Dissesto - anche beni culturali nel piano investimenti
Anche 40mila beni culturali in tutta Italia entrano nel piano nazionale di contrasto al dissesto idrogeologico.
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La novità è stata annunciata dall’Unità di missione per il contrasto al dissesto idrogeologico, Italia Sicura. Insieme all’Ispra, Palazzo Chigi ha lavorato alla composizione di una mappa nazionale, che ha analizzato la distribuzione sul territorio di tutti i beni a rischio in caso di catastrofe naturale. Rientrano così nei piani del Governo, che complessivamente comprendono circa 10 miliardi di euro di stanziamenti, alcune grandi città d’arte, come Roma e Firenze, ma anche molti piccoli borghi.
Le novità del piano nazionale
“Nel piano nazionale di Italia Sicura – spiega il capo dell’Unità di missione, Erasmo D’Angelis - entra la riduzione del rischio frane e alluvione per 40.393 testimonianze storiche, monumentali, architettoniche, siti archeologici sul totale delle 205mila sparse per il paese. E’ la tutela della nostra storia straordinaria e unica, la nostra identità culturale che si è formata in tremila anni e anche attraverso una millenaria convivenza di borghi con faglie sismiche, di città universali con fiumi pericolosi”.
A che punto è il piano
La pianificazione generale di Palazzo Chigi – va ricordato - prevede 9.400 opere con un piano finanziario complessivo di circa 10 miliardi in corso di investimento, con 1.337 cantieri già in corso. Resta, sulla strada del completamento del piano, soprattutto il problema della progettazione. Molti Comuni, infatti, non hanno le risorse per portare i loro elaborati dallo stato di preliminare fino all’esecutivo. E la cancellazione dell’appalto integrato, operata dalla riforma degli appalti, ha complicato la situazione.
La mappa di Palazzo Chigi
Dalla mappa composta da Palazzo Chigi e dall’Ispra emerge che i beni culturali - musei, siti archeologici, chiese e palazzi storici - a rischio alluvione, nello scenario peggiore, sono complessivamente 40.393 mentre quelli a rischio frana sono 38.829, di cui 10.909 nelle classi a pericolosità elevata e molto elevata.
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La distribuzione dei beni
La distribuzione di questi beni sul territorio è sbilanciata soprattutto su alcune aree. A Roma, ad esempio, le simulazioni hanno fatto emergere che i beni esposti a rischio idraulico con un tempo di ritorno (la possibilità che l’evento si ripeta) di 500 anni sono nello specifico 2.140. L'area inondata comprenderebbe buona parte del centro storico, coinvolgendo Piazza Navona, Piazza del Popolo e il Pantheon.
Le aree a maggiore concentrazione
A Firenze, invece, i beni a rischio idraulico con tempo di ritorno di 200 anni sono altri 1.276 e tra questi ci sono la Basilica di Santa Croce, la Biblioteca nazionale, il Battistero e la Cattedrale di Santa Maria del Fiore. Un rischio che, per quanto riguarda il capoluogo toscano, dovrebbe essere significativamente ridotto grazie ai lavori previsti dal piano aree metropolitane a monte della città, sulle sponde dell'Arno.
Ai beni nelle grandi città, si aggiungono decine di borghi interessati dai fenomeni di dissesto come Volterra e Civita di Bagnoregio, la Rupe di San Leo in provincia di Rimini e la chiesa di San Pietro a Roccascalegna in provincia di Chieti. Anche tutte queste aree rientrano, allora, nel piano di Palazzo Chigi.