Ue-Cina - misure contro sovraccapacita' acciaio in cambio del MES?
Dal summit Ue-Cina emergono ipotesi di contrattazione. In ballo l'industria siderurgica europea e il riconoscimento dello status di economia di mercato a Pechino.
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Si è concluso ieri a Pechino il diciottesimo Summit Ue-Cina, che ha visto la partecipazione, per l'Unione, dei presidenti della Commissione e del Consiglio europeo Jean-Claude Juncker e Donald Tusk, dell'alto rappresentante per gli Affari esteri e la Politica di sicurezza Federica Mogherini, del vicepresidente della Commissione Jyrki Katainen e del commissario al Commercio Cecilia Malmstroem.
Tra i temi sul tavolo:
- la crisi del settore siderurgico,
- la questione dello status di economia di mercato (MES) della Cina,
- l'Agenda strategica 2020 Ue-Cina per la cooperazione,
- la mobilità e la migrazione,
- il dialogo sui diritti umani,
- la preparazione al vertice del G20, che si terrà in Cina il 4 e 5 settembre 2016.
Acciaio e MES: ipotesi di scambio per combattere sovraccapacità
Il summit Ue-Cina si è concluso con la costituzione di un gruppo di lavoro misto Ue-Cina volto a monitorare l'andamento della sovraccapacità produttiva di Pechino in ambito siderurgico e gli eventuali provvedimenti che il governo cinese deciderà di prendere per risolvere il problema. Un'azione da parte di Pechino in questo senso potrebbe spianare la strada alla concessione dello status di economia di mercato a Pechino da parte di Bruxelles.
La questione della sovraccapacità – ha affermato il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker a margine del vertice - è un problema molto serio per l'Europa e per gli europei, perchè ha già portato alla perdita di molti posti di lavoro. Se si vuole davvero affrontare la situazione, ha ribadito Junker, anche Pechino deve rispettare le regole di mercato.
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Sulla questione del riconoscimento del MES alla Cina, invece, il numero uno di Bruxelles ha spiegato che la Commissione affronterà la questione nel corso di una riunione, il prossimo 20 luglio. La decisione dell'Esecutivo, ha poi aggiunto Juncker, dovrà in ogni caso tenere conto degli obblighi internazionali dell'Unione e verrà presa solamente dopo che sarà stata conclusa la dettagliata valutazione d'impatto di un eventuale riconoscimento su ognuno dei Paesi membri.
L'eventuale riconoscimento del MES alla Cina a dicembre 2016 - mese in cui scadranno alcune disposizioni del regime transitorio imposto a Pechino al momento della sua adesione all'Organizzazione mondiale del commercio (OMC) - avrà un forte impatto sulle capacità dell'Unione europea di difendersi dai prodotti esportati dalle imprese cinesi in Ue ad un prezzo molto più basso di quello di mercato (dumping), con conseguenze disastrose sulla competitività delle imprese europee.
Sulle importazioni di prodotti siderurgici dalla Cina, Bruxelles ha aperto nel corso dei primi 6 mesi del 2016 due indagini - una antidumping e una antisovvenzioni - rispettivamente a febbraio e maggio scorsi. E sempre sulla questione dell'acciaio - stavolta in relazione al riconoscimento del MES a Pechino - si è espressa di recente, nel corso della plenaria del Comitato delle Regioni, la commissaria Ue all'Industria Elzbieta Bienkowska. La responsabile dell'Ue si è detta "molto contraria" alla prospettiva di una concessione dello status di economia di mercato alla Cina, colpevole di "inondare il mercato europeo di acciaio a basso prezzo".
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Gli altri dossier: cooperazione, diritti umani, G20 e migrazione
Nel corso del summit sono stati affrontati anche altri dossier. La due giorni pechinese, ha spiegato il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, è stata l'opportunità per mostrare la forza del partenariato strategico tra l'Unione europea e la Cina. Tra i temi trattati:
- l'importanza di una cooperazione internazionale regolamentata. “Un ordine globale basato su regole comuni è nel nostro reciproco interesse”, ha detto Tusk, riconoscendo però le differenze di veduta tra Bruxelles e Pechino su questo tema,
- il vertice del G20, in programma a settembre in Cina. Di fronte a oltre 60 milioni di sfollati in tutto il mondo che cercano protezione, ha spiegato il presidente del Consiglio europeo, la comunità internazionale deve intensificare i suoi sforzi e dunque Ue e Cina hanno “deciso di affrontare la crisi migratoria a livello globale”,
- i diritti umani. In merito, Bruxelles e Pechino hanno deciso di organizzare un altro giro di dialogo nel 2016, a Bruxelles. “Abbiamo delle divergenze su questo tema”, ha riconosciuto Tusk, “ma apprezzo che la Cina sia pronta a impegnarsi”.
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