Stress test più duri per le banche europee
I leader europei sanno che i prossimi stress test dovranno essere più difficili rispetto allo scorso anno, ma sono coscienti del fatto che ciò potrebbe comportare rischi più elevati. Le banche europee, infatti, dovranno affrontare nei prossimi mesi un nuovo round di stress test. Mentre le autorità regolatrici ne stilano i quesiti, i capi di stato e di governo hanno richiesto, all'ultima riunione del Consiglio, che i test siano più "ambiziosi".
Un aggettivo scelto con cautela. I test dell'anno scorso vengono considerati "troppo facili" e per questo non sarebbero riusciti a scandagliare gli angoli più oscuri del sistema bancario, dove si nascondevano le debolezze che in seguito hanno causato seri problemi in Irlanda.
Qualche mese dopo aver ricevuto "l'attestato di salute", due banche di Dublino – la Allied Irish Bank e la Bank of Ireland – hanno innescato la crisi che ha portato il paese ad cercare l'aiuto dell'UE e dell'Fmi.
I leader nazionali non sono stati i primi ad invocare dei test più difficili. Lo scorso dicembre Oli Rehn, commissario europeo per gli affari economici e monetari, aveva già chiesto che i nuovi test fossero più rigorosi e completi. Durante l'audizione presso la commissione per gli affari economici e monetari dell'Europarlamento, lo scorso 1° febbraio, Andrea Enria, incaricato di supervisionare i test come chairman della nuova Autorità bancaria europea (EBA), ha dichiarato che i test devono essere più forti, più credibili e attendibili. Far sì che ciò accada richiede una maggiore determinazione.
Secondo una recente analisi dell'Economist, realizzare dei test più difficili comporta delle difficoltà e delle implicazioni economiche profonde. Si prenda, ad esempio, lo scenario di rischio. L'esercitazione dello scorso anno ha testato la capacità di ogni banca di rispondere a uno "scenario avverso" di crescita negativa e di calo improvviso del valore del debito sovrano. Dato che lo scenario non era abbastanza negativo il livello di capitale che una banca necessitava per resistere a un repentino shock finanziario è stato sottostimato.
Ma la cura potrebbe essere dannosa quanto la malattia. Uno scenario potenziale più severo potrebbe implicare una ristrutturazione o il default. Le autorità temono di dare agli investitori l'impressione che questa prospettiva possa verosimilmente avverarsi.
Secondo Nicholas Veron, ricercatore del think thank di Bruxelles "Bruegel", le autorità regolatrici dovrebbero incrementare la difficoltà dei nuovi test e imporre una soglia più elevata per la misura del capitale, molto più dell'approssimativo Tier 1 valutato nel luglio 2010, che non teneva conto del core Tier 1, in cui il Tier 1 si può ulteriormente scomporre e che è considerato la migliore unità di misura del potere finanziario. Negli Stati Uniti, ad esempio, gli stress test tengono conto anche del core Tier 1.
Il motivo per cui non ci sono stati test sul core Tier 1, lo scorso anno, secondo il Comitato per i supervisori bancari europei (CEBS, oggi sostituito dall'EBA) che ha stilato i test, è che il core Tier 1 ha un significato diverso a seconda del paese membro e per questo i risultati non possono essere confrontati. L'impossibilità di metterli a confronto rappresenta il problema di fondo dell'intero processo di test. I diversi approcci nazionali per calcolare i requisiti di capitale portano a risultati differenti per banche simili, ma ubicate in paesi diversi. Per questo è ora invocata una revisione del lavoro degli altri. La cosiddetta "Peer review" – ha assicurato Enria – si svolgerà nel 2011. Non è stato sempre trasparente il modo in cui i supervisori nazionali hanno portato avanti i test, per questo l'intero sistema deve essere maggiormente confrontabile.
Secondo il ricercatore Nicholas Veron, l'attendibilità dei test dipende dalla valutazione pubblica del capitale di tutte le istituzioni che compongono il sistema. Veron sospetta che le autorità nazionali, per compiacere le banche locali, potrebbero aver snaturato i risultati, dichiarando dei rapporti di capitale eccessivamente ottimistici. Giacchè difficilmente le autorità nazionali antepongono l'interesse europeo a quello nazionale, l'organismo di supervisione centrale deve controllare le valutazioni nazionali e verificarne la comparabilità.
Un'altra debolezza dei test passati riguarda il fatto che non hanno considerato i livelli di liquidità. La mancanza di liquidità è stata tra le cause del tracollo del sistema bancario irlandese. Enria ha richiesto dei controlli sulla liquidità, ma non come parte dell'esercitazione principale degli stress test.
Sempre l'Economist ricorda che finora il settore bancaria ha ricevuto centinaia di miliardi di euro in aiuti di stato a partire dall'ottobre 2009. Gli aiuti di stato sono legati inestricabilmente agli stress test, in quanto questi ultimi dovrebbero individuare le banche che necessitano di un ulteriore finanziamento. Nel 2009 gli stati membri hanno speso 1,1 miliardi di euro per sostenere le banche. Uno dei motivi per cui le autorità regolatrici nazionali sono accusate di eccessiva indulgenza verso le banche è che i governi sarebbero costretti a contribuire maggiormente per tenerle a galla, qualora la situazione reale fosse scoperta.
In ogni caso gli aiuti di emergenza dell'UE finiranno presto. Il commissario per la concorrenza, Joaquin Almunia, ha detto che a partrie dal 1° gennaio 2012 si ritornerà allo status quo che ha preceduto la recessione.