Fondo inquilini morosi incolpevoli - ok al riparto per il 2019
In Conferenza unificata è stato trovato l’accordo sul decreto che ripartisce tra le Regioni, anche per quest’anno, le risorse contenute all’interno del Fondo inquilini morosi incolpevoli.
> Housing sociale: accordo MIT-Regioni, in arrivo 250 milioni
Con l’intesa raggiunta tra Ministero dei trasporti (MIT) e le Regioni sul piano di riparto dei 46,1 milioni di euro del Fondo inquilini morosi incolpevoli, si avvicina la data per l’utilizzo effettivo delle risorse stanziate dal MIT per il 2019.
> Reddito cittadinanza e Quota 100 - cosa prevede la Legge 26-2019
Cosa finanzia il Fondo inquilini morosi incolpevoli
Nato come strumento di sostegno al reddito delle fasce più deboli della popolazione e, al contempo, come misura per ridurre il fenomeno della morosità, il Fondo inquilini morosi incolpevoli è stato istituito nel 2013 presso il MIT e vanta una dotazione complessiva di 265 milioni di euro per il settennio 2014-2020.
L’obiettivo di Fondo, infatti, è quello di concedere contributi a favore di quelle persone che, a causa di una sopravvenuta riduzione o perdita del reddito, non sono più in grado di pagare l'affitto della casa in cui vivono e diventano, loro malgrado, morosi.
Più nello specifico per “morosità incolpevole” il Fondo intende quella “situazione di sopravvenuta impossibilità a provvedere al pagamento del canone locativo in ragione della perdita o consistente riduzione della capacità reddituale del nucleo familiare da ricondurre ad una delle seguenti cause:
- perdita del lavoro per licenziamento;
- accordi aziendali o sindacali con consistente riduzione dell'orario di lavoro;
- cassa integrazione ordinaria o straordinaria che limiti notevolmente la capacità reddituale;
- mancato rinnovo di contratti a termine o di lavoro atipici;
- cessazioni di attività libero-professionali o di imprese registrate derivanti da cause di forza maggiore o da perdita di avviamento in misura consistente;
- malattia grave, infortunio o decesso di un componente del nucleo familiare che abbia comportato o la consistente riduzione del reddito complessivo del nucleo medesimo o la necessità dell’impiego di parte notevole del reddito per fronteggiare rilevanti spese mediche e assistenziali.
Ai Comuni il compito di fare verifiche e concedere i contributi
Pur trattandosi di fondi nazionali, i contributi saranno erogati direttamente dai Comuni. Il Fondo prevede infatti che, dopa una prima ripartizione delle risorse disponibili tra tutte le regioni italiane, ci sia una seconda suddivisione dei soldi tra i comuni da parte di ogni regione.
Spetterà quindi ad ogni singolo Comune l’onere di dare o meno l’ok per la concessione del contributo alle persone che ne faranno richiesta.
Ciascun Comune, infatti, sarà tenuto a verificare il possesso dei requisiti di accesso al Fondo previsti dalla normativa di riferimento tra cui rientrano:
- il possesso di un I.S.E.E. non superiore a 26 mila euro l’anno;
- l’essere destinatari di un avviso di sfratto per morosità;
- l’avere in corso un contratto di locazione regolarmente registrato.
L'importo massimo del contributo concedibile è pari a 12 mila euro per ciascun richiedente, ovviamente nei limiti della disponibilità prevista per ogni regione.
Con l’obiettivo di venire incontro alle situazioni di maggiore difficoltà, il Fondo prevede anche una serie di criteri preferenziali per la concessione del contributo. In particolare i Comuni, nell’erogare i fondi, daranno la precedenza ai casi in cui, all’interno del nucleo familiare, ci siano:
- ultrasettantenni o minori;
- oppure con invalidità accertata pari ad almeno il 74%;
- oppure per quelle famiglie che siano in carico ai servizi sociali o alle competenti aziende sanitarie locali per l'attuazione di un progetto assistenziale individuale.
Le risorse del Fondo sono destinate solo ai Comuni ad alta tensione abitativa e saranno disponibili mediante bandi emanati da ciascuna amministrazione comunale.
> Reddito cittadinanza - INPS, quante domande sono state accettate
Photocredit: Photo Mix en Pixabay