Reti di impresa: il punto del MSE
Il Ministero dello Sviluppo Economico ha condotto un'indagine qualitativa e quantitativa in merito al ruolo che ha lo strumento delle Reti di impresa nella crescita delle PMI, nell'ambito della Direttiva sullo Small Business Act del 4 maggio 2010. L'analisi del Dipartimento per l'impresa e l'internazionalizzazione è stata oggetto di un convegno organizzato ieri dallo stesso Ministero presso la Camera di Commercio di Roma.
In attuazione della comunicazione della Commissione UE del 25 giugno 2008, l'Italia è stato uno dei primi Paesi europei ad approvare la Direttiva Sba, in cui viene attribuito particolare rilievo alla normativa del “contratto di rete”, previsto dalle Legge 33/2009 e dalla Legge 99/2009 (Legge Sviluppo), utilizzato dalle imprese che intendono aggregarsi e cooperare per meglio competere sui mercati internazionali.
In particolare, si tratta di uno strumento giuridico attraverso il quale due o più imprese danno vita ad attività comuni, ad un'aggregazione di interessi specifici, da cui trarre una serie di vantaggi, quali:
- il facile accesso alla conoscenza altrui;
- una reciproca specializzazione;
- la sperimentazione condivisa del nuovo;
- l'estensione del bacino di domanda;
- l'aumento dei rendimenti;
- investimenti in nuova conoscenza.
Vantaggi grazie ai quali i modelli di business delle imprese, soprattutto quelle di piccole dimensioni, che fanno parte di una rete, si caratterizzano per una maggiore efficienza, flessibilità e creatività.
Secondo Unioncamere-Infocamere i contratti di rete, al 16 giugno 2011, sono 63 e coinvolgono 338 imprese. Di questi, il 78,7% sono stati realizzati da imprese con meno di 49 addetti, il 43,2% da imprese con meno di 9 addetti, emergendo, quindi, il dato che lo strumento è molto gradito alle realtà imprednitoriali più piccole.
Gli obiettivi prevalenti contenuti nei programmi comuni di rete sono il rafforzamento delle attività commerciali delle imprese aderenti, anche in un ottica di internazionalizzazione, e lo sviluppo dell'innovazione, della ricerca e della sperimentazione di nuovi prodotti.
Al fianco di Emilia-Romagna e Lombardia, appertenenti al centro-nord, è la Campania la prima regione meridionale per utilizzo, dimostrando che il contratto di rete viene utilzzato anche nel Mezzogiorno.
Oltre a tali dati, vista la necessità di diffondere sempre più spesso la "cultura della rete" e l'aggregazione di impresa, il Dipartimento per l'impresa e l'internazionalizzazione del MSE ha raccolto pareri e impressioni di alcune aziende campione firmatarie dei contratti di rete, appartenenti a diversi settori produttivi e differenti realtà territoriali, conducendo un'indagine telefonica, dove si è rilevato che:
- la fiscalità di vantaggio viene considerata come un'opportunità tuttavia non decisiva per l'aggregazione;
- tra i principali obiettivi di associazione, nella maggior parte degli intervistati, vi sono quelli che rispondono ad esigenze di completamento della filiera e al perseguimento di economie di aggregazione;
- la creazione di un marchio della Rete viene indicata come fondamentale per la sua riconoscibilità;
- in Rete si riscontra la riduzione dei costi di acquisto delle materie prime, attraverso l'istituzione di centri unici di riferimento; in generale, si evidenzia una semplificazione della filiera che si traduce in un conseguente risparmio su tutta la liena produttiva;
- tra le aziende coinvolte nella Rete, gli scambi di know how su asset strategici sono rari, ad eccezione della collaborazione con università ed enti di ricerca pubblici o privati;
- tra le criticità, la mancata autonomia patrimoniale e operativa del contratto di rete, la necessità di una maggiore chiarezza sul ruolo del fondo patrimoniale di rete e sul funzionamento del meccanismo dell'asseverazione.
Interessanti spunti di riflessione sono arrivati anche dagli interventi fatti nel corso del convegno. Domenico Palmieri, Presidente AIP – Associazione Italiana Politiche Industriali, ha posto l'attenzione sulla possibilità di non limitare solo alle imprese la partecipazione ad una Rete, bensì di estenderla ad università, enti economici, territoriali, centri di ricerca.
Giacomo De Laurentis, Ordinario Dipartimento di Finanza Università Bocconi - Milano ha sottolineato la necessità di attribuire alla Rete di imprese una Partita Iva di Rete, perchè - soprattutto nei rapporti con l'estero - è impensabile che la fatturazione sia poi effettuata dai singoli soggetti appartenenti alla rete, anche solo per opportunità di immagine nei confronti di terzi.
Le Reti come "aperitivi" per aggregare le imprese, farle diventare società e permettere quindi a fondi di Private Equity e Venture Capital di finanziarle e contribuire ulteriormente al loro sviluppo. Questo il punto di vista di Anna Gervasoni, Dir. Gen. Associazione Italiana Private Equity e Venture Capital (AIFI).
Al convegno sono intervenuti Giancarlo Cremonesi, Presidente Camera di Commercio di Roma, Giuseppe Tripoli, Capo Dipartimento Impresa e Internazionalizzazione MSE - “Mister PMI” e Gianluca M. Esposito, Direttore Generale PMI e Enti Cooperativi – Ministero Sviluppo Economico.
DIRETTIVA DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 4 maggio 2010 - Attuazione della comunicazione della Commissione U.E. del 25 giugno 2008
Provvedimento Agenzia Entrate 13 giugno 2011 - Determinazione risparmio d’imposta