Banda larga senza fili: verso un mercato europeo dello spettro radio
Ogni giorno, quando ci colleghiamo a Internet con il nostro smartphone, oppure alla rete wireless di casa, stiamo utilizzando lo spettro radio. Per molti anni le frequenze che lo compongono sono state impiegate per le trasmissioni radiotelevisive o per scopi scientifici, militari o civili. Oggi, invece, sono sempre di più il viatico per l'Internet ad alta velocità, per scaricare video in mobilità, per lavorare ovunque in ogni momento. Attorno allo spettro radio gravita un indotto pari a 250 miliardi di euro l'anno.
Per favorire la diffusione della banda larga attraverso le tecnologie senza fili, oltre che da rete fissa (e quindi il passaggio dal 3G al 4G) la commissaria europea per l'Agenda digitale, Neelie Kroes, invoca "un'ottimizzazione dello spettro radio", cioè un utilizzo più efficiente da parte dei paesi membri. Secondo le ultime stime dell'esecutivo di Bruxelles, il traffico mobile di dati a livello mondiale crescerà del 26% annuo, con più di 7 miliardi di telefoni cellulari, tablet e altri dispositivi mobili collegati ad Internet.
Lo spettro radio non è un pozzo di San Patrizio. "Spesso – sottolineano da Bruxelles - la normativa nazionale in materia di frequenze radio non tiene conto delle nuove possibilità tecniche e, di fronte all'aumento della domanda, espone gli utenti della telefonia mobile e della banda larga al rischio di servizi di scarsa qualità e ostacola la formazione di un mercato unico per gli investimenti in tali settori delle comunicazioni". Un tema particolarmente sentito nel nostro paese.
Lanciando una prima misura del nuovo programma dell'UE sulla politica dello spettro radio, la Commissione invita:
- le autorità di regolamentazione a sostenere l'innovazione senza fili controllando ed eventualmente ampliando le bande armonizzate del mercato interno per le quali non è richiesta alcuna licenza (le cosiddette bande non soggette a licenza) mediante opportune misure;
- gli stati membri a promuovere un approccio normativo coerente in tutta l'UE volto a condividere i diritti di sfruttamento, che offra stimoli nonché certezza giuridica a tutti gli utenti (attuali e nuovi) che possono condividere le preziose risorse dello spettro radio. Secondo la Commissione, infatti, anche gli operatori che detengono parti dello spettro radio, pubblici e privati, possono avere interesse a condividerle con altri soggetti entranti, al fine di attrarre nuovi investimenti.