Lavoro: Bruxelles, contratti scritti per tutti i lavoratori
La Commissione europea propone di aggiornare la direttiva sulle dichiarazioni scritte per rafforzare la trasparenza sulle condizioni di lavoro.
> State of the Union - pilastro sociale, standard comuni e piano d'azione UE
> Pilastro sociale - consultazione UE sui diritti dei lavoratori
Nel quadro del cosiddetto Pilastro europeo dei diritti sociali, la Commissione UE ha adottato una proposta di direttiva per migliorare la trasparenza e la prevedibilità delle condizioni di lavoro in tutta l'Unione. L'obiettivo di Bruxelles è aggiornare l'attuale normativa relativa agli obblighi di informare i lavoratori riguardo alle loro condizioni di lavoro, stabilendo nuove norme minime per garantire che anche coloro che hanno contratti atipici beneficino di maggiore prevedibilità e chiarezza.
“Il mondo del lavoro sta cambiando rapidamente e presenta un numero sempre maggiore di occupazioni e contratti non standard. Ciò significa che sempre più persone rischiano di non essere più tutelate dai diritti di base, a partire dal diritto di conoscere le proprie condizioni di lavoro”, ha spiegato Marianne Thyssen, commissaria per l'Occupazione, gli affari sociali, le competenze e la mobilità dei lavoratori.
"La consultazione delle parti sociali ha confermato la necessità di condizioni di lavoro più trasparenti e prevedibili nell'UE”, ha aggiunto il vicepresidente responsabile per l'Euro e il dialogo sociale, la stabilità finanziaria, i servizi finanziari e l'Unione dei mercati dei capitali, Valdis Dombrovskis, sottolineando che la proposta assicura il giusto equilibrio tra chiarezza dei vari tipi di accordi di lavoro, flessibilità e parità di condizioni.
Verso la revisione della direttiva Written Statement
Annunciata nell'aprile 2017 congiuntamente al Pilastro europeo dei diritti sociali, la proposta andrebbe ad aggiornare quanto previsto dalla direttiva sulle dichiarazioni scritte (direttiva 91/533/CEE written statement), che riconosce ai lavoratori, all'inizio di un nuovo impiego, il diritto di ricevere informazioni per iscritto in merito agli elementi essenziali del rapporto di lavoro.
Secondo le stime della Commissione, rispetto alla normativa in vigore, la proposta tutelerebbe altri 2-3 milioni di lavoratori inquadrati con contratti atipici, evitando eccessivi oneri amministrativi a carico dei datori di lavoro, che potrebbero fornire per via elettronica le informazioni richieste.
Più trasparenza per tutti i lavoratori
Nello specifico, la Commissione propone di proteggere i lavoratori non sufficientemente tutelati:
- allineando la nozione di lavoratore a quella della giurisprudenza della Corte di giustizia dell'Unione europea, che garantisce la copertura delle stesse categorie generali di lavoratori;
- integrando nell'ambito di applicazione della direttiva forme di lavoro subordinato che al momento sono spesso escluse, come i lavoratori domestici, i lavoratori a tempo parziale marginale o quelli con contratti di brevissima durata, ed estendendola a nuove forme di lavoro subordinato come i lavoratori a chiamata, i lavoratori pagati a voucher e i lavoratori tramite piattaforma digitale;
- garantendo che i lavoratori ricevano un fascicolo informativo aggiornato e ampliato sin dal primo giorno del rapporto di lavoro, e non due mesi dopo come accade attualmente;
- stabilendo nuovi diritti minimi, quali il diritto a una maggiore prevedibilità del lavoro per coloro che lavorano per lo più con un orario variabile, la possibilità di chiedere la transizione a una forma di occupazione più stabile e di ricevere una risposta scritta o il diritto alla formazione obbligatoria senza deduzione dello stipendio;
- rafforzando gli strumenti di esecuzione e i mezzi di ricorso come ultima risorsa per risolvere eventuali controversie quando non è sufficiente il dialogo.
La direttiva proposta dall'Esecutivo UE dovrà essere adottata dal Parlamento europeo e dal Consiglio dell'Unione europea e poi recepita dagli Stati membri tramite la legislazione o gli accordi collettivi tra le parti sociali, che avranno la possibilità di modulare i diritti minimi proposti dalla direttiva, nel rispetto del livello generale di tutela.