Le comunità energetiche rinnovabili rischiano di rimanere bloccate dalla crisi di Governo?
Con la crisi energetica in corso e i prezzi del gas alle stelle le comunità energetiche dovrebbero avere vita facile e imporsi su tutto il territorio nazionale. Ma non è così: tali realtà, e gli incentivi collegati, sono infatti in attesa di provvedimenti che potrebbero non vedere la luce. Abbiamo chiesto a Legambiente e Kyoto Club cosa rischiano le comunità energetiche con la crisi di Governo.
I bandi per le comunità energetiche rinnovabili
Nei giorni scorsi, mentre in Parlamento si consumava la crisi del Governo guidato da Mario Draghi, le aziende delle rinnovabili hanno lanciato il primo allarme sul futuro del settore. Lo hanno fatto puntando il radar sulle comunità energetiche, quelle realtà che, complici i prezzi folli dell’energia e i fondi PNRR in arrivo, avrebbero dovuto decollare in modo importante in questo periodo.
I fatti dicono il contrario: benché esistano in Italia comunità energetiche rinnovabili di vario tipo, la loro diffusione non è ancora ai livelli attesi. Il motivo? Mancano dei riferimenti normativi certi per incentivare la formazione delle comunità energetiche rinnovabili, che rischiano così di restare lettera morta.
“Non bastano le buone intenzioni e le parole. Sulle comunità energetiche bisogna passare ai fatti, con concretezza e rapidità”, dichiarava appena pochi giorni prima della caduta del Governo Draghi il Presidente del Coordinamento FREE, Livio de Santoli, lanciando un appello insieme a 77 realtà attive nel settore ambiente e rinnovabili, tra cui associazioni, diocesi, fondazioni e movimenti.
I fatti sono “l’emanazione dei decreti attuativi per le CER che sono necessari per dare certezze ai tanti cittadini che non attendono altro, per avviarsi verso un percorso virtuoso fatto di decarbonizzazione, di risparmio economico e di socializzazione dell’energia”, sottolineava ancora de Santoli.
Se già con un Governo nel pieno dei propri poteri si stava accumulando ritardo su questo tema, la crisi di Governo rischia di fermare del tutto le comunità energetiche rinnovabili.
Caro energia e PNRR spingono le comunità energetiche: a che punto sono le Regioni?
Eroe, Legambiente: le comunità energetiche rischiano di bloccarsi o di non avere il potenziale atteso
“Siamo in attesa dei famosi decreti attuativi sulla 199 - il decreto 199/2021 che attua in Italia la direttiva rinnovabili, la cosiddetta RED II, ndr - che dovrebbe definire le aree idonee rispetto agli impianti e siamo in attesa anche dei decreti attuativi sulle comunità energetiche. Lì in particolare siamo in attesa di tutta la parte legata agli incentivi e legata a quelli che dovrebbero essere i decreti attuativi di ARERA (l'Autorità per l'energia), che a sua volta sostiene che manchi un decreto da parte del Ministero”, sottolinea Katiuscia Eroe, responsabile energia di Legambiente.
“Il rischio che si continui a rimanere fermi rispetto a mancate opportunità c’è. C’è tutto un mondo delle comunità energetiche che si sta muovendo e che è in attesa di questi decreti. Se questi provvedimenti non vengono sbloccati rischiamo di far sviluppare comunità energetiche con potenziale più basso oppure che queste realtà rimangano ferme in attesa dei decreti attuativi”, prosegue.
Un rischio blocco che “con la caduta del Governo è praticamente certo. Anche alla luce dell’andamento delle politiche energetiche nel nostro Paese in questo momento, le rinnovabili non rappresentano sicuramente una priorità per molti”, conclude Eroe.
Ferrante, Kyoto Club: la situazione è abbastanza preoccupante
Dall’entusiasmo iniziale al pericolo di una brusca battuta d’arresto: il vicepresidente di Kyoto Club, Francesco Ferrante, descrive così la parabola delle comunità energetiche in Italia nell’ultimo anno.
“Come Kyoto Club abbiamo accolto con entusiasmo la modifica normativa che, sulla scorta della relativa direttiva europea, ha introdotto anche in Italia le comunità energetiche. E infatti abbiamo lanciato insieme a Legambiente e alla nostra Esco AzzeroCO2 una campagna informativa rivolta ai piccoli comuni che abbiamo chiamato BeComE - dai borghi alle Comunità energetiche”.
Ma i segnali di rallentamenti non sono tardati ad arrivare. “Già prima della caduta del Governo eravamo molto preoccupati per i ritardi del Governo e dell'Arera. Lo avevamo denunciato a fine maggio in occasione del lancio della campagna e poi - proprio due giorni prima della caduta del Governo - insieme altre 100 associazioni di impresa e del terzo settore in un appello pubblicato dal quotidiano Avvenire”.
“In effetti la situazione è abbastanza preoccupante”, prosegue Ferrante. “L'Arera avrebbe dovuto emanare la sua delibera per armonizzare alle reti elettriche le comunità energetiche entro marzo, ma a marzo ha fatto una delibera in cui semplicemente si dava tempo sino a settembre. Ad oggi non è uscito niente e dobbiamo considerare che quella delibera dovrà andare comunque in consultazione pubblica. Il MiTE dal canto suo avrebbe dovuto emanare entro maggio scorso il decreto con modalità e quantità dei nuovi incentivi che dovrebbe superare la fase sperimentale (avviata alla fine del 2020 e che ha permesso la costituzione di qualche decina di piccole comunità). Anche in questo caso a fine luglio non si è visto nulla e di conseguenza sono ben al di là da venire i bandi che sempre il MITE dovrebbe predisporre per fare le comunità energetiche nei Piccoli Comuni per i quali il PNRR ha previsto la non insignificante cifra di 2,2 miliardi di euro. Ma se i bandi non escono quei soldi rischiamo di perderli!”
“Non ci resta che sperare nelle parole del Presidente Mattarella che spiegando che il Governo Draghi restava in carica ‘per gli affari correnti’ ha voluto precisare che questo non avrebbe dovuto significare perdite di tempo nell'affrontare le emergenze che abbiamo di fronte e tra queste sicuramente quella energetica, cui anche le comunità possono dare un a risposta di prospettiva e strategica”, conclude il vicepresidente di Kyoto Club.
Domande e risposte sul futuro del PNRR alla luce della crisi di governo
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