Decreto pagamenti: dubbi dei partiti, Cdm slitta
I tempi si allungano. Il decreto sui pagamenti arretrati della Pa alle imprese italiane slitta di qualche giorno. Lo ha annunciato una nota ufficiale di Palazzo Chigi, secondo la quale dal ministero dell'Economia è stato richiesto un approfondimento extra prima di varare il provvedimento. I dubbi delle forze politiche, scatenati dalla norma sull'anticipo della super addizionale regionale, hanno bloccato tutto.
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A pesare sono state le perplessità espresse dal Pd, partite quando è cominciata a trapelare l’indiscrezione che, per coprire l’esborso in arrivo, l’Esecutivo avrebbe attinto all’anticipo al 2013 dell’aumento dell’addizionale Irpef, originariamente previsto per il 2014. La norma è stata giudicata sbagliata nel merito e nel metodo.
Ma, in sua assenza, Palazzo Chigi ha dovuto fronteggiare un notevole problema di copertura. Così una nota ufficiale ha fatto sapere che il ministro dell'Economia Vittorio Grilli, in accordo con il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera, "anche a seguito delle articolate risoluzioni approvate ieri da Camera e Senato, ha fatto presente al presidente del Consiglio l'opportunità di proseguire gli approfondimenti necessari per definire il testo del decreto sui pagamenti dei debiti commerciali della Pa". Insomma, per il Consiglio dei ministri c'è ancora da aspettare qualche giorno.
Almeno una parte del piano, comunque, appare definita. Per mettere a disposizione delle Pa le risorse necessarie ai pagamenti si punta sulla concessione di prestiti di lunga durata (30 anni) a Regioni ed enti locali: in questo modo sarà possibile reperire 20 miliardi nel 2013 e 20 miliardi nel 2014. Tutti i soggetti che richiederanno questi prestiti saranno, poi, sottoposti a vincoli di bilancio rigidissimi nel corso dei cinque anni successivi, sia per le spese correnti che per quelle in conto capitale. Un modo per recuperare il denaro prestato.
Questi soldi dovranno essere raccolti sul mercato, tramite una speciale emissione di titoli di Stato, fino a un massimo di 25 miliardi per ciascuno degli anni 2013 e 2014. I maggiori interessi, però, non graveranno sui bilanci ma saranno coperti dai ministeri, che saranno vincolati a coprire con tagli lineari alle loro strutture eventuali maggiorazioni a carico dei conti dello Stato.
In questo modo si pensa di ridare ossigeno a molte aziende. Secondo le stime di Unimpresa sono 225mila quelle che vantano nei confronti della pubblica amministrazione un credito. Il loro arretrato medio è pesantissimo, pari a circa 420mila euro. Per un totale che, a seconda delle stime, varia tra i 70 e i 90 miliardi di euro.
L’impatto della manovra non sarà leggero. Il Pil dovrebbe guadagnare, nel solo 2013, uno 0,2%, passando dal -1,5% al -1,3%. Mentre nel 2014 questo effetto dovrebbe essere dello 0,7%: in totale, in due anni, il Governo stima un impatto pari a un punto di prodotto interno lordo. Dall’altro lato il deficit dovrebbe avvicinarsi al temuto 3% nel corso del 2013, salendo dal 2,4% fino al 2,9% per effetto dei pagamenti. Mentre nel 2014 l’impatto sui conti pubblici dovrebbe essere praticamente nullo: tutto il denaro, infatti, è già stato conteggiato nel deficit e impatterà soltanto sul debito.