Imposta transazioni finanziarie: Commissione Ue dà il via a cooperazione rafforzata
La Commissione europea avvia una cooperazione rafforzata per l'applicazione della imposta sulle transazioni finanziarie, la ITF. Negli stati membri che applicheranno la tassa in questione – oltre all'Italia, Francia, Germania, Belgio, Austria, Slovenia, Portogallo, Grecia, Slovacchia, Spagna e Estonia - dovrebbe produrre entrate di 30-35 miliardi di euro l’anno.
La proposta di cooperazione rafforzata, che segue l’accordo raggiunto il mese scorso dai ministri delle Finanze dell’Ue, rispecchia il campo di applicazione e gli obiettivi della proposta originaria presentata dalla Commissione europea nel settembre 2011.
Tre gli obiettivi della ITF:
- rafforzare il mercato unico riducendo il numero di impostazioni nazionali divergenti in materia di tassazione delle transazioni finanziarie;
- garantire che il settore finanziario fornisca un contributo giusto e cospicuo alle entrate pubbliche;
- sostenere le misure regolamentari incoraggiando il settore finanziario ad impegnarsi in attività più responsabili, orientate verso l’economia reale.
Come nella proposta originaria, le aliquote sono basse, la base imponibile è ampia e sono previste reti di sicurezza contro il trasferimento delle attività del settore finanziario. In particolare, è mantenuto l’approccio di assoggettare tutte le transazioni per le quali esista un collegamento con la zona di applicazione della ITF, e sono mantenute le aliquote dello 0,1% per le azioni e obbligazioni e dello 0,01% per i derivati.
Rimane anche il 'principio di residenza'. Quindi l’imposta sarà dovuta se una delle parti della transazione è stabilita in uno stato membro partecipante, indipendentemente dal luogo in cui l’operazione ha luogo. Ciò vale sia se un ente finanziario coinvolto nell’operazione è esso stesso stabilito nella zona ITF, sia se tale ente agisce per conto di una parte stabilita in tale zona.
Come ulteriore salvaguardia contro l’elusione dell’imposta, la proposta di cooperazione rafforzata aggiunge anche il 'principio di emissione', in base al quale gli strumenti finanziari emessi negli 11 stati membri saranno tassati quando sono negoziati, anche se quanti li negoziano non sono stabiliti nella zona ITF. Inoltre, sono incluse disposizioni esplicite in materia di prevenzione degli abusi.
Inoltre, per proteggere l’economia reale, la ITF non si applicherà alle attività finanziarie quotidiane dei cittadini e delle imprese (ad esempio a prestiti, pagamenti, assicurazioni, depositi), né alle tradizionali attività bancarie d’investimento nel quadro della raccolta di capitali o alle operazioni finanziarie effettuate nell’ambito di ristrutturazioni.
La proposta esclude inoltre le attività di rifinanziamento, la politica monetaria e la gestione del debito pubblico. Pertanto, le operazioni effettuate con le banche centrali e la Bce, con lo European financial stability facility e con il meccanismo europeo di stabilità, e le operazioni con l’Unione europea sono esonerate dall’imposta. Le modifiche proposte dall'Esecutivo Ue riguardano il fatto che l’imposta sarà attuata su una scala geografica ridotta rispetto a quanto inizialmente previsto. Cambiamenti volti soprattutto a garantire chiarezza giuridica e a rafforzare le disposizioni anti-elusione e anti-abusi.
''Tutto è pronto perché un’imposta comune sulle transazioni finanziarie possa essere introdotta nell’Ue'', ha commentato il commissario europeo per la Fiscalità Algirdas Semeta, che ha aggiunto: ''Sul tavolo vi è un’imposta senza dubbio equa e tecnicamente solida, che consentirà di rafforzare il mercato unico e contenere le negoziazioni irresponsabili''.
Il testo sarà ora discusso dagli stati membri. Discussione cui possono prendere parte tutti gli stati dell'Ue, anche se solo quelli che partecipano alla cooperazione rafforzata disporranno di un voto e dovranno decidere all’unanimità prima che l'attuazione sia possibile.