Brexit, PE: parita’ di condizioni cruciale per una concorrenza leale
Ieri il Parlamento europeo si è espresso sui negoziati post-Brexit, chiarendo che il futuro partenariato dovrà assicurare una concorrenza equa tra le due sponde della Manica, garantendo “parità di condizioni” su fisco, aiuti di stato, clima e protezione dei consumatori.
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Con 543 voti favorevoli, 39 contrari e 69 astensioni ieri il Parlamento europeo ha dato il suo primo contributo ai negoziati che dovranno portare entro la fine dell’anno alla sigla di un nuovo accordo di partenariato tra l’Unione europea e il Regno Unito.
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Le condizioni poste dagli eurodeputati
La bussola che nei prossimi mesi dovrà guidare i negoziatori europei sarà il mantenimento dell'integrità e del corretto funzionamento del mercato unico e dell'unione doganale.
Per questo, secondo l'Eurocamera, nessuna delle quattro libertà fondamentali (libera circolazione di merci, capitali, servizi e persone) potrà essere sacrificata in cambio di un’altra.
Inoltre, data la rilevanza e la vicinanza dell’economia inglese con il mercato comunitario, qualsiasi accordo con Londra non potrà non garantire condizioni di concorrenza leale tra le due sponde della Manica.
Ciò significa che, per mantenere le relazioni commerciali esenti da quote e tariffe, il governo britannico dovrebbe impegnarsi ad adeguare le proprie norme agli standard UE, ogni volta che Bruxelles aggiornerà il proprio quadro giuridico. Questo per evitare vantaggi competitivi sleali da parte del sistema inglese.
Una necessità fortemente sentita dal PE e che riguarda tutta una serie di settori e aspetti normativi, dalla disciplina in materia sociale e di protezione dei consumatori, a quella di natura fiscale o relativa agli aiuti di Stato, fino alla legislazione ambientale e sul clima. Inoltre, secondo i parlamenti europei, sarà importante anche arrivare alla definizione di un solido meccanismo di risoluzione delle controversie.
I temi prioritari
Oltre ai capitoli sui diritti dei cittadini e la mobilità delle persone, la protezione dei dati, i servizi finanziari, la situazione irlandese, il ruolo della Corte di giustizia UE, i programmi e le agenzie, la politica estera e di sicurezza, nonché il futuro status di Gibilterra, il PE mette le mani avanti su agricoltura e pesca.
In particolare sul capitolo “fishery”, l’Eurocamera afferma che per il suo via libera, l’accordo di libero scambio deve essere subordinato al raggiungimento di un accordo sulla pesca entro giugno 2020.
Inoltre, se il Regno Unito non dovesse rispettare gli standard UE, gli eurodeputati ritengono che la Commissione dovrebbe valutare possibili quote e tariffe per i settori più sensibili, in particolare per le importazioni di prodotti alimentari e agricoli, che devono rispettare rigorosamente le norme comunitarie.
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Le prossime tappe
La risoluzione votata ieri dal Parlamentare europeo, parte dalle proposte di direttive negoziali della Commissione, presentate il 3 febbraio scorso dal capo negoziatore dell'UE Michel Barnier.
Le proposte della Commissione rappresentano una cornice che definisce lo scopo, la portata e gli obiettivi dei negoziati e dovranno essere firmate dai rappresentanti degli Stati membri, probabilmente il 25 febbraio.
Una volta conclusi i negoziati, il Parlamento europeo sarà chiamato ad esprimersi sul testo dell’accordo che sarà stato raggiunto. Non si tratterà di una semplice valutazione, ma di una vera e propria approvazione senza cui l’accordo non potrà entrare in vigore.
Photocredit: Parlamento europeo