Rapporto Doing Business 2013: l’Italia non è ‘ancora’ un paese per le imprese
Fare impresa in Italia non è affatto semplice. E’ quanto emerge dal rapporto 'Doing Business in Italy 2013', realizzato dalla Banca Mondiale in collaborazione con l'International Finance Corporation (Ifc). Secondo il rapporto, a livello mondiale l’Italia è al 73esimo posto tra i paesi dove è più facile avviare un’attività, appena due gradini sopra la posizione dello scorso anno. Ai vertici della classifica, invece, ci sono Singapore, Hong Kong, Nuova Zelanda e Stati Uniti.
Il rapporto è stato realizzato mettendo a confronto le regolamentazioni d’impresa in 13 città italiane (Bari, Bologna, Cagliari, Campobasso, Catanzaro, L’Aquila, Milano, Napoli, Padova, Palermo, Potenza, Roma e Torino) e 7 porti (Cagliari, Catania, Genova, Gioia Tauro, Napoli, Taranto e Trieste).
Nel dettaglio sono state esaminate 5 aree tematiche di particolare importanza per la vita delle piccole e medie imprese:
- avvio d’impresa,
- ottenimento dei permessi edilizi,
- trasferimento di proprietà immobiliare,
- risoluzione di dispute commerciali,
- commercio transfrontaliero marittimo.
Dall’analisi dei regolamenti emerge un quadro normativo e burocratico non uniforme, che porta i singoli imprenditori a doversi confrontare con norme e prassi amministrative diverse a seconda della sede produttiva. Accade così - sottolinea il rapporto - che l’ottenimento dei permessi edilizi e il trasferimento della proprietà immobiliare siano più facili a Bologna, la risoluzione di dispute commerciali sia più semplice a Torino, mentre l’avvio di impresa risulti più facile a Catanzaro o Padova. Genova, invece, è la top performer tra i porti gateway, mentre Catania registra il risultato migliore tra i porti regionali e di trans-shipment.
Per l’ottenimento dei permessi necessari alla costruzione di un magazzino, invece, il ritardo principale si registra nell’ottenimento del permesso di costruzione (o autorizzazione equivalente) dal comune. A Catanzaro e a Palermo sono necessari oltre 6 mesi, mentre a Napoli, Campobasso e Potenza l’attesa è di circa 3 mesi, e appena 30 giorni a Milano.
Rispetto agli anni passati il rapporto ha registrato il miglioramento delle regolamentazioni d’impresa in Italia, ma la sfida rimane aperta. Chi fa impresa in Italia deve infatti ancora confrontarsi con procedure lunghe, inefficienti e costose, soprattutto per quanto riguarda l’ottenimento dei permessi edilizi e la risoluzione di dispute commerciali.
“Ci auguriamo che il rapporto possa guidare i legislatori ed i decisori pubblici nelle riforme di quei settori dove è possibile apportare miglioramenti senza sostanziali modifiche legislative”, ha commentato Janamitra Devan, vicepresidente del dipartimento per lo sviluppo del settore privato e finanziario della Banca Mondiale e Ifc. “Le città italiane possono condividere le loro esperienze e imparare le une dalle altre, contribuendo cosí a promuovere le necessarie riforme su tutto il territorio nazionale”.
La risposta dell’Italia non si è fatta attendere. Durante la presentazione del rapporto il 14 novembre, a Roma, il direttore generale di Bankitalia, Fabrizio Saccomanni,ha ricordato la necessità di “proseguire con decisione nel programma di riforme avviato e occorre innanzitutto assicurare la piena e concreta attuazione delle riforme già approvate dal Parlamento". “Nell'affrontare le radici della bassa crescita non può essere ignorato uno dei tratti distintivi del nostro paese: gli ampi divari territoriali", ha sottolineato Saccomanni. Per far ripartire il paese bisogna “vincere gli ostacoli, le resistenze alla concorrenza tra ordinamenti locali”. “Ciò assicurerebbe un fondamentale complemento alle riforme nazionali volte alla semplificazione legislativa e amministrativa”, ha concluso il presidente di Bankitalia.