Dl Crescita 2.0: in arrivo la Pubblica amministrazione digitale

pcL'agenda digitale può davvero trasformare il Paese, come afferma Mario Monti? L'obiettivo del "Dl crescita 2.0" è quello di disegnare l'Italia che vorremmo. Vediamo cosa cambia con l'introduzione dell'agenda digitale nella Pubblica amministrazione voluta dal ministro per lo Sviluppo economico, Corrado Passera, nata dall'intenso lavoro svolto dalla cabina di regia governativa negli ultimi mesi.

Nuova identità digitale per i cittadini

Il Decreto, chiamato anche "Sviluppo bis" o "Trasforma Italia", introduce prima di tutto il documento digitale unico, che va a sostituire la carta di identità e la tessera sanitaria.
Inoltre, vengono istituiti l'Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente (ANPR) e l'archivio geo referenziato delle strade.
A partire dal 2016 il censimento ISTAT della popolazione annuale avrà cadenza annuale e si accompagnerà ad una riforma dell'Istituto Nazionale di Statistica.

Verrà poi costituito un domicilio digitale per il cittadino e per le imprese, attraverso cui inviare e ricevere tutte le comunicazioni con la PA. Per essere applicata, questa norma presuppone che sia stato attivato un indirizzo Pec cioè di Posta elettronica certificata, uno strumento lanciato per la prima volta dall'ex ministro per la Pubblica Amministrazione Renato Brunetta, già obbligatorio per le imprese, anche artigiane. Circa un milione di persone ne sono attualmente in possesso.

Open data pubblici

Per valorizzare il patrimonio informativo pubblico nazionale è stata introdotta la definizione di dato aperto. Le informazioni fornite online dalla PA dovranno essere obbligatoriamente pubblicate in formato aperto. In questo modo sarà possibile ampliare fortemente l'accesso a informazioni di pubblica utilità, favorendone il riutilizzo per analisi, servizi, applicazioni e soluzioni, con sensibili ricadute dal punto di vista della crescita economico-sociale. Tali dati avranno una licenza d'uso aperta e saranno dunque utilizzabili senza alcun tipo di restrizione.

Secondo il monitoraggio effettuato dal portale istituzionale Dati.gov.it del Formez, il trend dell'utilizzo degli open data, già prima dell'approvazione del decreto in questione, era comunque positivo: nel primo trimestre 2012 sono stati creati ben 517 dataset, mentre nel secondo semestre ne sono stati attivati 180. Ad oggi il numero totale di dataset censiti è 3.085. Tra gli esempi più recenti, i portali attivati dai Comuni di Roma e di Milano.
Da sottolineare la differenza tra il Nord e il Sud del Paese nella distribuzione geografica delle piattaforme di diffusione dei dati aperti. Escludendo qualche sporadico esempio nel Mezzogiorno, la maggior parte delle iniziative a favore dei dati aperti è stata intrapresa dalle amministrazioni del Centro e del Nord Italia.

Procedure digitali per acquisto di beni e servizi

Tutte le procedure per l'acquisto di beni e servizi da parte delle PA dovranno essere svolte esclusivamente per via telematica, così da garantire maggiore trasparenza e tempistiche più celeri. Viene inoltre fortemente incentivato il riuso dei programmi informatici da parte delle amministrazioni, consentendo significativi risparmi di spesa.

Trasmissione obbligatoria di documenti per via telematica

Le comunicazioni tra diverse amministrazioni pubbliche, così come quelle tra PA e privati, dovranno avvenire esclusivamente per via telematica. L'inadempienza della norma comporterà la responsabilità dirigenziale e disciplinare del personale pubblico inadempiente.
Allo stesso modo, nel settore pubblico, tutte le certificazioni di malattia e di congedo parentale dovranno essere rilasciate e trasmesse per via telematica. Ribadito quindi un obbligo già introdotto da più di due anni.

Il parere dell'esperto

Questo il commento di Stefano Epifani, docente di comunicazione presso l'Università La Sapienza di Roma e direttore dell'Associazione Italiana per l'Open Government: "Considerato che nei documenti ad oggi circolati pare non si via traccia di obbligatorietà dell'Open Data, nè tanto meno qualsiasi accenno al Freedom Information Act, ritengo di maggiore interesse quanto sancito dall'Articolo 18 del decreto sviluppo, che rende obbligatorio l'open data almeno per i dati riguardanti sovvenzioni, contributi sussidi ed ausili finanziari ad aziende e persone. Qualsiasi legge rivolta alla PA che non sancisca obbligatorietà dell'Open Data è assolutamente inutile. Dal momento che farlo non è vietato, non servono norme che lo "suggeriscano".

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Sinossi del Dl Crescita 2.0

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