Accordo sugli investimenti UE-Cina, Michel: UE è un player, non un campo di gioco
Dopo il vertice di ieri UE-Cina, l’accordo sugli investimenti sembra ancora lontano. Nonostante la fiducia cinese di chiuderlo entro fine anno, infatti, per Bruxelles la strada da fare è ancora tanta. Sul tavolo restano nodi importanti come le differenti condizioni di accesso al mercato e la sostenibilità ambientale.
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"L'Europa deve essere un player, non un campo di gioco. Oggi abbiamo fatto un passo avanti per una relazione più equilibrata con la Cina. In alcune aree siamo sulla strada giusta, in altre dobbiamo fare ancora strada. Esistono differenze, ma siamo pronti a lavorare. Vogliamo una relazione economica basata su reciprocità, responsabilità". Si può sintetizzare così, con le parole del presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, l'epilogo del summit di alto livello UE-Cina che si è svolto ieri.
Dall’incontro tra Michel, Ursula von der Leyen, Angela Merkel (in qualità di presidenza di turno del semestre europeo) e il Presidente cinese Xi Jinping, infatti, emergono ancora molti (troppi) punti aperti, che non permettono a Bruxelles di sposare a pieno l’ottimismo cinese sulla possibilità di arrivare ad un accordo entro la fine dell’anno.
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Fair play e sostenibilità i nodi su cui Pechino deve impegnarsi
"C'è ancora molta, molta strada da fare - ha affermato infatti Ursula von der Leyen - se la Cina vuole chiudere l'Accordo sugli investimenti entro l'anno. In altre parole - ha aggiunto la presidente della Commissione europea - la Cina ci deve convincere che vale la pena avere un accordo sugli investimenti".
A tenere banco sono soprattutto l'accesso al mercato e lo sviluppo sostenibile. Questioni tutt’altro che banali, dato che su questi pilastri si gioca buona parte della competitività europea.
Sul primo punto, infatti, si registrano ancora troppe restrizioni alle aziende europee per accedere al mercato cinese. Una situazione su cui i leader europei chiedono a Pechino di fare passi avanti significativi.
Ma un maggiore impegno da parte cinese deve essere messo anche sul fronte ambientale dove la Cina, ricorda la cancelliera tedesca Angela Merkel, continua ad emettere “la metà delle emissioni globali di CO2 prodotte da centrali a carbone”. Per questo l'UE ha sottolineato l'importanza di una moratoria in Cina per la costruzione di centrali elettriche a carbone e il finanziamento della loro costruzione all'estero, almeno come parte di un'iniziativa globale.
Alcuni progressi, invece, sarebbero stati fatti sul fronte delle norme che regolano il comportamento delle imprese statali, sul trasferimento forzato di tecnologia e sulla trasparenza delle sovvenzioni. Temi, questi, che sono delle vere e proprie spine nel fianco per Bruxelles, data la loro capacità di distorcere la concorrenza a danno delle imprese europee.
Il vertice avviene lo stesso giorno della firma dell'accordo per la tutela dei prodotti agroalimentari, ma anche a pochi giorni di distanza dalla pubblicazione del dossier della Corte dei conti europea sui pericoli rappresentati dagli investimenti cinesi in Europa, che pone questioni fondamentali sul futuro delle relazioni UE-Cina.
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