostituire le tradizionali sovvenzioni, al più integrarle con cautela.
Libertà a Stati membri su strumenti finanziari
Il tema degli strumenti finanziari è al centro della seconda risoluzione approvata dal Parlamento, in questo caso in plenaria, dopo il via libera di marzo in commissione Sviluppo regionale. Gli eurodeputati chiedono che la scelta sulle risorse da destinare, rispettivamente, agli strumenti finanziari e ai contributi diretti nell'ambito della Politica di Coesione rimanga in capo agli Stati membri, che devono essere liberi di ripartire i fondi UE in base alle esigenze locali e regionali.
> Fondi europei - PE, no a vincoli su strumenti finanziari e sovvenzioni
Il successo degli strumenti finanziari dipende dalla combinazione di una vasta gamma di fattori e dal contesto in cui vengono utilizzati, osservano gli europarlamentari, secondo i quali non è possibile tracciare conclusioni generali sulla loro efficacia, né imporre target vincolanti circa il loro utilizzo, a scapito delle sovvenzioni, nella Politica di Coesione post 2020.
In un'ulteriore risoluzione il PE chiede inoltre alla Commissione europea di semplificare le attività di assistenza tecnica e di migliorare il sistema di reporting e valutazione, sviluppando indicatori più appropriati pronti per essere utilizzati nel prossimo periodo di programmazione. Il testo suggerisce anche l'istituzione di una rete di info point che aumentino la conoscenza sulle fonti di finanziamento offerte dall'UE, sui programmi operativi e sui bandi aperti e spieghino ai potenziali beneficiari come presentare le domande di finanziamento e implementare i progetti.
Photo credit: European Parliament via Foter.com / CC BY-NC-ND