Intesa UE-USA-Giappone per regole WTO più severe su sussidi statali
Ieri UE, USA e Giappone hanno raggiunto un accordo per rafforzare le regole internazionali contro quei tipi di sussidi statali che distorcono il mercato, nuocendo al resto dei Paesi. Ranghi serrati anche contro le pratiche di trasferimento tecnologico forzato.
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Nel corso dell’incontro di ieri a Washington, Unione Europea, Stati Uniti e Giappone hanno concordato che è necesario aggiornare e rendere più severe le norme dell'Organizzazione mondiale del commercio (WTO) in materia di aiuti sleali alle imprese.
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Le modifiche alle norme del WTO
Le regole di gioco internazionali sui sussidi pubblici alle imprese vanno cambiate. Davanti, infatti, a pratiche sempre più invadenti e distorsive della libera concorrenza messe in campo da paesi in cui il confine tra economia di stato e quella di mercato non è così limpido (leggi Cina), Giappone, Stati Uniti e Europa concordano che un profondo aggiornamento delle norme del WTO è ormai indispensabile.
La posizione dei tre attori è stata affidata ad una dichiarazione congiunta in cui si afferma che è arrivato il momento di rendere più severe le norme del WTO, agendo contemporaneamente su due fronti.
Anzitutto deve essere aggiornato l’elenco dei sussidi attualmente vietati, inserendovi quattro nuove tipologie di aiuti che danneggiano eccessivamente gli altri paesi. Si tratta in particolare:
- Delle garanzie illimitate;
- Dei sussidi a un'impresa insolvente o in difficoltà in assenza di un piano di ristrutturazione credibile;
- Dei sussidi ad imprese che non sono in grado di ottenere finanziamenti o investimenti di lungo termine da soggetti commerciali indipendenti e che operano in settori o industrie in eccesso di capacità;
- Di determinate cancellazioni dirette del debito.
Davanti poi a sovvenzioni che possono avere un effetto troppo dannoso per il resto dei paesi, dovrebbe essere invertito l’onere della prova. In altri termini, quando l’aiuto statale rischia di distorcere eccessivamente il commercio internazionale, l’onere di provare che non è così dovrebbe andare in capo allo Stato che emana il sussidio. Parliamo di agevolazioni come:
- Le sovvenzioni eccessivamente elevate;
- I sussidi che sostengono imprese non competitive e ne impediscono l'uscita dal mercato;
- I sussidi che creano un'enorme capacità produttiva, senza partecipazione commerciale privata;
- I sussidi che abbassano i prezzi dei fattori di produzione a livello nazionale rispetto ai prezzi degli stessi beni quando destinati all'esportazione.
In tutti questi casi - secondo UE, USA e Giappone - quando non è possibile dimostrare che tali incentivi non producono effetti nocivi sul resto dei paesi, il sussidio dovrebbe essere ritirato.
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Regole più severe contro i trasferimenti forzati di tecnologia
Altro punto particolarmente dolente per Europa, Stati Uniti e Giappone - tutti impegnati a tutelare il know how delle proprie aziende - è quello dei trasferimenti forzati di tecnologia.
Anche in questo caso tra le righe emerge la parola “Cina”, accusata su più fronti di mettere in atto pratiche che costringono le imprese straniere che vogliono entrare nel mercato cinese a cedere tecnologia e know-how sensibili.
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Su questo punto i tre attori convengono che è necessario intervenire a livello multilaterale:
- Ottenendo l’appoggio di altri membri del WTO sulla necessità di affrontare le questioni relative al trasferimento di tecnologia forzata;
- Identificando mezzi efficaci per contrastare tali pratiche come: maggiori controlli sulle esportazioni, revisione degli investimenti ai fini della sicurezza nazionale e sviluppo di nuove regole.
I commenti della Commissione UE
“Questa dichiarazione congiunta - ha affermato il Commissario al commercio Phil Hogan - è un passo importante per affrontare alcune delle questioni fondamentali che distorcono il commercio globale. L'UE - prosegue Hogan - ha costantemente sostenuto che i negoziati multilaterali possono essere efficaci per risolvere questi problemi. Accolgo con favore il fatto che gli Stati Uniti e il Giappone condividano questa opinione”.
La dichiarazione congiunta è stata firmata anche dall'ambasciatore Robert E. Lighthizer, rappresentante commerciale degli Stati Uniti, e dal Ministro giapponese all’economia, commercio e industria, Hiroshi Kajiyama.
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