UE - accordo sul quadro per il controllo degli investimenti esteri
Pur restando uno dei sistemi più aperti al mondo in materia di investimenti, l’accordo politico raggiunto tra Parlamento, Consiglio e Commissione permetterà all’Unione europea e agli Stati membri di tutelare i propri interessi fondamentali.
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“Non siamo sostenitori ingenui del libero scambio”, afferma il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker commentando l’accordo politico raggiunto tra il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione su un quadro europeo per il controllo degli investimenti diretti esteri (IDE).
A settembre dello scorso anno la Commissione UE ha proposto un quadro per il controllo degli investimenti diretti esteri nell'ambito del pacchetto sul commercio annunciato dal presidente Juncker nel discorso sullo Stato dell'Unione.
L'accordo raggiunto dalle istituzioni europee è il punto d'arrivo dei colloqui trilaterali avviati con il Parlamento europeo e il Consiglio il 10 luglio 2018. Spetta ora ai due colegislatori confermare l'accordo e dare il via libera finale alla proposta affinché possa entrare in vigore.
Cosa prevede l’accordo
Gli investimenti diretti esteri alimentano la crescita economica, l'innovazione e l'occupazione, ma talvolta è possibile che gli investitori esteri cerchino di acquisire attività strategiche grazie alle quali potrebbero controllare o influenzare imprese europee le cui attività sono fondamentali per la sicurezza e l'ordine pubblico.
Per tutelarsi da simili eventualità il nuovo quadro europeo per il controllo degli IDE:
- crea un meccanismo di cooperazione per lo scambio di informazioni e la segnalazione di preoccupazioni specifiche tra gli Stati membri e la Commissione;
- consente alla Commissione di esprimere pareri nei casi che riguardano vari Stati membri o quando un investimento potrebbe incidere su un progetto o programma di interesse collettivo per l'UE, come Horizon 2020 o Galileo;
- incoraggia la cooperazione internazionale sulle politiche di controllo degli investimenti anche tramite scambi di esperienze, buone pratiche e informazioni sulle tendenze degli investimenti;
- ribadisce che gli interessi di sicurezza nazionale sono di competenza degli Stati membri, senza pregiudicare la facoltà di questi ultimi di mantenere i meccanismi di revisione esistenti, adottarne di nuovi o decidere di non istituire misure di questo tipo a livello nazionale (ad oggi sono 14 gli Stati membri che dispongono di tali meccanismi);
- attribuisce agli Stati membri l'ultima parola sull'autorizzazione (o meno) di una determinata operazione sul proprio territorio;
- tiene conto della necessità di lavorare con scadenze brevi favorevoli alle imprese e secondo solidi principi di riservatezza.
Parallelamente a questa proposta, la Commissione sta lavorando a un'analisi dettagliata dei flussi di investimenti diretti esteri nell'UE e istituirà un gruppo di coordinamento con gli Stati membri allo scopo di individuare problematiche e soluzioni strategiche comuni in questo campo.
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“L'Europa deve difendere sempre i propri interessi strategici e questo nuovo quadro ci servirà esattamente a tale scopo. Ecco cosa intendo dire affermando che non siamo sostenitori ingenui del libero scambio. Dobbiamo vigilare attentamente sugli acquisti di attività strategiche dell'Europa da parte di società estere. Mi congratulo con il Parlamento europeo e i governi dell'UE per il rapido raggiungimento di questo accordo”, nota Juncker.
Cecilia Malmström, commissaria per il Commercio, dichiara: “Si tratta di una tappa fondamentale nel processo avviato solo un anno fa e volto a tutelare tecnologie e infrastrutture cruciali in Europa. Dimostra la volontà dell'Europa di soddisfare una forte domanda dei cittadini e delle parti interessate in questo senso. In un mondo sempre più interconnesso e interdipendente, abbiamo bisogno di strumenti per proteggere la nostra sicurezza collettiva, mantenendo al contempo l'Europa aperta alle imprese. Conto sul Parlamento europeo e sugli Stati membri per una rapida approvazione dei meccanismi di controllo degli investimenti oggi concordati”.