Ambiente: Doha dice sì a Kyoto 2, ma i grandi inquinatori si defilano
"Ritardata e faticosa", così il ministro dell'Ambiente Corrado Clini definisce la diciottesima conferenza sui cambiamenti climatici, che si è svolta a Doha, in Qatar. Un meeting internazionale che ha portato forse un solo risoltato degno di nota: l'accordo per estendere fino al 2020 il protocollo di Kyoto per ridurre le emissioni di CO2 e il surriscaldamento del pianeta, la cui prima fase scade a fine 2012. Peccato che l'impegno a tagliare ulteriormente le emissioni di gas serra riguardi solo una minoranza di paesi, fra cui l'Unione europea. Mentre alcuni grandi inquinatori si tirano indietro.
Dopo due settimane di difficili negoziati, andati avanti oltre la scadenza fissata, i 194 Paesi che hanno partecipato alla Conferenza sui cambiamenti climatici a Doha hanno trovato un accordo per estendere fino al 2020 il protocollo di Kyoto. Ma Usa, Canada, Giappone, Russia e Nuova Zelanda, insieme a Cina (il primo Paese inquinante), India, Brasile, Messico e Sud Africa hanno detto no a un'ulteriore riduzione delle emissioni di gas a effetto serra.
Nel suo intervento a Doha, Clini ha spiegato che molto "ha pesato la caduta di tensione e di attenzione da parte dei Paesi che stanno fronteggiando la crisi economica". Da un lato, osserva il ministro, "c'é la sfida della riduzione del consumo dei combustibili fossili mentre cresce nelle economie emergenti la domanda di energia, e dall'altro l'emergenza ambientale legata all'aumento dell'intensità e della frequenza degli eventi climatici estremi in tutte le regioni del pianeta". Resta il fatto che "i cambiamenti climatici sono una parte importante e urgente dell'agenda economica globale".
E l'Italia? Come membro dell'Unione europea, ha proseguito il ministro, "si impegna ad accettare la seconda fase del protocollo di Kyoto", ma si dice anche "fermamente convinto che una prospettiva a lungo termine è necessaria per fronteggiare effettivamente la situazione climatica globale e promuovere lo sviluppo sostenibile, contribuendo al contempo all’eliminazione della povertà". E fra le chiavi di volta per un futuro sostenibile, Clini indica l'economia "low carbon": fonti rinnovabili, politiche di efficienza energetica e incentivi. E sul fronte degli incentivi nel settore, cita quelli "annuali di 6,7 miliardi di euro sugli impianti fotovoltaici e di 5,8 miliari sulle energie rinnovabili, che hanno permesso all’Italia di essere, nel 2011, il primo Paese al mondo per i nuovi impianti di energia rinnovabile e il secondo per le istallazioni totali".