Dibattito aperto sul federalismo fiscale e sul piano per il Sud
Dopo l’approvazione in consiglio dei ministri, lo scorso 7 ottobre, dello schema di decreto attuativo del federalismo fiscale, è ora la volta del piano per il Sud, vale a dire il secondo dei cinque punti del programma di governo. Ad annunciarlo è il ministro per la PA e l’Innovazione, Renato Brunetta: “Tra due settimane il Cdm approverà il piano del Sud, pensato per liberarlo dal cancro della criminalità. Il Mezzogiorno avrà più Stato e miglior Stato, più risorse e più investimenti, una burocrazia migliore, una miglior classe dirigente, un miglior sindacato. Perché - ha aggiunto - dobbiamo liberare il Sud dal quel cancro che non gli permette di liberare i suoi migliori talenti".
Brunetta ha inoltre anticipato che nel prossimo consiglio dei Ministri vedrà la luce “una grande delega sulla riforma fiscale”.
Anche il ministro per gli Affari Regionali, il pugliese Raffaele Fitto, assicura che il piano è in dirittura d’arrivo e che verrà ampiamente discusso con le parti sociali, con le regioni e le associazioni di categoria. Secondo Fitto, bisogna costruire un “federalismo equilibrato che preveda meccanismi virtuosi e premialità per i comportamenti positivi” nell’ottica del superamento della dicotomia Nord-Sud.
L’opposizione attacca sia il piano per il Sud - definendolo “una scatola vuota” - che il “federalismo dei numeri”, come lo chiama Vasco Errani (Pd), presidente della Conferenza delle regioni. Diverso l’approccio del governatore della Regione Campania, Stefano Caldoro (Pdl), che parla di un esecutivo di matrice nordista, in cui la Lega porta avanti i propri interessi: "Risponderemo colpo su colpo ai tentativi di arroganza e prepotenza contro il Mezzogiorno" ha dichiarato Caldoro, riferendosi agli attacchi del governatore del Veneto, Luca Zaia, secondo cui il Nord per anni si sarebbe assunto il carico delle gravi lacune del Meridione.
Negli ultimi giorni il federalismo è ormai motivo di scontro politico sia orizzontale (tra maggioranza e opposizione) che verticale (tra Nord e Sud). Il ministro per la Semplificazione, Roberto Calderoli, scommette su un “rilancio della legislatura” e parla di dialogo aperto con il presidente della Camera, Gianfranco Fini, cui intende presentare i decreti approvati da Palazzo Chigi prima dell’inizio della discussione presso le commissioni competenti di Montecitorio.
Critico il vicepresidente vicario del Parlamento europeo, Gianni Pittella (PSE): "Con i decreti approvati dal Consiglio dei ministri il federalismo del governo e della Lega getta la maschera: con la cura Calderoli le regioni ricche saranno sempre più ricche e le regioni povere sempre più povere". Pittella si riferisce agli aumenti delle addizionali Irpef fino al 300% che il federalismo potrebbe comportare in alcune regioni e per determinate fasce di reddito. Secondo un’analisi del Sole 24 Ore sugli effetti delle norme del federalismo fiscale regionale per i contribuenti, il peso delle addizionali sarà differente a seconda che si tratti di regioni virtuose o in rosso. La base dell'addizionale rimane allo 0,9 per cento ma a partire dal 2015 le Regioni potranno alzare il livello fino a portarlo al 3 per cento.
Quel che è certo è che al Sud più che opere come il ponte sullo stretto servono con urgenza interventi mirati nei settori dell’istruzione, dell’innovazione e della ricerca e del lavoro, in una logica di legalità e di trasparenza. E un federalismo realmente solidale, che non acuisca ancora di più le differenze tra aree geografiche.