Perche’ l’ecobonus scontato in fattura non piace quasi a nessuno
Prima una raccolta firme, poi i provvedimenti di alcune Regioni, quindi il coro degli stakeholder. E' sempre più nutrito il fronte di coloro che chiedono di abrogare l’articolo 10 del decreto Crescita, che prevede lo sconto immediato al posto di ecobonus e sismabonus. Ecco perchè.
> Sconto al posto di ecobonus e sismabonus: pronta modifica decreto Crescita
A dare un’idea di quanti siano contrari all’articolo 10 bastava il fatto che non uno, ma ben tre disegni di legge sono stati presentati per rivedere le carte in tavola.
Cosa prevede l’articolo 10 del decreto Crescita?
L’articolo nel mirino la possibilità per il soggetto che sostiene le spese per interventi di efficienza energetica e antisismici di ricevere un contributo, anticipato dal fornitore che ha effettuato l'intervento, sotto forma di sconto sul corrispettivo spettante.
Tale contributo sarà poi recuperato dal fornitore sotto forma di credito d'imposta, di pari ammontare, da utilizzare in compensazione, in cinque quote annuali di pari importo, senza l'applicazione dei limiti di compensabilità.
I fornitori che hanno effettuato gli interventi a loro volta hanno facoltà di cedere il credito d’imposta ai propri fornitori di beni e servizi. Analoga facoltà è concessa ai beneficiari di detrazioni per interventi di realizzazione di opere finalizzate al conseguimento di risparmi energetici, con installazione di impianti basati sull'impiego delle fonti rinnovabili di energia, nonché ai relativi fornitori.
> Sconto in fattura per ecobonus e sismabonus: come funziona
Una raccolta firme e le iniziative delle Regioni contro la misura
Un tentativo di favorire la concentrazione del mercato della riqualificazione energetica nelle mani di pochi operatori, con conseguente alterazione della concorrenza, rappresentando un indebito aiuto di Stato per le grandi imprese a danno delle piccole e medie, in particolare dei settori dell’impiantistica, dell’edilizia, dei serramenti.
Questa la visione di CNA, che a luglio ha lanciato una petizione online affinché la norma venga abrogata.
Punto di vista condiviso anche da quattro Regioni, che hanno deciso di muoversi contro l’articolo 10 agendo su due fronti.
Da un lato, Toscana e Umbria, che hanno fatto ricorso alla Corte Costituzionale chiedendo di cancellare l’articolo, considerato costituzionalmente illegittimo e lesivo per le piccole imprese.
Dall’altro Liguria e Lazio, che hanno approvato due ordini del giorno tesi ad impegnare le rispettive giunte a muoversi per impugnare l’articolo.
> Gli incentivi nel decreto Crescita
Più danni che benefici: anche gli stakeholder insorgono
L'importanza di un cambiamento di passo è stata ribadita anche il 29 ottobre nel corso di una maratona di audizioni informali in Commissione Industria del Senato nell’ambito dell’affare assegnato sulle ricadute dei sistemi di incentivazione per la riqualificazione energetica degli edifici sulle filiere produttive di settore.
Tranchant il giudizio di Confcommercio, secondo cui lo "sconto in fattura relativo all'ecobonus ha causato alle PMI più danni che benefici poichè ha generato un problema di liquidità". Dello stesso avviso Federesco, Confartigianato, CNA e Casartigiani.
Per Italia Solare l'articolo 10 è una "misura irrazionale e controproducente rispetto all’obiettivo dell’efficienza del mercato di riferimento, oltre che inopportuna nella misura in cui sacrifica senza alcun apprezzabile motivo un’intera filiera produttiva di piccole e medie imprese come sono quelle operative nel mercato degli impianti fotovoltaici a privati".
Sempre nel corso dell'audizione, la Federazione Industrie Prodotti Impianti Servizi ed Opere Specialistiche per le Costruzioni (FINCO) ha avanzato una serie di proposte per superare la questione:
- puntare sulla cessione del credito agli intermediari finanziari;
- abolire l’articolo sull’ecobonus e recupero del credito Irpef in 5 anni;
- limitare l’applicazione agli interventi complessi (di primo grado) o al di sopra di una certa soglia di importi;
- in subordine sconto non fisso ma da concordare tra le parti.