Conclusi i negoziati post-Cotonou: UE e paesi ACP verso un nuovo partenariato
Si sono chiusi ieri i negoziati sul nuovo accordo di partenariato tra l’UE e 79 paesi di Africa, Caraibi e Pacifico e che, una volta operativo, riguarderà 1,5 miliardi di persone e oltre il 50% dei seggi ONU. Ecco perché vale la pena capire cos’è e cosa comporta.
UE-ACP: verso la definizione del partenariato post Cotonou
Il 15 aprile segna la conclusione formale dei negoziati dell'accordo post-Cotonou, iniziati a settembre 2018 e andati avanti in modo non sempre facile.
Del resto, come ha sottolineato la Commissaria per i Partenariati internazionali, Jutta Urpilainen, “questo nuovo partenariato globale con il più grande gruppo di paesi partner rappresenta un importante risultato politico e segna una svolta significativa. In linea con le nuove realtà e sfide internazionali, l'accordo dovrebbe risultare determinante per rinsaldare le relazioni bilaterali che l'UE mantiene con ogni singolo Stato dell'OSACP e con le rispettive regioni, conferendo al partenariato OSACP-UE il ruolo di forza internazionale per far avanzare le ambizioni comuni sulla scena mondiale."
Cosa prevede il nuovo accordo post-Cotonou?
L'accordo - che succederà a quello di Cotonou non appena le parti avranno completato le procedure interne di adesione e ratifica - modernizza sostanzialmente la cooperazione tra questi paesi ed estende l'ambito e la portata delle ambizioni dell'UE e dell'OSACP per affrontare meglio le sfide attuali e future.
L'accordo prevede inoltre, per la prima volta in oltre 40 anni di collaborazione, una nuova dimensione regionale e una struttura di governance solide e adeguate alle esigenze di ciascuna regione. Concretamente, l'accordo comprende una "base comune", che sancisce i valori e i principi che accomunano i partner e che indica i settori strategici prioritari nei quali entrambe le parti intendono collaborare, ossia:
- diritti umani, democrazia e governance all'interno di società incentrate sulle persone e fondate sui diritti,
- pace e sicurezza,
- sviluppo umano e sociale,
- sostenibilità ambientale e cambiamenti climatici,
- crescita e sviluppo economici inclusivi e sostenibili,
- migrazione e mobilità.
L'accordo combina questa base comune con tre protocolli regionali specifici improntati all'azione (Africa, Caraibi e Pacifico), incentrati sulle esigenze di ciascuna regione. I protocolli regionali avranno una propria governance specifica per gestire e orientare le relazioni con l'UE e le diverse regioni interessate, anche attraverso assemblee parlamentari regionali. Vi sarà altresì un quadro globale comune OSACP-UE con una forte dimensione parlamentare.
Una volta operativo, comunque, la nuova intesa non porterà alla fine degli accordi di partenariato economico (APE), che sono infatti accordi internazionali a sé stanti e che pertanto resteranno validi. Il nuovo accordo UE-ACP, infatti, si limiterà a garantire il collegamento con gli APE, soprattutto per quanto riguarda i principi generali e lo slancio verso la crescita e lo sviluppo economici inclusivi e sostenibili.
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Cosa prevedeva l’Accordo di Cotonou e perchè è stato importante superarlo?
L'accordo di partenariato di Cotonou è uno dei quadri di cooperazione più antichi e completi negoziati da Bruxelles con i Paesi terzi ed è stato il contesto giuridico che ha regolato le relazioni tra l'UE e 79 Paesi di Africa, Caraibi e Pacifico (ACP) per oltre 20 anni.
L’accordo è stato infatti firmato nel 2000 con una durata ventennale, poi prorogato fino 30 novembre 2021 in attesa della conclusione dei negoziati del nuovo testo.
Chiaramente dal 2000 ad oggi il mondo è notevolmente cambiato, con l’emersione di nuove sfide globali comuni da affrontare, ma anche nuove opportunità da cogliere. Tutti elementi su cui il nuovo accordo intende essere protagonista, tramite anche un approccio multilaterale concertato per ottenere risultati tangibili.
Le prossime tappe
La firma, l'applicazione provvisoria e la conclusione dell'accordo richiederanno l'approvazione del Consiglio dell'Unione europea, sulla base di proposte della Commissione europea. Tali proposte, unitamente al testo negoziato tradotto in tutte le lingue dell'UE, saranno trasmesse al Consiglio nelle prossime settimane.
Il Consiglio delibererà in merito alla conclusione solo previa approvazione del Parlamento europeo, in conformità dell'articolo 218, paragrafo 6, del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE).
La firma dell'accordo è prevista per il secondo semestre del 2021. Perché esso possa entrare in vigore, le parti dovranno completare le rispettive procedure interne.