Di cosa ha bisogno il settore RAEE per crescere e quanto possono aiutare i fondi europei? Risponde Luca Campadello, ERION
Il riciclo dei RAEE in Italia è ancora lontano dai target indicati dall’Unione Europea. Eppure si tratta di un’importante leva strategica, soprattutto nell’attuale instabilità geopolitica, per ridurre i rischi di approvvigionamento di materie prime critiche. Abbiamo chiesto a Luca Campadello, Strategic Development & Innovation Manager presso Erion di cos’ha bisogno il settore e in che modo i fondi europei possono aiutarlo a fare il salto di qualità.
L’Italia è a rischio approvvigionamento di Materie Prime Critiche, essenziali per lo sviluppo di settori strategici per l’economia del Paese. A dirlo è uno studio realizzato per Erion da The European House – Ambrosetti, che è stato presentato a Roma il 15 giugno.
Soprattutto nell’attuale contesto geopolitico di forte instabilità, la concentrazione di Materie Prime Critiche in Paesi terzi rende sempre più urgente un investimento importante nella produzione domestica di Critical Raw Materials. I RAEE in tal senso possono rappresentare un vero game changer poiché da questi rifiuti si possono ricavare materie prime critiche: con 55,5 milioni di tonnellate prodotte a livello globale nel 2020 e una previsione di crescita al 2030 pari a 75 milioni di tonnellate, i Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE) rappresentano quindi un’importante fonte alternativa di approvvigionamento.
Eppure, stando a una ricerca condotta di recente da un team del Politecnico di Milano per Erion Professional, la raccolta e l’avvio a riciclo di apparecchiature elettriche ed elettroniche utilizzate in ambito professionale sono fermi al 10%. Parliamo di stampanti e fotocopiatrici professionali, monitor e condizionatori utilizzati in uffici di aziende e amministrazioni. Una gran quantità di apparecchiature arrivate a fine vita che viene smaltita ricorrendo a piccoli soggetti privati e non ai sistemi consortili di raccolta, che hanno i migliori strumenti per garantire non solo il corretto smaltimento delle frazioni non recuperabili ma anche la reimmissione nel ciclo produttivo delle materie prime seconde.
Ne abbiamo parlato con Luca Campadello, Strategic Development & Innovation Manager presso Erion WEEE, il più grande consorzio italiano per gestire i RAEE in modo virtuoso.
Di cos’ha bisogno il settore per svilupparsi maggiormente in Italia e in Europa?
È necessario agire su tre livelli.
In primo luogo, servono interventi normativi che velocizzino gli iter autorizzativi e semplifichino le procedure e gli adempimenti quali ad esempio le iscrizioni all’Albo Nazionale Gestori Ambientali.
È necessario inoltre aumentare la consapevolezza dei singoli cittadini attraverso campagne di sensibilizzazione per diffondere maggiormente la cultura del riciclo, incentivando il corretto conferimento dei rifiuti elettronici e supportando i meccanismi di raccolta “uno contro uno” e “uno contro zero” dei RAEE. Questo è possibile efficientando le infrastrutture della rete di raccolta, come ad esempio istituendo degli “eco-point” e aumentando il numero di Centri di Raccolta disponibili sul tutto il territorio nazionale, da Nord a Sud.
Infine, occorre implementare la capacità di trattamento delle frazioni secondarie derivanti dalle lavorazioni dei rifiuti elettronici negli impianti specializzati come schede elettroniche, batterie, magneti permanenti. Adeguare il sistema impiantistico nazionale con lo scopo di aumentare le capacità (di volumi e di tecnologie) di trattamento per ridurre il fenomeno della dipendenza dall’estero di nuove risorse e implementare il recupero di materie prime critiche e terre rare per sviluppare una fonte alternativa di approvvigionamento.
L’Unione Europea dedica grande attenzione ai temi dell’economia circolare e alla gestione dei RAEE. Attenzione che si manifesta non solo da un punto di vista normativo ma anche attraverso i fondi europei, con diversi programmi di finanziamento (da LIFE a Horizon Europe) dedicati allo sviluppo dell’economia circolare. So che Erion ha partecipato e partecipa ai bandi europei. In quali progetti è coinvolta?
Erion è coinvolta in progetti di 3 tipologie differenti: in campo educativo, con progetti rivolti a studenti delle scuole per sensibilizzarli ed educarli alle corrette modalità di conferimento dei rifiuti
elettronici come il progetto RM@Schools 4.0, altri rivolti a studenti universitari per far conoscere loro le professionalità più richieste nei settori dei RAEE e degli RPA e le sfide del futuro.
Alcuni progetti a cui Erion sta contribuendo riguardano lo sviluppo di innovazioni tecnologiche: Erion supporta realtà che intendono sviluppare tecnologie per una migliore gestione del fine vita delle apparecchiature elettroniche, pile e accumulatori, mettendole in contatto con attori della filiera dotati del know-how e della conoscenza di settore per aiutarli a comprendere la fattibilità delle idee e creare utili sinergie fra gli attori in campo. Uno di questi progetti è NONTOX sul recupero delle plastiche da RAEE e altri rifiuti che, a causa di fattori inquinanti, sono difficilmente riciclabili.
Erion partecipa anche a progetti di innovazioni di sistema volti all’evoluzione e al miglioramento delle filiere dei RAEE e degli RPA, mettendo a disposizione dei soggetti dotati del know-how tecnologico la propria conoscenza della filiera. Tra i progetti in corso c’è CircThread per la creazione di una piattaforma basata su cloud che consenta di aumentare la circolarità e la sostenibilità della filiera degli elettrodomestici.
Partecipare ai bandi europei e accedere ai fondi è più facile a dirsi che a farsi. Può dirci cosa c'è dietro le quinte della partecipazione alle call UE?
Per poter partecipare in maniera efficace ai bandi europei è fondamentale costruire una rete di relazioni con università, centri di ricerca e aziende per realizzare una proposta interessante e innovativa. Spesso le call ai bandi hanno obiettivi precisi e parametri molto stringenti ai quali sottostare. La capacità di strutturare la proposta progettuale in modo chiaro è una caratteristica peculiare della partecipazione ai bandi europei, specificando i risultati attesi e gli impatti che il progetto genererà in futuro.
All’interno di Erion un team dedicato ha il compito di individuare le call, redigere le proposte e seguire tutta la fase di applicazione. Inoltre, una volta assegnato il progetto, gestire le diverse attività, dal coordinamento alla rendicontazione.
Mantenere alto il livello di qualità dei progetti che gestiamo è l’ingrediente che ci permette di consolidare i rapporti con i partner e, attraverso una collaborazione proficua e duratura, essere coinvolti in ulteriori opportunità e iniziative.
Cosa consiglierebbe a un’organizzazione che volesse partecipare ai bandi europei per finanziare attività di ricerca e innovazione?
Prima di tutto verificare quali siano le esigenze di ricerca e innovazione della propria organizzazione e, una volta chiariti gli ambiti e gli obiettivi, cercare i soggetti che lavorano sugli stessi ambiti d’interesse, tra università, industrie, centri di ricerca, in modo da confrontarsi sulle sfide del futuro e verificare la possibilità di collaborazioni.
La partecipazione ai bandi europei è sicuramente un’occasione da non perdere. Le linee di finanziamento sono plurime e possono rappresentare un volano per diverse iniziative, da quelle piccole a livello locale, fino a progetti molto complessi, con partnership transnazionali e molteplici realtà coinvolte.