Difesa: UE, ai progetti PESCO potranno partecipare anche i Paesi terzi
Via libera del Consiglio alla partecipazione di paesi terzi ai progetti della Cooperazione strutturata permanente (PESCO) sulla difesa europea, ma a determinate condizioni. Si tratta di una storica decisione che arriva dopo un lungo pressing da parte degli USA e che guarda alla collaborazione col Regno Unito dopo la Brexit.
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A tre anni di distanza dalla sua creazione, la PESCO si appresta ad entrare in una nuova fase di vita, aprendo a possibili collaborazioni con paesi non UE.
Nella sua decisione del 5 novembre, infatti, "il Consiglio ha stabilito le condizioni generali in base alle quali i paesi terzi potrebbero essere eccezionalmente invitati a partecipare a singoli progetti PESCO, aprendo così la strada a una cooperazione in materia di difesa più forte e più ambiziosa con i partner nel quadro dell'UE", si legge in una nota rilasciata subito dopo l’ok del Consiglio.
Che cos’è la PESCO
Il cambiamento deciso il 5 novembre non è da poco. La PESCO, infatti, è uno dei pilastri della politica europea di difesa, contribuendo a quell'autonomia strategica che l'Unione intende raggiungere sullo scacchiere geopolitico globale.
Istituita nel 2017, la PESCO è uno strumento previsto dal trattato di Lisbona che consente agli Stati membri che lo desiderano di collaborare più strettamente nel settore della sicurezza e della difesa, sviluppando assieme progetti di collaborazione.
Ad oggi sono 25 i paesi UE che vi partecipano (ne restano fuori Danimarca e Malta), per un totale di 47 progetti di collaborazione attualmente in corso, come quello ad esempio per un sistema antisommergibile senza pilota. Alcuni dei progetti militari PESCO sono anche a guida italiana, come nel caso della realizzazione della Corvetta europea di ultima generazione.
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La partecipazione di paesi terzi alla PESCO
In tale contesto l’importanza della decisione del Consiglio è del tutto evidente. Le ragioni che hanno portato il Consiglio ad aprire i progetti PESCO ai paesi non UE sono molteplici. A pesare è stata sicuramente la prospettiva della Brexit e la volontà di continuare a collaborare con Londra anche nel campo della difesa, così come le pressioni fatte da tempo dagli Stati Uniti per una politica più inclusiva ed un maggiore accesso agli appalti europei nel settore della difesa.
Non si tratta tuttavia di un’apertura incondizionata. Ai progetti PESCO, infatti, potranno essere invitati a partecipare solo quei paesi terzi che possono apportare un valore aggiunto al progetto stesso, purchè però soddisfino una serie di condizioni politiche, sostanziali e legali come: fornire garanzie di non violare gli interessi di sicurezza e difesa dell'UE (e dei suoi Stati membri) avere un accordo per lo scambio di informazioni classificate con l'UE e, più in generale, condividere i valori su cui si fonda l'Unione.
La richiesta di partecipazione di un paese terzo sarà valutata anzitutto dai paesi che partecipano a quello specifico progetto PESCO e che decideranno all'unanimità.
A quel punto scatta l’informazione all'Alto Rappresentante e al Consiglio, a cui spetta la decisione finale, stabilendo se la partecipazione dello Stato terzo al progetto soddisfi o meno le condizioni stabilite.
Una volta che la partecipazione ha ricevuto il via libera da parte del Consiglio, i membri del progetto negozieranno un accordo amministrativo con il paese terzo, definendo la data di inizio, la durata, la cessazione e le fasi di partecipazione.
La decisione include anche un meccanismo di revisione che consentirà di verificare periodicamente se il paese terzo continua a soddisfare le condizioni previste per la sua adesione al progetto PESCO.
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