UE-Cina, Hogan: incontrarsi a meta’ strada non basta piu’
A pochi giorni di distanza dalla firma della Fase 1 dell’Accordo Usa-Cina, il Commissario UE al commercio Phil Hogan, interviene alla presentazione del nuovo rapporto di Business Europe sui rapporti UE-Cina e traccia un quadro a 360° sul futuro delle relazioni tra Bruxelles e Pechino.
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Di rientro dagli USA dove si era recato per rinsaldare i rapporti con Washington, Phil Hogan è intervenuto ieri alla presentazione del nuovo rapporto sulla Cina di Business Europe, l’organismo che federa le principali associazioni europee delle imprese e che tra i propri membri conta anche Confindustria.
L’intervento del Commissario europeo si è trasformato in una vera e propria presentazione della strategia che l’Europa intende mettere in campo per riequilibrare i rapporti con la Cina.
Un intervento a 360°, rilasciato a pochi giorni di distanza dalla sigla della Fase 1 dell’Accordo tra Washington e Pechino e che avrà inevitabili ricadute anche per l’Europa.
Il capitalismo di stato cinese e quella svolta che non ci sarà
Per anni le relazioni UE-Cina si sono basate sull’assunto di una progressiva trasformazione del capitalismo di stato cinese in una vera e propria economia di mercato. Una trasformazione che avrebbe comportato la creazione di un piano di gioco più equo per le imprese europee ma che purtroppo, invece, non sta avvenendo.
I segnali che emergono dalla Cina sulla sua traiettoria economica indicano, piuttosto, un ulteriore consolidamento dell’economia guidata dallo Stato rispetto alle riforme orientate al mercato.
Pertanto il tema non è più “quando la Cina convergerà sull’economia di mercato”, bensì se questo avverrà mai.
La realtà che si va profilando impone, quindi, un ripensamento della complessiva strategia europea nei confronti di Pechino, con l'obiettivo di salvaguardare i valori e gli interessi comunitari.
”Il consolidamento dell'economia cinese guidata dallo Stato - si legge infatti nel report - presenta sfide sistemiche che portano a distorsioni del mercato in Cina, nell'UE e sui mercati terzi. Ciò mina la parità di condizioni tra le imprese europee e cinesi”.
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Cosa chiedono le imprese all’UE
In questi anni le relazioni economiche tra Cina e UE sono cresciute costantemente, a beneficio di entrambe le parti. Adesso, però, la situazione sta cambiando e, in assenza di concreti passi in avanti di Pechino per una effettiva tutela della libertà di mercato, il piano su cui giocano le imprese europee rischia di diventare una corsa con ostacoli troppo alti da superare.
Davanti ad un simile scenario, le imprese chiedono all’UE di ridisegnare la propria strategia che dovrebbe essere indirizzata al raggiungimento di quattro principali obiettivi:
- Garantire condizioni di parità tra Cina e UE;
- Mitigare l'impatto delle distorsioni del mercato indotte dal governo cinese;
- Rafforzare la competitività dell'UE;
- Garantire una concorrenza leale e la cooperazione sui mercati terzi.
Si tratta di obiettivi che vanno perseguiti in modo contemporaneo, agendo simultaneamente su tre fronti:
- A livello multilaterale e plurilaterale, l’UE deve continuare a lavorare per una riforma dell'OMC, per rendere l’Organizzazione un forum effettivamente capace di risolvere le nuove sfide del commercio mondiale;
- A livello bilaterale, l’UE dovrebbe arrivare a ridisegnare le proprie relazioni con Pechino, su un piano di maggiore equità;
- Infine, agendo a livello unilaterale per tutelare gli interessi comunitari attraverso una revisione dei propri strumenti, in attesa che ci siano dei progressi sul piano multilaterale e bilaterale.
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Una Commissione geopolitica
Davanti ad un report che elenca in modo lucido l’attuale situazione in cui si trovano a competere le imprese, Phil Hogan interviene rimarcando che, in uno scenario internazionale sempre più sfidante, la nuova Commissione europea sarà necessariamente una “Commissione geopolitica”, come già affermato dalla Presidente von der Leyen.
“Saremo assertivi nel promuovere i nostri valori e difendere i nostri interessi”, prosegue poi il Commissario. “La crescita della Cina, l'ambizione geopolitica e il distinto modello di capitalismo di stato hanno generato un dibattito in corso nell'Unione europea”. Il tema, adesso, è quello di trovare il bilanciamento migliore tra le sfide e le opportunità rappresentate dalla Cina.
“La Cina - prosegue Hogan - è un partner strategico per noi in molte aree, ma anche un concorrente e un rivale sistemico. In particolare, la mancanza di condizioni di parità sta troppo spesso ostacolando i nostri operatori economici nel competere con la Cina su un piano di parità. Ciò significa che le nostre imprese perdono opportunità nei nostri rispettivi mercati e nei paesi terzi”. “Una sfida seria - afferma il Commissario - che richiede una risposta seria”.
L’Unione Europea è ormai da tempo al lavoro per trovare delle soluzioni capaci di tutelare gli interessi europei e molte delle 130 raccomandazioni contenute nel paper di Business Europe, sono in linea con il sentiero già intrapreso da Bruxelles per adeguare la propria “cassetta degli attrezzi” al nuovo terreno di gioco su cui ci troviamo a competere.
Servono, infatti, misure nuove come:
- L'adozione dello strumento per gli appalti internazionali;
- Le modalità per affrontare le distorsioni nel mercato interno derivanti dalla proprietà statale e dai finanziamenti statali;
- Lo screening degli investimenti diretti esteri;
- L’attuazione della strategia di connettività Europa-Asia, basata sulla sostenibilità, la trasparenza e i migliori standard internazionali.
Tutti strumenti elencati dal report e su cui la Commissione è già al lavoro.
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“Quest'anno - ricorda poi Hogan - sarà particolarmente importante poiché ci impegniamo direttamente con la Cina attraverso una serie di eventi di alto livello”. Una serie di meeting che si spera possano condurre, ad esempio, alla conclusione dei negoziati sull’Accordo globale per gli investimenti entro la fine del 2020.
I negoziati di investimento, infatti, “sono uno strumento chiave per riequilibrare le relazioni con la Cina” ma, data l’attuale situazione, dipendono soprattutto da quello che la Cina farà o non farà.
“Incontrarsi a metà strada”, continua infatti Hogan, “non funzionerà per l'UE, poiché il nostro mercato è già ampiamente aperto”. Lo sforzo di riequilibrare tale asimmetria, pertanto, spetta ora alla Cina.
In tale contesto l’UE intende continuare a lavorare anche sulla riforma dell’OMC. Su quest'ultimo punto Hogan ricorda la firma dell’accordo della scorsa settimana con gli USA e il Giappone per rafforzare la disciplina OMC in materia di sovvenzioni industriali. Ma anche su questo fronte, l’attesa dell’UE è un maggior impegno cinese sul tema dei sussidi statali. Nel corso degli anni, infatti, Pechino ha fortemente beneficiato del sistema OMC e adesso è giusto che collabori per adattare l'Organizzazione ai tempi che corrono.
> Consulta il Report di Business Europe
Photocredit: Business Europe