Bilancio UE post 2020: digitale, servono investimenti e regole chiare
Mentre la presidenza di turno finlandese del Consiglio dell’UE propone di tagliare i fondi destinati alle politiche di coesione, la presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen, lancia l'allarme: così la crescita digitale dell’Europa è a rischio.
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Proprio la scorsa settimana la von der Leyen ha presentato le sue priorità per i primi 100 giorni di carica, proponendo maggiori investimenti a favore del digitale, con particolare attenzione alle competenze e all’intelligenza artificiale.
Priorità che sono state ribadite da Lucilla Sioli, Direttore dell’Unità Intelligenza artificiale e industria digitale della DG CONNECT della Commissione UE, durante l’evento “How Can We Govern Europe?” organizzato a Roma da Eunews.
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In arrivo fondi ad hoc per l’intelligenza artificiale
Il digitale è strumento chiave per affrontare le sfide globali, dai cambiamenti climatici alla salute; in questo contesto l’intelligenza artificiale rappresenta un’importante risorsa poiché riuscirà ad intervenire in tutti i settori economici. L’obiettivo per il futuro dell’Europa è diventare leader di questa nuova tecnologia, rafforzando gli investimenti per competere a livello internazionale anche con gli Stati Uniti e la Cina, senza tuttavia tralasciare gli aspetti etici connessi allo sviluppo dell’IA.
Per questo motivo la Commissione UE ha previsto nell’ambito del Quadro finanziario pluriennale post 2020 lo stanziamento di fondi europei destinati all’intelligenza artificiale sia nel quadro di Horizon Europe che di Digital Europe.
Per quanto riguarda gli aspetti etici, invece, lo scorso giugno il Collegio dei commissari ha ufficialmente lanciato la fase pilota delle linee guida che definiscono il codice etico per lo sviluppo e l’uso dell’intelligenza artificiale in Europa.
Non solo fondi UE, ma anche valori comuni e regole chiare
Per affermare la leadership europea nella corsa al digitale è necessario da un lato aumentare gli investimenti destinati allo sviluppo delle nuove tecnologie, dall’altro occorre indirizzare la crescita sulla base dei valori comuni che caratterizzano l’UE.
Lo ha sottolineato nel corso del suo intervento Leonardo Cervera Navas, Direttore dell’Autorità garante europea per la protezione dei dati personali, ricordando che per eccellere non serve copiare Stati Uniti e Cina ma puntare su una visione strategica basata sui principi europei, a partire dal rispetto della privacy, tutelato nell’UE dal Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR).
Per sostenere gli investimenti digitali in Europa abbiamo bisogno di regole chiare e condivise, ha proseguito Michele Ainis, Componente dell'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato. L’attuale quadro normativo è sufficiente per garantire la crescita del mercato digitale, tuttavia occorre agire al più presto per: ridurre le procedure burocratiche che ostacolano lo sviluppo delle reti mobili e fisse a banda larga; definire una politica industriale e fiscale - a partire dalla web tax - che ridistribuisca la ricchezza.
Si tratta di interventi fondamentali per sostenere la competitività dell’Europa in uno scenario economico in continua evoluzione, dove oramai un numero ristretto di piattaforme digitali aggrega l’insieme del mercato, lasciando poco spazio al meccanismo del ricambio, ha spiegato Pier Luigi Parcu dell’European University Institute.
Per questo motivo è necessario definire risposte comuni a livello europeo, poiché il singolo Stato membro da solo non può farcela.
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