On line gaming: Changyou regina del Nasdaq
L’euforia per Changyou è comprensibile. A differenza della maggior parte delle Internet company, dove i servizi devono essere gratuiti per diventare popolari, Changyou è una macchina che fa soldi. I ricavi hanno raggiunto i 202 milioni di dollari e i profitti i 108 milioni. Questo perché Changyou è una delle tante aziende cinesi che si sono imbattute in un mercato di nicchia che si è poi trasformato in un’industria da milioni di dollari.
Il mercato del video-gaming si è sviluppato in America, in Europa e in Giappone attraverso le consolle e il software ad esse collegato. Dapprima la Cina aveva proibito le consolle per i giochi: impedendo l’applicazione delle norme sulla proprietà intellettuale, ha letteralmente demolito il business delle consolle. Permettendo che i giochi pirata fossero venduti a poco prezzo, il governo cinese ha ostacolato così ogni incentivo alla loro commercializzazione.
La Cina ha adottato altri modelli di intrattenimento, ammettendo solo la produzione limitata di di film e di programmi televisivi locali, limitando le importazioni (quelle legali, almeno). In questo vuoto, Internet è fiorito, prima come luogo ideale per i film e gli show stranieri, ma presto anche per i giochi on line multiplayer. Le aziende hanno creato un modello di business basato sull’accesso da qualsiasi computer – gli utenti pagano circa 25 cent l’ora negli Internet caffè – tranne da quelli in cui viene effettuato il trasferimento dati ai propri server. Questo consente a circa 739 mila giocatori di connettersi contemporaneamente.
I giochi più famosi in Cina ha come protagonisti folletti e nani. Il prodotto più popolare offerto da Changyou, “Tian Long Ba Bu”, narra la storia di un principe, di un monaco e di un mendicante, con un grande dispiego di arti marziali.
Inizialmente Changyou faceva pagare una tassa di iscrizione, ma in seguito ha deciso di eliminarla, dopo aver realizzato che i multiplayer games di solito risultano più divertenti quando ci sono più giocatori. Come la maggior parte delle aziende, Changyou consente l’accesso gratuito ai suoi giochi, traendo profitto da quel 10% di giocatori disposto a pagare somme folli per gli extra come le armi, le pozioni e gli scudi. Gli extra si fanno pagare: uno scudo può costare fino a 180 dollari. La domanda di questi “beni virtuali” dipende dal loro costo, dalle proprietà e dalla loro reperibilità, proprio come accade nel mondo reale.
Le aziende del gaming monitorano costantemente la domanda per cercare di difendere i loro profitti. I maggiori rischi per Changyou derivano dalla concorrenza. La sua crescita ultimamente ha infatti subito un brusco rallentamento. Tuttavia il campo di battaglia non è così pericoloso come appare, visto che gli interventi del governo cinese bloccano l’ingresso delle nuove versioni dei giochi stranieri, permettendo alle aziende locali di sviluppare e commercializzare i loro prodotti. Nel business cinese anche il mondo virtuale ha le sue barriere.
(a cura di Alessandra Flora)